Terrà

Lo scenario del comparto
Sicilia, 40mila “trebbie” in azione. Ma per la filiera del grano ancora c’è tanto da fare

di Giuseppe Russo*

E come ogni anno, oltre quarantamila cerealicoltori cominciano a sintonizzare le proprie antenne per capire come andrà l’annata. Quali saranno le rese? Quali i prezzi sotto trebbia? E la qualità proteica? Il 2020 è stato un ottimo anno per le performance qualitative, con circa un terzo del grano siciliano dal tenore proteico superiore al 13%. Alcuni centri di ammasso fanno sapere che sotto trebbia il grano può essere scambiato, anche quest’anno, già a partire da 24-26 centesimi al chilo e chissà che non arrivi, come l’anno scorso, alla soglia dei 30 centesimi al chilogrammo, alla fine della campagna.

Alcuni centri di ammasso fanno sapere che sotto trebbia il grano può essere scambiato già a partire da 24-26 centesimi al chilo

A breve i dati del monitoraggio del Consorzio di Ricerca Gian Pietro Ballatore ci diranno che qualità avrà il raccolto 2021; ci aspettiamo come di consueto la conferma dell’ottima qualità sanitaria, grazie alla bassa umidità e al clima secco dell’isola. La cerealicoltura regionale da oltre vent’anni ha sposato i protocolli dello stoccaggio differenziato e grazie alla analisi veloce all’infrarosso può effettuare la qualificazione merceologica del grano appena raccolto. Un sistema trasparente che genera informazioni utili sia per l’agricoltore sia per lo stoccatore, per gestire i processi di compravendita. C’è anche una grande novità: la prima annata con il grano certificato Qualità Sicura.

Il marchio regionale riconosciuto dalla UE fissa non solo una elevata qualità sanitaria per un raccolto senza micotossine e senza glifosate, tale da essere destinato con tranquillità all’alimentazione per l’infanzia, ma definisce anche una levata qualità tecnica (percentuale di proteine superiore al 13% e peso ettolitrico superiore a 80 kg/hl) per garantire sfarinati e pasta di qualità superiore. E poi c’è anche la filiera dei grani antichi, che già da qualche anno grazie alla specifica certificazione delle sementi può garantire i consumatori sulla autenticità dei prodotti e sull’identità delle varietà locali da conservazione.

La filiera siciliana del grano cresce, ma vive però ancora oggi di contraddizioni. Siamo i più grandi consumatori di pasta al mondo, ma sugli scaffali della GDO meno di un pacco su otto è prodotto in Sicilia. Da un lato chiediamo agli agricoltori di produrre grano di qualità, dall’altra poi abbiamo i trasformatori locali che sembrano poco propensi a incentivare una politica di premio per gli agricoltori virtuosi. Seppure si registrino timidi tentativi nel realizzare accordi di coltivazione, ci giunge notizia che non sempre gli impegni a remunerare adeguatamente le produzioni, secondo quanto definito nei contratti di coltivazione, vengono rispettati.

Siamo i più grandi consumatori di pasta al mondo, ma sugli scaffali della GDO meno di un pacco su otto è prodotto in Sicilia

Fatto grave questo, perché indebolendo la filiera regionale del grano si indebolisce anche la solidità dei pochi pastifici industriali rimasti attivi nell’isola. Se non si implementano gli accordi di filiera, se non si consolida il credito e la lealtà nei processi di compravendita, sarà difficile sostenere una filiera moderna, globalizzata e sempre più attenta alle esigenze di consumatori evoluti. La strada del grano estero non è quella giusta. Ce lo confermano le scelte dei consumatori che già preferiscono sullo scaffale il “grano locale”; sulla scorta delle campagne di informazione degli ultimi anni e della legge sulla trasparenza dell’origine del grano, anche Barilla ha capito che è necessario implementare una linea speciale, tutta di origine Italiana.

Altra contraddizione, oramai cronica e storica. È inconcepibile come la seconda regione produttiva del grano duro non riesca a organizzare una borsa merci per la quotazione locale del grano. I lettori ricorderanno il tentativo fatto dalla Camera di Commercio di Enna, nel 2007, supportata anche dal Consorzio di Ricerca Gian Pietro Ballatore, con il Borsino del grano, crollato rovinosamente a seguito di comunicazione prezzi non veritiere. E siccome la “borsa merci” si fonda sul credito e sulla lealtà degli operatori ci siamo giocati, in quell’occasione, la possibilità di avere uno strumento di riferimento per la quotazione locale del grano. L’assenza di una borsa merci è un segnale che evidenzia come nella Regione c’è ancora difficoltà a impostare un dialogo imprenditoriale moderno intorno allo sviluppo innovativo della filiera.

Inconcepibile come la Sicilia non riesca ad avere una borsa merci per la quotazione locale del grano

La difficoltà a cooperare è purtroppo una variabile ancora presente, che condiziona negativamente lo sviluppo, specialmente in una filiera che strutturalmente vede una frammentazione delle superfici con basso potere di contrattazione da parte dei singoli agricoltori. E allora, ancora una volta, occhi puntati alla ricerca, e in particolare ai numerosi progetti che nell’ambito della misura 16.1 del PSR Sicilia sono stati implementati sul tema cerealicolo, e che lasciano ben sperare sul fatto che nella regione siano attive preziosissime cellule di cooperazione. Così, mentre la celebre trasmissione di inchieste Report fattura argomentando sul presunto “scoop” che il grano Khorasan è uguale al Kamut (in Sicilia lo avevamo già scoperto cinque anni fa, con il nostro Perciasacchi) la Regione si propone nuovi traguardi, frutto soprattutto di interventi nati direttamente dal mondo della ricerca.

Come l’esempio del grano Monococco (progetto COSMO), il primo grano coltivato dall’uomo circa 11.500 anni fa, ricco di proprietà nutrizionali e che un gruppo di importanti stakeholder (citiamo tra questi Valdittaino, Coop. Valdibella, Molini del Ponte e l’ISEA) ha messo al centro dei propri percorsi produttivi. Ed ancora, il sistema Blockchain proposto dal progetto SFINGE, per certificare la tracciabilità e l’identità delle produzioni locali, coordinato dal consorzio madonita di produttori PRO.BIO.SI. e che ha già intercettato l’apprezzamento di SOSVIMA, dell’ACCADEMIA DELLA PASTA SICILIANA e della LEGA COOP. Buon lavoro allora ai nostri cerealicoltori e che sia buon grano per tutti.

*Ricercatore Consorzio di ricerca “Gian Pietro Ballatore” giusepperusso@ilgranoduro.it

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