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Il report
Clima, effetti devastanti sulla produzione agricola. Ecco le minacce per la nostra tavola

Gli eventi estremi causati dal cambiamento climatico hanno effetti devastanti sulla produzione agricola, impattando su quella dell’olio, del vino, degli ortaggi di pieno campo, ma soprattutto sulla frutta e allevamenti. Gli eventi di questi giorni rappresentano uno spaccato non più previsionale, ma reale. Ma allo stesso tempo la produzione, distribuzione e consumo di cibo lavorano come cause dirette del cambiamento climatico: basti pensare che il sistema alimentare contribuisce per circa il 37% alle emissioni di gas serra, di cui ben un terzo è legato agli sprechi alimentari, fenomeno in costante crescita. Il benessere della terra è la chiave per la salvaguardia del Pianeta. A livello globale, gli impatti climatici sui suoli sono già molto seri: in alcune regioni, le ondate di caldo e la siccità sono diventate più frequenti e intense, compromettendo la sicurezza alimentare.

Il sistema alimentare contribuisce per circa il 37% alle emissioni di gas serra di cui un terzo è legato agli sprechi alimentari

Gli effetti del cambiamento climatico, quali il riscaldamento globale, gli eventi meteorologici estremi più frequenti e più intensi, la carenza d’acqua, l’innalzamento del livello del mare, il degrado del suolo, la distruzione degli ecosistemi e la perdita di biodiversità, possono compromettere la capacità dell’agricoltura di nutrirci. L’aumento delle temperature sta infatti influenzando la produttività agricola a latitudini più elevate, aumentando le rese di alcune colture (mais, cotone, grano, barbabietole da zucchero), mentre rese di altre colture (mais, grano, orzo) sono in calo nelle regioni a latitudine inferiore. Il riscaldamento, aggravato dalla siccità, ha causato una riduzione della produttività nell’Europa meridionale. In futuro il cambiamento climatico avrà un ulteriore impatto sulle rese agricole, sulla qualità e l’offerta di cibo, con un possibile aumento dei prezzi alimentari.

Allo stesso tempo, il sistema alimentare globale contribuisce fortemente al cambiamento climatico: le emissioni generate lungo l’intera filiera, dalla produzione globale fino al consumo, contribuiscono fino al 37% delle emissioni antropogeniche di gas serra, di cui quasi un terzo derivanti dagli sprechi alimentari. Dal 1960, il consumo di calorie pro capite è aumentato di circa un terzo, il consumo di carne è raddoppiato. Cambiamenti nelle diete hanno portato 2 miliardi di adulti a essere obesi, mentre 821 milioni di persone sono ancora denutrite. L’uso di fertilizzanti chimici è aumentato di nove volte e le aree naturali convertite in agricoltura corrispondono a circa la superficie di tutta l’Europa continentale (esclusa la Russia europea) con un consumo idrico per l’irrigazione pari al 70% del consumo umano totale di acqua dolce. Parallelamente, lo spreco alimentare pro capite è aumentato del 40% e corrisponde attualmente al 25-30% del cibo prodotto, che contribuisce all’8-10% delle emissioni del sistema alimentare.

Nel mondo ci sono 2 miliardi di adulti obesi, mentre 821 milioni di persone sono ancora denutrite

Il cambiamento climatico aggrava le pressioni esistenti sulle risorse terrestri, sui servizi ecosistemici e sulla biodiversità. Il Sesto Rapporto sul clima dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), pubblicato ad agosto 2021, non lascia più dubbi: siamo in “codice rosso” e questo per l’umanità significa una grave minaccia per le condizioni di vivibilità futura del Pianeta. Le sempre più frequenti notizie provenienti da ogni angolo del globo che raccontano di incendi, tornado o alluvioni sono terribili, ma ci hanno abituato a pensare al cambiamento climatico come a qualcosa con effetti localizzati, possibilmente lontani. Già nel 2015, l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) metteva in guardia dal rischio rappresentato dal cambiamento climatico per la sicurezza alimentare, evidenziando le possibili modifiche alle produzioni agricole europee nelle diverse zone climatiche.

Il rischio climatico per l’agricoltura può riguardare diversi effetti:

– riduzioni di resa, principalmente per colture a ciclo primaverile-estivo;

– possibile espansione verso Nord degli areali di coltivazione di alcune colture (come olivo e vite); cambiamento-climatico

– aumento dei fabbisogni idrici di alcune colture;

– cambiamenti nelle proprietà nutrizionali dei cibi dovuti all’eccesso di CO₂;

– diffusione di specie invasive e modifica nella distribuzione geografica e stagionale degli agenti e/o dei loro vettori; • diversa disponibilità di pascoli e foraggio per l’allevamento;

– impatti negativi su produttività, crescita, sviluppo e riproduzione degli animali da reddito, sottoposti a stress da caldo per lunghi periodi dell’anno.

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