Terrà

I vantaggi del progetto
Florovivaismo, verso una spinta green: recupero e reimpiego degli scarti vegetali

Il Distretto produttivo Sicilia: terre del florovivaismo, nell’ambito delle proprie politiche ha tra gli obiettivi anche quello di supportare l’avvio di un impianto di recupero e reimpiego degli scarti vegetali del florovivaismo: scarti di potature, piante morte o vive ma sciupate con il substrato di coltura. Così, dopo il progetto finanziato nell’ambito del “Cluster Sicilia”, il nuovo obiettivo del Distretto è contribuire e partecipare alla realizzazione di punti di raccolta, a partire dalla provincia di Messina, finalizzati al recupero e alla gestione dalla “a alla z” dei residui vegetali e dei substrati di coltura delle aziende agricole: biomasse derivate da piante seccate o comunque morte, piante non vendibili, potature prodotte nei vivai, parti di piante, sfalci o altri residui esclusivamente vegetali, nonché substrato vegetativo contenuto nei vasi o comunque facente parte della zolla.

A tal fine, sono stati avviati contatti con altri operatori che già si occupano di manutenzione del verde, raccolta e smaltimento dei rifiuti vegetali, per attivare delle partnership per un processo virtuoso di recupero, reimpiego e valorizzazione di questi scarti, in logica di filiera. Nei prossimi giorni, sul sito del Distretto produttivo e sui social, verrà pubblicato un avviso rivolto a tutti gli operatori interessati a entrare in questa filiera produttiva per un economia circolare. “Per raggiungere risultati significativi – afferma il presidente del Distretto produttivo Sicilia, Carmelo Torre – abbiamo bisogno di crescere con il numero degli associati che vogliono partecipare all’affermazione di un vivaismo sostenibile e parte di un economia circolare”. Per il direttore, Roberto Sauerborn, “sarebbe una risposta efficace a un importante fabbisogno delle aziende agricole siciliane e in particolare di quelle che si occupano di ornamentale e facenti parte del Distretto produttivo”.

L’impianto di recupero

La realizzazione di un impianto di recupero e reimpiego degli scarti vegetali del florovivaismo, avrebbe quattro effetti significativi:

– la riduzione degli scarti verdi nelle discariche,

– l’utilizzo dei sottoprodotti in agricoltura tramite la creazione della filiera locale,

– il recupero di notevoli quantità di sostanze organiche e terricciato che possono contrastare la mineralizzazione dei terreni e una minore necessità di ricorrere all’abbruciamento (spesso abusivo) dei residui legnosi,

– l’incremento della produzione di energia rinnovabile a mezzo di biomassa.

La Comunità europea già nel 2008 ha affermato che sono scarti vegetali e devono essere gestiti e reimpiegati come sottoprodotti agricoli e non andare a riempire le discariche e/o, ancora peggio, essere bruciate a cielo aperto. Ma, devono essere lavorati e reimmessi in un ciclo produttivo agricolo per avere una seconda vita. Senza contare il grande beneficio che ne avrebbero i vivai, a partire dai più piccoli, che potrebbero portare anche un piccolo camioncino di scarti all’impianto per essere rilavorati per una seconda vita e agli stessi ridati, purché rimangano in un contesto produttivo agricolo. Il Distretto attende risposte da parte di alcuni comuni per l’individuazione di aree idonee all’insediamento dell’impianto che lavorerebbe, a cielo aperto e meccanicamente, solo materiale vegetale senza creare impatto ambientale. Infatti, i prodotti recuperati sarebbero: biomassa legnosa, terriccio e pomice/pietrisco o argilla espansa.

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