Terrà

Il convegno
Limone dell’Etna IGP, un’opportunità per il nostro territorio


Riuscire a rendere il marchio Limone dell’Etna IGP una grande possibilità economica, inserendolo a pieno titolo nel mercato siciliano e nella grande distribuzione. Questo l’obiettivo dibattuto in occasione del primo convegno promosso dal Consorzio di Tutela del Limone dell’Etna, svoltosi lo scorso 22 ottobre ad Acireale, nel Centro CREA-OFA. Un evento per illustrare tanto ai produttori quanto ai consumatori l’importanza di muoversi sinergicamente per una qualitativa distribuzione dei prodotti siciliani con indicazione protetta. I lavori sono stati introdotti da Renato Maugeri, presidente del Consorzio di Tutela del Limone, dell’Etna IGP, che ha ricordato l’importanza cruciale dell’iscrizione al Consorzio per una crescita qualitativa ed economica di tutto l’indotto. “Il Limone dell’Etna IGP ricorda subito l’identità della nostra terra e l’unicità del nostro prodotto – ha detto Maugeri – ma tutti i produttori devono concorrere alla sua promozione e diffusione, entrando a fare parte del Consorzio. E’ una grande occasione che non dobbiamo perdere e la sensibilizzazione in questo senso passa da tutti i 14 comuni dell’area jonico-etnea”.

A prendere per prima la parola tra i relatori, Paolo Rapisarda, dirigente del CREA-OFA di Acireale, il quale ha ricordato le tappe principali che hanno portato al conseguimento del marchio IGP, iniziate nel 2013 e culminate nel 2020 con la realizzazione del marchio. Il CREA, ha spiegato, ha effettuato ricerche su 22 varietà di limoni presentate al Congresso di Chimica degli Alimenti del 2014: è stato dimostrato come la varietà verdello, nonché il Limone dell’Etna, presenti più vitamina C e più antiossidanti delle altre varietà. Nonostante i costi elevati per la coltura di questa pianta e la diffusione del mal secco, è bene dunque, ha ribadito, farne conoscere le qualità che rendono questo prodotto più salutare e migliore.

Limone interdonato

Un’efficace buona pratica contro il malsecco è stata esposta subito dopo da Alessandra Gentile, docente ordinaria di Agricoltura Generale e Coltivazioni Arboree presso l’Università degli Studi di Catania, che ha reso edotta la platea in merito alle sue ricerche in chiave di miglioramento genetico: il gruppo di lavoro da lei coordinato è riuscito ad introdurre degli enzimi contro il fungo che provoca il mal secco ed altri funghi post-raccolta in limoni geneticamente modificati. In questo modo, il team ha potuto analizzare più possibilità di tolleranza alla malattia attraverso il sequenziamento del genoma e l’incrocio con sequenze che avessero caratteri di resistenza. Incrociando in particolare l’interdonato e il femminello siracusano, è stato appurato come il 25% ne risultasse resistente. Inoltre, il gruppo è riuscito a selezionare dei marcatori molecolari unici per il mal secco e l’acaro ragnetto rosso, affinché sia possibile capire in anticipo la resistenza del frutto alla specifica malattia.

Un ulteriore focus sulle caratteristiche legate all’agrume è stato offerto da Giovanni Continella, già docente ordinario per lo stesso corso accademico dell’Università di Catania: dal suo intervento, la conferma di quanto il limone verdello sia ricco di sostanze salutari proprio grazie alla terra in cui viene coltivato e agli aspetti climatologici che lo accompagnano fino alla maturazione. Nell’occasione ha ricordato come il Limone dell’Etna si ottenga, in particolare, tramite la pratica della “forzatura”, detta “secca”, tecnica colturale che induce la pianta a rifiorire e produrre frutti fuori stagione.

Limone Femminello di Siracusa

“Sono stati destinati 500 mila euro per un progetto di qualità integrato regionale, in quanto intervengono sei GAL siciliani” ha affermato nell’occasione Anna Privitera, direttrice del GAL Terre di Aci, che ha esposto il piano di lavoro con il quale il GAL acese si muoverà per il Limone dell’Etna IGP. Dopo la costituzione di un apposito Gruppo Operativo, il Gal valuterà le soluzioni più all’avanguardia individuate dalla ricerca nazionale ed internazionale per il contrasto al malsecco e per il prolungamento della Shelf -Life degli agrumi; quindi individuerà le soluzioni più avanzate da sperimentare e collaudare in un campione di aziende limonicole del territorio in condizione microclimatiche differenti; dopo, acquisirà e sperimenterà le tecnologie per la trasformazione e valorizzazione dei sottoprodotti e derivati, fino a favorire l’avvio di start-up nell’ambito della promozione e commercializzazione del limone dell’Etna e nel settore della trasformazione, in collaborazione con il Living Lab delle Aci, che curerà tutta la fase di pre-testing del nuovo prodotto e del packaging. In linea generale, le risorse destinate saranno impiegate non solo per il Limone dell’Etna, ma anche per il Trunzo di Aci e la filiera turistica. In particolare, il GAL Eloro si occuperà della ricerca di nuovi mercati e della diffusione dei risultati.

Un momento del convegno

Federica Argentati, presidente del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, ha ricordato come siano stati investiti dal Distretto un milione di euro nella ricerca per la lotta contro il mal secco e nella comunicazione delle produzioni. “Nonostante già 30 anni fossimo consapevoli di quanto le diverse aree della Sicilia avessero una loro identità territoriale, mai come in questi ultimi anni, la Sicilia degli agrumi ha assunto una voglia di identità territoriale” ha detto Dario Caltabellotta, dirigente generale del Dipartimento di Agricoltura dell’Assessorato dell’Agricoltura e Sviluppo Rurale, ribadendo come oggi la Politica Agricola Comune si ponga gli obiettivi di promuovere un settore agricolo smart e resiliente, sostenere la salvaguardia di ambiente e clima e stimolare lo sviluppo e l’occupazione nelle aree rurali, attraverso un’efficiente funzione del modello AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation Systems), che vede Unione Europea, Stato e Regioni responsabili concatenati per un’attuazione efficace di politiche in grado di garantire un futuro di qualità al Limone dell’Etna.

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