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“Mens sana in corpore sano” e la doppia piramide (seconda parte)

Seconda parte dell’articolo “Mens sana in corpore sano” e la doppia piramide

A loro va garantito l’accesso alla terra e ai mercati, alle sementi e alla tecnologia: la chiave per aumentare la produttività e la resilienza ai cambiamenti climatici, garantire la sovranità alimentare, e nello stesso tempo tutelare la biodiversità e gli ecosistemi. Per poter affrontare questa immensa evoluzione, e condurci in tale direzione, tutte le persone (e quindi non solo gli agricoltori, i pescatori e gli addetti dei vari settori) devono essere correttamente informate e coinvolte. Infatti i sistemi agroalimentari (unitamente ai correlati stili di vita) sono ritenuti responsabili di emissioni dei gas climalteranti, degradamento dei suoli, consumo di acqua, deforestazione, perdita di biodiversità. È evidente quanto sia necessario un cambiamento che, oltre all’alimentazione, coinvolga sia la salute che l’ambiente.

In tal senso la Piramide della Salute contiene un elenco degli alimenti che si dovrebbero consumare spesso per proteggersi dalle malattie cardiovascolari e quelli che al contrario possono facilitarne l’insorgenza. La particolarità è che i cibi sono raggruppati in categorie (ad esempio, oli vegetali) e non considerati come singoli alimenti (ad esempio, olio d’oliva). Questo perché i principi di una sana alimentazione vanno rapportati alla disponibilità di materie prime e alla cultura alimentare locale.
La Piramide del Clima è invece basata sull’impronta di carbonio dei cibi: dove, per esempio, quelli di origine animale causano emissioni più alte rispetto ai cibi di origine vegetale. Così diventa interessante, per i suoi sviluppi sociopolitici, l’applicazione della Doppia Piramide a sette diversi contesti geografici e culturali: Asia meridionale, Asia orientale, Africa, Mediterraneo, Paesi Nordici e Canada, America Latina, Stati Uniti.

Per ogni regione sono stati scelti o Paesi più rappresentativi per dimensione della popolazione e distribuzione geografica. Inoltre, 44 esperti hanno partecipato a una consultazione online. Il risultato ha portato all’elaborazione di sette Doppie Piramidi culturali composte da circa 45 alimenti suddivisi in 18 gruppi, che tengono conto delle diete tradizionali e locali e delle nuove tendenze dell’alimentazione.
La Doppia Piramide della Salute e del Clima valuta la relazione tra cibo e salute e tra sistema alimentare e ambiente. Prende in considerazione tutte le occasioni di consumo, quindi non solo i pasti principali ma anche merende, street food, pranzi al sacco, ecc., fornendo una panoramica complessiva dell’alimentazione. Da non dimenticare che in alcune parti del mondo l’alimentazione è connessa alla religione, che in alcuni casi (come quella ebraica o musulmana) ha prescrizioni molto severe.
In poche parole, quello che fa bene alla salute fa bene anche al Pianeta.

Il decalogo

È emerso che, in linea generale, gli alimenti che dovremmo consumare più spesso per preservare la nostra salute sono anche quelli che hanno minore impatto climatico. Ma emerge anche che è possibile rispettare le tradizioni e le preferenze locali limitando l’impatto ambientale. In poche parole l’assunto “mens sana in corpore sano” ci fa comprendere che esiste una identità e unitarietà tra il nostro pianeta (definita in alcune culture orientali: la Madre Terra) e le popolazioni che lo abitano, inscindibile e non alienabile. Una biodiversità culturale e sociale locale da tutelare e promuovere. Alla fine del Rapporto sono state formulate 10 raccomandazioni strategiche che divengono, indirizzo politico per tutti i Paesi del mondo e che, integralmente, riportiamo:

– Includere la sostenibilità e la salute in tutte le politiche e i settori, comprese le scuole, la sanità, i luoghi di lavoro, le politiche agricole ed economiche, mediante campagne più ampie di educazione e informazione alimentare.
– Stabilire norme in materia di diete sostenibili, fissandone e monitorandone gli indicatori, e affrontare i compromessi fondamentali mediante una collaborazione multi-stakeholder e una governance partecipativa.
– Promuovere la sostenibilità e riconnetterla con le tradizioni, il patrimonio e la storia culinaria, promuovendo contemporaneamente normative e protocolli di sicurezza globali per gli alimenti nutrienti.
– Ideare interventi politici in grado di determinare un cambio strutturale per affrontare la totalità del cambiamento nelle abitudini alimentari, come pure le implicazioni socio-economiche e ambientali.
– Promuovere politiche alimentari urbane integrate che sostengano filiere più corte, offrano programmi di agricoltura urbana per sostenere i mercati locali e contrastino i deserti alimentari.
– Creare infrastrutture e promuovere programmi di istruzione e formazione per incentivare gli agricoltori a coltivare in modo sostenibile e ad accedere ai mercati di alimenti nutrienti.
– Adottare una politica di approvvigionamento alimentare a minore impatto ambientale in grado di assicurare l’accesso a cibo sano, nutriente e sostenibile in tutte le istituzioni pubbliche e private, sostenendo al contempo le economie e gli agricoltori locali.
– Proporre, verificare e mettere a punto i principi di sostenibilità in linee guida alimentari e assicurare che le raccomandazioni nutrizionali siano basate sulle migliori evidenze scientifiche a disposizione.
– Reindirizzare le sovvenzioni all’agricoltura dalle colture principali verso alimenti nutrienti e sostenibili per assicurarne la disponibilità e l’accessibilità ai gruppi più vulnerabili.
– Favorire l’adozione di scelte alimentari sane e sostenibili abilitando gli ambienti alimentari e sfruttando appieno il potenziale della pubblicità e del marketing dei prodotti alimentari.

Questo decalogo rappresenta, per ogni Paese, di qualunque cultura, posizione geografica e indirizzo politico e religioso, il perno centrale su cui fare ruotare le future (ma oramai impellenti) politiche per garantire una ecologia integrale che riconnetta umanità e Pianeta, sanando quelle immense ferite planetarie aperte da un modello liberista irresponsabile e sconsiderato. Purtroppo le pressioni a cui sono sottoposte le rappresentanze politiche di ogni parte del mondo, da parte dei poteri economici e multinazionali, rallentano ed adulterano notevolmente questo processo che non può essere storicamente bloccato ma che rischia di farci pagare un conto troppo salato. Ecco perché serve non solo una presa di coscienza di tutti i popoli ma, soprattutto, un impegno verso un paradigma culturale e filosofico completamente nuovo, senza i quali, ogni Entropia (non solo quella che sta provocando il riscaldamento globale), compresa quella delle disparità sociali, ci farà precipitare in un abisso che tutti pagheremo, multinazionali e sistemi finanziari per primi.

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