Il decalogo
“Mens sana in corpore sano” e la doppia piramide
di Guido Bissanti
La locuzione “mens sana in corpore sano” (mente sana in corpo sano) è una frase latina tratta da un capoverso delle Satire di Decimo Giunio Giovenale (poeta e retore romano vissuto tra il 50 e il 60 e morto dopo il 127 d.C.). Al di là del significato originario ed implicito nell’opera di Giovenale, nell’uso moderno si attribuisce alla frase un senso diverso, intendendo che, per aver sane le facoltà dell’anima, bisogna aver sane anche quelle del corpo in virtù dell’unità psicofisica. Nei tempi ancora più recenti e, cioè, quelli che stiamo vivendo, il termine può assumere un senso ancora più completo e più universale, intendendo il perfetto equilibrio e rapporto tra l’umanità (la mens) e il pianeta che abitiamo (il corpore). In sintesi per avere un rapporto sincrono e non conflittuale col pianeta Terra l’umanità deve trovare una nuova strada che le permetta di raggiungere un vero benessere (non solo esclusivamente economico) senza danneggiare, anzi promuovendo, il valore di ogni forma di vita terrestre, tutelando così biodiversità, fertilità, risorse e ogni bene materiale e immateriale.
Questo ragionamento che potrebbe sembrare ideale e utopico è invece al centro del rapporto “One Health: un nuovo approccio al cibo – La Doppia Piramide per connettere cultura alimentare, salute e clima”. Come è noto la Doppia Piramide alimentare rovesciata, chiamata piramide ambientale, classifica gli alimenti in base all’impatto ambientale ottenuto dalla loro produzione e coltivazione. Al vertice troviamo l’area più ampia con tutti quegli alimenti che risultano maggiormente dannosi per l’ambiente.
Così le risultanze di questo rapporto hanno fatto emergere, con maggiore chiarezza, la necessità di un approccio innovativo per affrontare l’urgenza di sistemi alimentari sani e sostenibili. Non solo, emerge che sistemi alimentari sani non sono solo sostenibili per la vigoria del pianeta (il corpore) ma anche per il benessere fisico e spirituale di tutti i popoli (la mens).
È noto che nel 2050 il sistema alimentare dovrà nutrire circa dieci miliardi di persone: in tal senso l’Obiettivo 2 (Fame zero) dell’Agenda 2030, così come stiamo procedendo, sembra veramente irraggiungibile. Non si tratta solo dell’applicazione degli Accordi Internazionali o, a livello europeo, di alcune strategie, prime fra tutte la Farm to Fork e la Biodiversità 2030, ma del risolvere unitariamente le molteplici disparità e i suoi opposti: da chi muore di fame a chi muore perché mangia troppo e male. A questo si aggiunge il dovere di non distruggere ulteriormente le risorse del Pianeta, che già ora non gode di uno stato di salute invidiabile. Si tratta infatti di convertire, in senso virtuoso, i modelli di produzione e consumo alimentare, migliorando allo stesso tempo la salute dell’uomo e del Pianeta e invertendo, così, l’ampliarsi della forbice delle disparità e del degrado globale.
A proposito di alimentazione sana, negli ultimi decenni, si è fatto spesso riferimento alla Dieta Mediterranea (ritenuta non solo sana, ma anche sostenibile) e della Piramide Alimentare dove sono rappresentati i cibi da assumere sempre e quelli da assumere con parsimonia. Ma se la Dieta Mediterranea (patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO dal 2010), pur con alcune sue controversie, rappresenta un modello confacente alle esigenze della Doppia Piramide, cosa succede quando ci allontaniamo dai Paesi dove questa dieta affonda le sue radici nella storia, nella geografia locale e nella cultura? In poche parole uno stesso sistema alimentare è adatto a tutti e in ogni parte del mondo? Per rispondere a questa domanda l’Università di Napoli Federico II e la Fondazione Barilla hanno provato a dare una risposta nel “Rapporto One Health: un nuovo approccio al cibo – La Doppia Piramide per connettere cultura alimentare, salute e clima”.
Uno stesso sistema alimentare, come la Dieta Mediterranea, patrimonio Unesco, è adatto a tutti e in ogni parte del mondo?
La risposta è che possono (aggiungerei, devono) esistere modelli diversi ma ugualmente sani, attraverso sette modelli di Doppia Piramide della salute e del clima. Declinazioni diverse di alimentazione sana e sostenibile che siano accessibili, economiche, sicure, eque e culturalmente accettabili che aiutano le persone a fare le giuste scelte alimentari. Tutto ciò, ovviamente, si collega e si coniuga con nuovi paradigmi e modelli tra produzione e consumo (a cui l’Unione Europea ha dedicato la Strategia Farm to Fork) e che vedono nell’agroecologia la nuova frontiera scientifico-tecnica e pratica di come produrre e consumare, rispettando sistemi sociali e sistemi ecologici, e che vanno declinati attraverso quel criterio, oramai universalmente riconosciuto di Sovranità Alimentare (locuzione coniata per la prima volta nel 1996 dai membri di Via Campesina). In tal senso il legame tra la Doppia Piramide, l’Agroecologia e la Sovranità Alimentare, riconosce ad agricoltori e pescatori un ruolo fondamentale nella transizione ecosostenibile dei sistemi alimentari globali. continua la lettura dell’articolo
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?
Post a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.