Terrà

Campagna olivicola 2024-25
Olivicoltura siciliana, una sfida climatica senza precedenti: calo del 50% nella produzione di olive

di Leo Prinzivalli

L’imminente campagna olivicola si preannuncia con forti preoccupazioni. Il cambiamento climatico sta condizionando profondamente la vita socio-economica di tutti i comparti produttivi, ma l’agricoltura, essendo un’industria a cielo aperto, è il settore maggiormente colpito e penalizzato da questi eventi imprevedibili. Le ondate di caldo e la scarsità di precipitazioni stanno infatti condizionando la produzione agricola, in particolare i settori olivicolo e vitivinicolo, che sono fondamentali per l’economia agricola regionale.

Il caso specifico della Nocellara del Belìce, una cultivar importante per il fabbisogno nazionale di olive da mensa, evidenzia un calo produttivo del 50% circa, rispetto all’annata precedente. Questo non solo compromette i redditi degli agricoltori, ma mette anche a rischio la qualità del prodotto che, in alcuni casi, la pezzatura delle olive potrà soddisfare gli standard di mercato. La situazione degli uliveti, destinati alla produzione di olive da olio, soprattutto nella parte occidentale dell’isola è decisamente più preoccupante, aggravata da condizioni climatiche avverse e dalla mancanza di risorse irrigue in molte aree. Le stime per la campagna oleicola 2024-25 parlano di un calo della produzione, addirittura di oltre il 50%, con una previsione di soli 14-16 mila tonnellate di olio rispetto alle 35 mila tonnellate della campagna precedente.

Questa situazione mette a rischio non solo l’economia degli olivicoltori ma anche quella dell’intera filiera olivicola, con gravi ripercussioni socio-economiche. La situazione delle aree interne del basso Ennese e alle falde dell’Etna, sembra davvero critica. In questi areali si stima un calo produttivo superiore al 60%. L’assenza di acqua, in queste zone, ha portato a una significativa sofferenza delle piante, con una scarsa allegagione e un accrescimento limitato dei germogli, compromettendo la produzione dell’annata in corso e anche quella della campagna successiva.

Le piante, in risposta agli stress idrici e termici, hanno attivato meccanismi di difesa che si traducono in una cospicua cascola di frutticini e quelli rimasti sugli alberi sono di dimensioni ridotte, raggrinziti e ustionati. Queste condizioni avverse non solo influenzano la produzione di olive, ma anche la qualità dell’olio. In queste condizioni, in certi areali, alcuni olivicoltori potrebbero trovarsi costretti a scegliere di non raccogliere le olive a causa, altresì, della difficoltà di reperire manodopera, che sta diventando sempre meno disponibile e meno sostenibile economicamente, considerato anche il ridotto reddito delle imprese.

Biviere di Lentini

Una siccità, dovuta principalmente all’andamento termo-pluviometrico e che vede, di conseguenza, invasi, come quello di Rosamarina, nel Palermitano e il Biviere di Lentini, nella piana di Catania, che testimoniano le difficoltà ad assicurare una disponibilità di acqua irrigua sufficiente. In Sicilia si contano  29 dighe e quasi tutte mostrano una portata di acqua dimezzata rispetto all’anno precedente. I dati sulle precipitazioni in Sicilia mostrano una situazione di notevole deficit rispetto ai valori storici. Questo quadro potrebbe portare ad un aumento dei costi di produzione e a una diminuzione della competitività sul mercato, paventando anche l’abbandono delle terre da parte degli agricoltori. Anche la situazione dell’olio d’oliva a livello nazionale si presenta con forti segnali di crisi, come evidenziato dalle stime di fonti autorevoli, che prevedono una produzione compresa tra le 170 e le 200 mila tonnellate.

Questo è un dato preoccupante se paragonato alle 329 mila tonnellate prodotte durante la campagna 2023/24. La contrazione della produzione è principalmente attribuibile alle difficoltà nel sud Italia, in particolare nelle regioni della Puglia, Calabria e Sicilia, che insieme rappresentano circa l’80% della superficie olivetata nazionale. Questa situazione non solo potrebbe avere ripercussioni economiche per i produttori locali, ma anche conseguenze per l’offerta di olio d’oliva sui mercati nazionali e internazionali. La situazione del comparto olivicolo in Sicilia e, più in generale, a livello nazionale, richiede un intervento coordinato e strategico da parte di tutti. La redazione di un Piano olivicolo, da anni atteso, dovrebbe prevedere interventi nel breve periodo, per ammodernare e rilanciare il settore. Inoltre dovrebbe contenere soluzioni per affrontare con sicurezza le minacce dovute ai cambiamenti climatici e contemporaneamente dovrebbe prevedere misure per tutelare e valorizzare l’olio d’Oliva siciliano, che rappresenta un prodotto di eccellenza a livello mondiale.

Ci si augura che la Sicilia abbia un ruolo da protagonista, nella compilazione del Piano Olivicolo, considerato che, con le sue 6 zone DOP e la IGP Sicilia è la maggiore produttrice, di oli ad Denominazione di Origine, a livello nazionale. Ricordiamo che la Sicilia, con oltre due milioni di litri è la prima produttrice di olio a IGP in Italia, seguita dalla IGP Toscana e, la DOP Val di Mazara, è seconda solo alla DOP Terre di Bari. Per realizzare questo piano, è fondamentale che le istituzioni locali e nazionali collaborino con il mondo accademico e le associazioni di categoria. La ricerca scientifica può fornire soluzioni innovative per migliorare la produzione, la qualità e la sostenibilità degli oliveti. Inoltre, l’adeguamento normativo e legislativo è essenziale per garantire un quadro favorevole all’investimento e alla crescita del settore.

Le imprese, da parte loro, dovrebbero essere incentivate a investire in nuove tecnologie e pratiche agricole sostenibili, al fine di aumentare l’efficienza e ridurre i costi di produzione. Infine, si ritiene fondamentale coinvolgere anche i coltivatori, ascoltando le loro esigenze e valorizzando le pratiche tradizionali, che rappresentano una parte importante dell’identità culturale e gastronomica della Sicilia. Solo attraverso un approccio integrato e multidisciplinare sarà possibile rilanciare il settore olivicolo e garantire un futuro prospero.

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