Terrà

Progetto Ebioscart
L’olio di ficodindia è già business. Il frutto apre a nuovi mercati

di Carmelo Danzì*

Dopo le tappe divulgative di fine ottobre, il progetto sulle “Estrazioni di bio prodotti da scarti di Opuntia Ficus–Indica” Ebioscart, finanziato dal PSR-Sicilia 2014-2020, nell’ambito della sottomisura 16.1, prosegue con l’organizzazione della distribuzione degli scarti di ficodindia che saranno impiegati nei campi sperimentali. Si può dire invece conclusa una prima fase progettuale, che ha visto cooperare i partner dei tre poli produttivi siciliani (Etna, Roccapalumba e Santa Margherita del Belìce) nelle diverse azioni di progetto per l’estrazione di pectine, betanine, mucillagini, olio di semi di ficodindia, preziose risorse per le industrie parafarmaceutiche, nutraceutiche e cosmesi, da cui è scaturita una prima valutazione scientifica ed economica, che permette già di guardare ad interessanti prospettive e valutazioni nell’ambito dell’economia circolare. La sfida è infatti quella di dimostrare che i diversi prodotti che si possono ricavare dalla pianta di ficodindia possono conquistare nuovi e più vantaggiosi mercati, per cui la pianta simbolo massimo di sicilianità deve diventare sempre più protagonista dello sviluppo agricolo dell’Isola, in considerazione anche dei mutamenti climatici che indirizzano verso coltivazioni di piante resistenti all’innalzamento delle temperature.

I partner del progetto
Il progetto annovera diversi partner che hanno come soggetto capofila il Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia (PSTS), che ha inserito le attività in una prospettiva di lavoro capace di trainare l’isola verso nuove condizioni di sviluppo grazie all’applicazione delle innovazioni tecnologiche e ai nuovi input che provengono dal mondo della ricerca scientifica. Non a caso tra i partner del progetto vi è anche il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania. Le attività del progetto coinvolgono inoltre le aziende leader nel settore, cioè appartenenti alla fase della produzione e ricadenti in tre dei quattro areali produttivi siciliani, come l’azienda OP La Deliziosa; l’azienda agricola Mulino Fiaccati, di Laura Bonanno; l’azienda agricola Garufa di Lucia Bonanno; l’Azienda agricola Giacomo Abruzzo. Altri partner estranei alla produzione sono poi l’azienda Ficuriniasrl e Promotergroup Spa e l’Innovation Broker, ruolo assunto dallo scrivente.

Attività estrattiva

Il progetto ha già sviluppato la fase estrattiva presso l’azienda partner etnea OP La Deliziosa, dove sono stati collocati innovativi macchinari, utilizzati per processare gli scarti ficodindicoli al fine di individuare e caratterizzare i bio composti in essi presenti. Si è appreso che l’ottimizzazione dei parametri del processo green di estrazione delle bucce si è ottenuta con il sistema a microonde Ethos X da cui è emerso già che da 4,5 chilogrammi di prodotto, riscaldato a 70° per 20 minuti, con un preriscaldamento di 10 minuti, sono stati ottenuti 720 ml di estratto. L’Università di Catania, Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) ha così già fornito alcuni dati ottenuti con metodi spettrofotometrici che riguardano il contenuto di betalaine, complesso di coloranti nell’estratto, sempre per 4,5 kg di prodotto processato, pari a 667,06 mg/Kg di bucce, il contenuto di polifenoli totali, pari a 1,32 mg di acido gallico equivalente/ml di estratto; attività antiossidante pari a 1,15 mg di trolox equivalenti/kg. Questi primi dati da laboratorio confermano il contenuto della letteratura scientifica e aprono nuovi scenari.

La ricerca

La ricerca scientifica coordinata dal prof. Biagio Fallico dell’Università di Catania è proseguita con la differenziazione delle betalaine, da cui si sono ottenute betanine pari a 293,61 mg/kg di bucce, e indicaxantine pari a 373,45 mg/kg. Si è visto che l’estratto ottenuto risulta avere un quantitativo di bio composti coloranti che rientrano nella media rispetto alla letteratura nota, il che vuol dire che il sistema di estrazione è efficiente, pur tenendo conto che si tratta di dati preliminari. La ricerca dell’Università di Catania si è inoltre poi dedicata ad effettuare nuovi processi sulla individuazione e caratterizzazione delle pectine. A tal proposito sono stati messi in atto diversi protocolli sperimentali, che hanno messo a confronto, in particolare, il metodo tradizionale di estrazione con solventi chimici, rispetto al metodo enzimatico, senza l’impiego di elementi chimici, quindi del tutto green. Dai dati ottenuti si è potuto stabilire che l’estrazione delle pectine rientrerà interamente in un percorso green.

La resa delle pectine da bucce estratte con sistema a microonde è risultata pari ad una percentuale del 1,4%, cioè bassa rispetto alle pectine che si possono estrarre dalle bucce di arancia e mela. Il grado di metossile, cioè il grado di solubilità e le condizioni di gelatinizzazione, è risultato pari ad una percentuale del 64,35%, paragonabile a quello delle pectine da arance. Le pectine ad alto metossile presentano un elevato numero di gruppi carbossilici esterificati con alcool metilico, oltre il 50%. I gel ottenuti utilizzando pectine HM presentano una struttura corta e compatta, trasparente e con un buon rilascio aromatico. Tali gel non sono termo-reversibili, cioè se scaldati non sono in grado di gelatinizzare una seconda volta. Formano un gel molto elastico e tendono alla sineresi. I parametri chimici sopra richiamati depongono per un giudizio di alto valore delle pectine presenti nella buccia di ficodindia. Altra attività già compiuta riguarda poi l’estrazione dell’olio. I semi estratti, lavati ed essiccati saranno poi processati tramite i nuovi e avanzati macchinari allestiti presso l’OP La Deliziosa e l’olio estratto sarà poi analizzato al fine di scoprirne l’esatta composizione. Tuttavia, la letteratura scientifica ha già ampiamente dimostrato che l’olio di ficodindia estratto da frutti siciliani, confrontato con quello proveniente da altri sei paesi del mediterraneo, presenta caratteristiche chimico-fisiche superiori.

Le proprietà salutistiche

A conferma dell’importanza di quanto si sta studiando sulla possibile applicazione delle diverse sostanze che si possono estrarre dagli scarti di ficodindia, in prospettiva, vi sono gli studi del Laboratorio di Biochimica, del Dipartimento Scienze e Tecnologie Biologiche Chimiche e Farmaceutiche (STEBICEF) dell’Università di Palermo, di cui è responsabile la professoressa Luisa Tesoriere, docente ordinario di Biochimica. Questo gruppo di ricerca, studia da oltre quindici anni le proprietà salutistiche del frutto di ficodindia e dei suoi fitochimici estratti e purificati, primo fra tutti l’indicaxantina, per i quali il laboratorio è oggi riconosciuto tra i massimi esperti a livello mondiale. Studi condotti sull’uomo hanno evidenziato come il consumo del frutto di ficodindia diminuisca i livelli plasmatici dei principali markers di stress ossidativo e di infiammazione sistemica. Altre ricerche condotte in modelli animali e in colture cellulari hanno dimostrato che l’Indicaxantina isolata dalla cultivar gialla possiede proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti.

EbioScart GoFico 2021

In aggiunta, quando il pigmento è stato somministrato oralmente a topi che manifestavano un grave tumore della pelle, il melanoma, lo sviluppo della massa tumorale risultava fortemente inibito, incoraggiando studi successivi sulle proprietà del composto nel controllare i meccanismi di crescita cellulare. Nel complesso queste conoscenze consentono di definire l’Indicaxantina un nutraceutico con azione protettiva sulla salute dell’uomo. Inoltre, i risultati fin qui ottenuti, consentono di attribuire al frutto di ficodindia siciliano la definizione di “prodotto funzionalecontro stress-ossidativo organico, una condizione alla base di numerose patologie cronico-degenerative, e il rilancio di un marchio di qualità, importante sia sul piano alimentare sia su quello commerciale. Il team guidato dalla professoressa Tesoriere ha inoltre recentemente depositato un brevetto per tutelare i risultati ottenuti con l’impiego dell’indicaxantina, in un modello di insulino-resistenza dovuta all’obesità. Il prossimo obiettivo sarà quello di ottenere una formulazione di polpa di ficodindia che possa far superare la stagionalità del frutto, permettendo di commercializzare in maniera continuativa questo prodotto in forma di granulato o di capsule, proprio per uso nutraceutico.

Valutazioni economiche

Una prima valutazione economica realizzata dal prof. Giuseppe Timpanaro del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania, estrapola un quadro conoscitivo da “MarketsandMarkets”, agenzia internazionale specializzata nelle ricerche di mercato. Questi, utilizzando dati FAO, interpolati con le informazioni di siti web governativi, Enti normativi, operatori commerciali, importatori/esportatori, distributori, opinion leader ed esperti del settore rilevati lungo la catena del valore, sono pervenuti alla valutazione che la dimensione del mercato della pectina è stimata per un valore di 1,0 miliardi di dollari nel 2019 e si prevede che crescerà per raggiungere un valore di 1,5 miliardi di dollari entro il 2025. La crescita dell’industria della pectina nel mondo è guidata dal crescente consumo di cibi pronti, dall’aumento della consapevolezza della salute nelle scelte dei consumatori e dalla multifunzionalità della pectina. In particolare, nel segmento “food & beverages”, cresce l’impiego per la produzione di marmellate, gelatine e creme da spalmare, prodotti da forno e dolciumi oltre che per applicazioni in salse, creme da spalmare, condimenti e prodotti a base di carne.

Campo sperimentale

La domanda di pectina rimane alta anche nel settore farmaceutico e dei prodotti per la cura personale grazie alla crescente applicazione nel trattamento delle malattie gastrointestinali. I principali attori di questo mercato si stanno concentrando sull’aumento della loro presenza attraverso il lancio di nuovi prodotti, espansioni e investimenti, fusioni e acquisizioni, partnership, collaborazioni e accordi. Queste aziende hanno una forte presenza in Nord America e in Europa, aree nelle quali sono localizzate sia gli impianti di produzione sia le reti di distribuzione. Il mercato mondiale della pectina trova alcune limitazioni, da un lato, nella legislazione di alcuni Paesi, in regolamenti rigorosi e nella necessità di standard di qualità non ancora adeguatamente definiti e, dall’altro, nella fluttuazione dei prezzi della pectina e dei suoi prodotti. Per quanto riguarda invece il mercato delle “betanine”, si può tenere conto delle previsioni di “Data Brigde, Market Research”. Secondo questa fonte, il mercato della betanina risulta in crescita sul piano mondiale, per attestarsi al 2028 su un valore stimato di 0,43 miliardi di dollari. La crescita risulta trainata dall’aumento del consumo di alimenti contenenti coloranti naturali e dall’aumento della consapevolezza del consumatore verso l’uso di prodotti biologici e verso uno stile di vita più sano. Il mercato della betanina è segmentato in base alla forma, che può essere liquida o in polvere; in base alla materia prima impiegata, dal momento che risulta dominante soprattutto nelle barbabietole rosse o gialle, seguite in ordine di importanza da bietole colorate, ficodindia, amaranto da cereali e frutti di cactus; in base all’uso finale che può riguardare cibo o bevande, cosmetici e prodotti per la cura della persona, industria delle vernici, sanità e altri.

In sostanza, secondo quanto emerso dalle attività di progetto condotte fino a questo punto, possiamo al momento concludere che, effettuata la fase estrattiva, dal punto di vista economico sulle pectine le valutazioni riguardano la sostenibilità del processo. Per quanto riguarda invece le betanine estratte dai fichidindia il punto di forza è la proposta di un ciclo naturale “short”; mentre per quanto riguarda l’olio estratto dai semi di ficodindia, già si parla di un interessante prezzo all’ingrosso, che aumenta lungo la filiera, tenendo conto che, secondo uno studio del Cnr sull’areale mediterraneo, il prodotto siciliano sia risultato il migliore.

*Innovation Broker Progetto EBioScart Go Fico ebioscart@gmail.com

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