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Le non politiche dell'europa
Gli agricoltori europei in piazza contro Bruxelles. Ora l’Ue non può più far finta di niente

L’Europa si trova di fronte a una crisi senza precedenti nel settore agricolo, con manifestazioni e proteste che si diffondono come un fuoco nelle campagne di diversi Stati membri. Le ragioni di questa crescente tensione sono varie e complesse, coinvolgendo aspetti economici, normative ambientali e cambiamenti strutturali nella produzione agricola. Intanto, la protesta degli agricoltori cresce in tutta Europa. Anche in Italia i trattori hanno iniziato a bloccare le strade dalla Lombardia alla Sicilia. Scenario che si registra da giorni in Francia, Germania, Belgio, Olanda, Polonia, Romania. Da Nord a Sud si moltiplicano i presidi di protesta con trattori e mezzi meccanici nel tentativo di bloccare statali e caselli autostradali.

L’ultima protesta proprio in Francia dove centinaia di contadini in queste ore stanno bloccando le strade che portano a Parigi. Dopo la pausa del fine settimana, la mobilitazione degli agricoltori francesi è ripresa con forza con un assedio alla capitale in grande stile, nel segno della rabbia. I contadini francesi stanno mettendo un paese in ginocchio e pare che hanno incassato il primo punto. Il presidente francese, Emmanuel Macron, parlerà giovedì con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, della crisi del mondo agricolo e delle misure di sostegno invocate dagli agricoltori al livello dell’Unione europea. Ecco invece, lo scenario della protesta in Europa.

In Italia

La protesta degli agricoltori italiani è diretta contro le politiche agricole dell’Ue, ritenute eccessivamente restrittive, e contro l’atteggiamento considerato troppo “tiepido” delle organizzazioni tradizionali del settore. A Viterbo gli agricoltori hanno paralizzato l’ingresso della città. Come anche ad Avellino, dove agricoltori e imprenditori agricoli dell’Irpinia si sono concentrati nell’area industriale di Flumeri per poi raggiungere il casello autostradale dell’A16 Napoli-Canosa. Pure a Foggia i trattori hanno invaso la città. Una protesta giunta finanche a Udine e che s’è registrata pure in alcune zone della Sicilia e Sardegna. In particolare, in Sicilia, in queste ore oltre 50 trattori degli agricoltori della Valle del Belìce e dello Jato hanno raggiunto Castelvetrano.

In Francia

La protesta, guidata principalmente dai piccoli produttori, si focalizza soprattutto sul mantenimento dei sussidi per l’acquisto del gasolio. Questa richiesta si colloca in cima alla lista delle rivendicazioni degli agricoltori francesi che da due settimane protestano, denunciando a gran voce una remunerazione troppo bassa, il regolamento sull’uso di prodotti fitosanitari e accordi di libero scambio che minacciano il settore. La spina dorsale di questo movimento è costituita dai piccoli produttori, i quali si ritengono più penalizzati dalle politiche europee rispetto alle aziende di grandi dimensioni. Essi subiscono notevolmente il calo del reddito agricolo, che negli ultimi 30 anni ha registrato una diminuzione del 40%, oltre che lo scarto dei prezzi tra il produttore e la grande distribuzione.

In Germania

La strategia di protesta dei trattori si estende ai porti nel Nord del Paese, con Amburgo al centro delle azioni di blocco. Questa risposta è una conseguenza del “buco” di bilancio di circa 60 miliardi emerso a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale tedesca. Il governo Scholz, per rimediare a questa situazione, ha annunciato una politica severa di tagli alle sovvenzioni e rincari fiscali, mettendo a rischio il settore primario e, in particolare, l’agricoltura.

In Olanda

Nei Paesi Bassi, le proteste si concentrano principalmente sulla direttiva europea volta a ridurre drasticamente le emissioni di azoto provenienti dagli allevamenti intensivi, una componente fondamentale della produzione agricola olandese. Nonostante il governo abbia approvato indennizzi per compensare le perdite (pari a 1,5 miliardi di euro nel 2023), questo potrebbe portare alla chiusura di circa 3.000 stalle.

In Belgio

La Federazione dei giovani agricoltori del Belgio (Fja) minaccia il blocco totale di Bruxelles “nei prossimi giorni”, dicendosi “determinata” a intensificare le manifestazioni e non escludendo il blocco dei centri di grande distribuzione. La Federazione non ha ancora annunciato una data per l’inizio del blocco totale della capitale, ma indica che “potrebbe avvenire già mercoledì o giovedì”. Nei giorni scorsi gli agricoltori belgi avevano già manifestato la volontà di mobilitarsi con i trattori a Bruxelles giovedì 1 febbraio, in concomitanza con il vertice straordinario dei leader Ue.

L’agricoltura e l’Europa

E’ opportuno ricordare che l’Unione europea è stata originariamente concepita con l’intento di creare un legame economico e politico solido tra gli Stati membri, promuovendo la cooperazione in vari settori, tra cui proprio l’agricoltura. Non a caso l’Unione europea, sin dalle sue origini, ha assunto un ruolo cruciale nella definizione delle politiche agricole che hanno plasmato la realtà economica e sociale dei Paesi membri. Questo impegno ha radici nel periodo postbellico, quando i sei paesi fondatori della Comunità europea (Belgio, Francia, Italia, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo) avviarono i primi colloqui per sviluppare un approccio comune al settore agricolo. D’altronde, al termine della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa emergeva da un periodo devastante, caratterizzato da distruzioni su vasta scala e da una profonda carenza alimentare. La produzione agricola risultava limitata, e il reddito degli agricoltori si collocava nettamente al di sotto di altri settori economici. In questo contesto, la necessità primaria era quella di avviare una ripresa della produzione alimentare in modo sostenibile, per fronteggiare la fame che affliggeva la popolazione europea esausta dai conflitti bellici.

Tuttavia, questa unione basata sull’agricoltura si ritrova ad affrontare oggi sfide significative generate principalmente, per dirla con un giudizio dell’Ocse, da una politica agricola comune dell’Ue che ha perso soprattutto negli ultimi dieci anni la sfida della sostenibilità a furia di veti, accordi al ribasso e flessibilità concesse agli Stati. Una perdita sia in termini di progettualità, sia sul fronte dell’attuazione. Un giudizio, quello dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che quanto meno merita una riflessione, dato che sul tavolo della nuova Pac 2023-2027 ci sono oltre 35 miliardi di euro solo per l’Italia. Le soluzioni, a questo punto, dovranno emergere da un dialogo aperto e costruttivo tra i governi, gli agricoltori e le istituzioni europee, mirando a preservare la diversità e la vitalità delle aree rurali mentre si risponde alle sfide ambientali e economiche del nostro tempo. E questa volta, l’Unione europea non può più far finta di niente.

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