L'intervista
Innovazione, qualità e sicurezza dei prodotti: quando il tecnologo alimentare è protagonista
Le tecnologie alimentari oggi sono alla base del Made in Italy dell’industria alimentare, che richiede professionisti qualificati che possano da un lato, soddisfare le esigenze di un mercato sempre più esigente, e dall’altro garantire innovazione, qualità e sicurezza dei prodotti. Di questo e altro, ne abbiamo parlato con Daniele Romano, presidente dell’Ordine dei Tecnologi alimentari di Sicilia e Sardegna.
Presidente Romano, come è nato il suo interesse per questo settore, facendole scegliere questa carriera?
“Nel 1990, quando mi iscrissi all’Università di Catania, volevo fare economia e commercio, ma lessi in una notizia dell’inaugurazione di due nuovi corsi di laurea, uno dei quali era proprio quello in Scienze e Tecnologie Alimentari. Nel mio corso di studi avevo avuto già modo di approcciarmi al mondo delle materie prime e degli alimenti, quindi lo studio della loro trasformazione mi sembrò una giusta direzione da prendere. Oggi infatti qualsiasi materia prima che proviene dal campo che sia frutta od ortaggio, o da un allevamento, carne o latte, viene conferita all’industria per essere trasformata. Il tecnologo alimentare studia questi processi, siamo quella figura che nell’industria alimentare conosce la materia prima e sa come trasformarla in prodotto finito”.
Come si diventa tecnologi alimentare?
“Bisogna innanzitutto iscriversi al corso di laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, che oggi è un 3+2 e fa riferimento all’ex Facoltà di Agraria oggi Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente. Il titolo poi si acquisisce con un esame di abilitazione e un’iscrizione obbligatoria all’albo professionale che esiste dal 2000 e che io rappresento dal 2015 in Sicilia e Sardegna”.
Come contribuite al processo di produzione alimentare?
“Conosciamo i processi di trasformazione e questo ci permette di fare sicurezza alimentare che non va considerata solo in funzione della materia prima e dell’igiene degli ambienti di trasformazione, ma che riguarda tutto il processo incidendo per esempio sulla conservazione dei prodotti e quindi sulla loro scadenza e/o termine minimo di conservazione. Noi conosciamo tutti gli aspetti di natura chimica, fisica e tecnologica che governano i processi di trasferimento del calore, dei processi di salatura, di disidratazione e delle alte pressioni che vanno applicate in maniera scientifica per rendere sicuro, buono e conservabile un prodotto alimentare”.
La tecnologia come ha influenzato questo settore?
“La tecnologia ci permette di far durare più a lungo le materie prime e questo processo non fa riferimento solo alla cottura e ai diversi sistemi che possono essere messi in campo. Anche il confezionamento ci aiuta a far durare a lungo un prodotto, preservandone la fragranza. Quando si parla di shelf-life (vita da scaffale ndr) dietro ci sono i nostri studi che analizzano le caratteristiche di un prodotto finito sottoposto a stress termico e ossidativo, permettendoci di definire una durabilità in termini di scadenza e/o termine minimo di conservazione del prodotto”.
Qual è il vostro ruolo nella promozione della sostenibilità nell’industria alimentare?
“Per noi la sostenibilità è molto importante. Il tecnologo alimentare ovviamente da supporto alle aziende nello sviluppo dei nuovi prodotti e guarda alla tutela del pianeta e dunque alla sostenibilità di un processo di trasformazione. Mettiamo in atto tutte le attività progettuali che servono a sprecare di meno. Oggi è fondamentale evitare gli sprechi non solo a casa, ma anche durante la trasformazione e produzione degli alimenti. Cerchiamo di ottimizzare le formulazioni e il processo di trasformazione, riducendo l’apporto di anidride carbonica nell’ambiente”.
Come contribuisce questa figura professionale alla sicurezza alimentare e alla prevenzione di problemi legati alla produzione e alla distribuzione degli alimenti?
“Il tecnologo alimentare è sempre stata una figura cardine. Le merendine non crescono sull’albero, ma derivano da una progettazione che ha come risultato finale un alimento nuovo che sia sicuro, buono e che mantenga tutte quelle caratteristiche organolettiche che lo contraddistinguono all’interno della propria data di scadenza e/o del termine minimo di conservazione”.
Quali sono le principali tendenze attuali nel settore agro alimentare e come queste influenzano il suo lavoro?
“Il mercato, ogni sei mesi, richiede prodotti nuovi e le aziende devono rispondere con proposte che abbiano determinati requisiti nutrizionali: cibi ricchi in vitamine, a ridotto contenuto di grassi, pochi zuccheri, un elevato contenuto proteico. I tecnologi alimentari, conoscendo le materie prime e i processi di trasformazione, possono formulare prodotti con queste caratteristiche rispettando le normative in vigore”.
Quali sono gli sviluppi o le sfide future che prevede per il settore?
“Come tecnologi alimentari siamo aperti all’innovazione e da questo punto di vista il sistema alimentare italiano è ambito da tutto il mondo. Tutti invidiano il nostro cibo, il nostro modo di alimentarci, la qualità delle nostre trasformazioni. Oggi siamo in un momento storico in cui si parla di novità alimentari che fanno discutere a cominciare dalla farina di grillo e dalla carne sintetica. Sono argomenti che attenzioniamo e stiamo studiando. Il tecnologo alimentare è la figura professionale che può dare un forte contributo sia al corretto utilizzo dei prodotti innovativi sia a comunicare con l’opinione pubblica con scienza e coscienza, come enunciato dal nostro giuramento”.
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