Terrà

Punti di forza e di debolezza
Corilicolo, la Sicilia ci crede. Ma serve più cooperazione tra produttori e trasformatori

di Antonino Iuculano e Alessandro Lazzara*

Il settore corilicolo presenta un elevato numero di piccole e medie imprese, poco strutturate, con l’oggettiva difficoltà di standardizzazione di processi e prodotti condizionati dalla variabilità e stagionalità della materia prima. In Sicilia la superficie a noccioleto ammonta a circa 10mila ettari ma quella produttiva coltivata con razionalità sicuramente è di gran lunga inferiore considerate le difficoltà di carattere orografico. Il nocciolo in passato ha rappresentato per gli agricoltori dei Nebrodi una importante fonte di reddito. Illuminante, in proposito, la definizione che offre l’illustrissimo agronomo prof. Ferdinando Alfonso in esordio della sua monumentale opera “Monografia sul Nocciuolo” (Palermo – Tipografia dello Statuto – 1887) dove testualmente si legge: “Il Nocciuolo in Sicilia è l’Arancio della montagna.” E ciò è stato ancor più vero per il comprensorio corilicolo dei Nebrodi dove, atavicamente, risultano concentrate le maggiori superfici investite a questa coltura in Sicilia.

Innegabilmente però, le contingenze dell’ultimo ventennio connesse alle note problematiche socio-economiche e di mercato, oltre che l’inarrestabile tendenza alla globalizzazione dell’economia mondiale, hanno messo in ginocchio tale coltura, anche se, da qualche anno, sembra che si possano cogliere interessanti segnali di inversione di tendenza. Infatti, nell’ultimo triennio il mercato sta apprezzando le produzioni locali assicurando prezzi più remunerativi, in modo particolare per quelle biologiche, che risentono però pesantemente della caratteristica debolezza organizzativa territoriale e dei problemi strutturali conseguenti al precedente ventennio di abbandono.

Tali circostanze pertanto fanno ritenere che, laddove è possibile razionalizzare le operazioni colturali, la coltura debba rimanere una importante attività rurale in stretta connessione con le altre e devono necessariamente essere poste in essere azioni di politica agricola in grado di accrescere e valorizzare il potenziale competitivo e di innovazione delle imprese corilicole, considerate sia individualmente sia collettivamente, contribuendo a promuovere il sistema territoriale dove operano le imprese. A questo si aggiunge una crescita esponenziale dei consumi di frutta secca nel mondo in seguito alla scoperta del valore nutrizionale e dei benefici sulla salute umana. Il consumatore moderno è alla ricerca anche della buona qualità della frutta secca, e ciò incoraggia le produzioni italiane, soprattutto della nocciola e della mandorla.

Le difficoltà incontrate dalla corilicoltura siciliana e da quella nebroidea in particolare si caratterizzano, in special modo, per la presenza di tanti produttori e pochi sgusciatori, con il conseguente scarso potere contrattuale individuale, che causa sostanziali decurtazioni del prezzo di conferimento ai commercianti locali. Inoltre, spesso fra i pochissimi trasformatori con sede in Sicilia e i produttori si interpongono una serie di commercianti che mortificano il valore del prodotto al produttore. Altro aspetto riguarda la qualità: la nocciola siciliana, oltre alla bassa resa in sgusciato viene spessa considerata con elevata percentuale di cimiciato e marcio. Questi aspetti sono conseguenza anche del basso prezzo riconosciuto al produttore che si vede costretto a semplificare le operazioni colturali che se condotte con razionalità potrebbero contribuire al miglioramento sia della resa che della qualità.

Considerato, peraltro, che la coltura oltre a caratterizzare il paesaggio agricolo e rurale di alcuni comprensori sensibili siciliani svolge anche una funzione ambientale di grandissima importanza sia per la difesa del suolo sia per il contenimento dei fenomeni erosivi legati al ruscellamento delle acque meteoriche, il mantenimento degli impianti corilicoli, per la notevole resilienza che esprimono, rappresenta un elemento di importanza fondamentale. Gli obiettivi della nuova politica comunitaria stimolano iniziative volte a promuovere un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato che garantisca la sicurezza alimentare, nell’attenta e puntuale tutela dell’ambiente, rafforzando il tessuto socioeconomico delle aree rurali. La nocciolicoltura nebrodense rappresenta una straordinaria efficienza nei processi di immobilizzazione del carbonio (paragonabile al contributo assicurato, a parità di superficie, per esempio, da boschi di roverella) è certamente una delle più resilienti colture dell’agricoltura collinare/montana della Sicilia, in grado di aiutare il raggiungimento degli obiettivi della strategia europea sul Green Deal.

In questo quadro la Regione Siciliana ha avviato delle iniziative per la sensibilizzazione di un comparto fondamentale per diversi punti di vista. Ha orientato un percorso volto a formalizzare un accordo di filiera, ha messo in atto iniziative per la difesa biologica della cimice avviando nella biofabbrica di Ramacca l’allevamento degli antagonisti della cimice del nocciolo, ha presentato istanza per l’inserimento del paesaggio corilicolo nebroideo nel registro nazionale tenuto dal ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, superando la prima fase. Gli investimenti del Psr sui Nebrodi hanno finanziato il potenziamento di 2 impianti di trasformazione della frutta secca attraverso la sottomisura 4.2, ubicati nei comuni di Torrenova e Sinagra per un ammontare complessivo della quota pubblica di circa 7,5 milioni di euro . La relativa graduatoria provvisoria vede ammessi anche 2 progetti integrati di filiera proposti da partenariati del comprensorio nebroideo per circa 4,9 milioni di euro.

Inoltre, con la misura 16 cooperazione è in fase di realizzazione un progetto sulla sottomisura 16.1 per complessivi 500mila euro che si pone gli obiettivi della caratterizzazione e conservazione varietale, l’adozione di metodi di lotta biologica e l’integrazione nella filiera dei partner agricoli. Il settore corilicolo, inoltre, è ampiamente sostenuto da oltre 152 decreti già emessi e diverse decine in fase istruttoria che hanno finanziato e lo continueranno nei prossimi mesi attraverso la sottomisura 4.4d la manutenzione straordinaria delle sistemazioni idraulico agrarie e degli impianti siti in terreni a forte pendenza. Per tale misura sono stati ad oggi impegnati circa 14milioni di cui il 75% sono destinati ad aziende corilicole. A questi importi vanno aggiunti quelli della vecchia programmazione che con la misura 216 ha impegnato circa 25milioni di euro buona parte destinati al recupero di circa 5mila ettari di noccioleto.

Infine, altro impulso al settore corilicolo sarà dato dagli investimenti collegati con la sottomisura 4.1 sia dei 2 bandi specifici che in quello collegato con la misura 6.1. Si stima che le aziende hanno deciso di investire migliorando o realizzando nuovi impianti di frutta secca e piccole strutture di trasformazione sono circa 30. Con gli investimenti delle diverse misure del PSR si pensa innanzitutto ad ottenere un miglioramento qualitativo delle produzioni, un incremento produttivo, una riduzione dei costi di produzione grazie agli svariati interventi di meccanizzazione soprattutto della raccolta e conservazione, della differenziazione e diversificazione produttiva. L’auspicio è che i sostegni possano stimolare azioni di cooperazione tra i produttori e i trasformatori e, ultimati questi investimenti, si possa garantire una maggiore gratificazione commerciale e rafforzare lo spirito associazionistico e o cooperativistico dei piccoli produttori, avviare percorsi di condivisione di alcune fasi della filiera, valorizzare un prodotto possibilmente anche con il riconoscimento dell’IGP nocciola siciliana.

*Servizio 11 – Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Messina

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