Terrà

La top ten dei marchi
Dop e Igp, l’Unione europea certifica ma non tutela. E i fondi la fanno da padrona

di Nino Sutera

I marchi  sono ormai obsoleti, perché non garantiscono più nulla, infatti ormai il mondo solo per citare un esempio, è pieno di Parmesan. In compenso,  i lacci e laccioli dell’Unione europea hanno contribuito a decimare le aziende soprattutto quelle a conduzione familiare. Con il fatturato appannaggio dei big che fanno grandi volumi, la forte concorrenza di Grecia, Spagna e Francia nell’accaparramento dei fondi europei.

 Cosa più grave è che  alcuni prodotti certificati più piccoli, che dopo aver rincorso per anni il riconoscimento non si sono neanche dotati di un sito, di una strategia di comunicazione e promozione, che per l’altro, non riescono a sostenere economicamente, a causa dei piccoli volumi di scambio, una buona parte dei prodotti di qualità italiani in concreto, e rimasto solo il marchio. Ma a chi può giovare tutto ciò? Dal 2005 al 2017 le specialità Dop (Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta) e Sgt (Specialità tradizionale garantita) certificate dall’Unione Europea sono praticamente raddoppiate (+80,5%), da 154 che erano sono diventate quasi 300.

Top ten province ritorno economico di Dop e Igp

Le 10 province che hanno avuto il maggiore ritorno economico dalle certificazioni, espresso in milioni di euro, sono:

— Parma, con 1.135,8 euro e 12 tra Dop e Igp
 — Modena, con 622,7 e 15 tra Dop e Igp
 — Reggio Emilia, con 544,1 euro e 13 tra Dop e Igp
 — Brescia, con 401,2 euro e 18 tra Dop e Igp
 — Bolzano, con 314, 3 euro e 5 tra Dop e Igp
 — Udine, con 301, 9 euro e 5 tra Dop e Igp
 — Mantova, con 241,2 euro e 12 tra Dop e Igp
 — Sondrio, con 236,5 euro e 9 tra Dop e Igp
 — Cremona con 215,3 euro e 13 tra Dop e Igp
 — Caserta, con 208, 8 euro e 6 tra Dop e Igp

Ma se in Italia la bontà è di molti prodotti, le vendite continuano a essere di pochi. Il fatturato dei 10 prodotti Dop e Igp più venduti, pari a 5,01 miliardi di euro, equivale al 79% del totale di tutti i prodotti certificati.

Top ten fatturato prodotti italiani Dop e Igp

Quali sono questi 10 prodotti? Che fatturato hanno generato nel 2015 in milioni di euro? Quanto pesano in percentuale sul totale? Vediamo il dettaglio:

1. Grana Padano 1.180,3 euro (18,5%)
 2. Parmigiano Reggiano 1055,5 (16%)
 3. Prosciutto di Parma 666,6 (10,5%)
 4. Aceto balsamico di Modena 372 (5,9%)
 5. Mozzarella di bufala campana 344,9 (5,4%)
 6. Mortadella Bologna 316,7 (5%)
 7. Gorgonzola 304,5 (4,8%)
 8. Prosciutto di San Daniele 286,5 (4,5%)
 9. Pecorino Romano 275,7 (4,3%)
 10. Bresaola della Valtellina 214,8 (3,4%)

Allora perché la corsa alla certificazione Ue se le ricadute dirette sul fatturato sono solo per pochi? È vero che le denominazioni permettono in teoria di tutelare il prodotto affinché non venga imitato, ma diciamo le cose come stanno, i fondi che l’Europa mette a disposizione fanno a gola a molti.

La spartizione dei fondi Ue

Nel 2017 la dotazione finanziaria complessiva è stata di 140 milioni di euro, somma che, grazie a un aumento progressivo, nel 2021 arriverà a 210 milioni di euro. Le aziende italiane nel 2016 sono riuscite ad accaparrarsi il 20% del totale (113 milioni), vale a dire 23,5 milioni. Tra queste, il finanziamento più alto è andato al Consorzio per la tutela d’Asti e al Consorzio Grana Padano, circa 4,7 milioni per entrambi. Il meccanismo del finanziamento, tuttavia, prevede una quota aggiuntiva messa dal Consorzio di 1,2 milioni, pari al 20%. Anche per questo, alla fine, per i piccoli consorzi la possibilità di arrivare ai finanziamenti è bassa: mancano le risorse per coopartecipare.

osservatorio.neorurale@regione.sicilia.it

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