Terrà

La ricerca del Coribia
Sviluppo dell’agricoltura tra equilibri ambientali e salute pubblica

Consorzio di ricerca sul rischio biologico in agricoltura (Co.Ri.Bi.A.) ha presentato i dati del progetto per lo sviluppo dell’agricoltura siciliana e la valorizzazione delle produzioni regionali, mediante l’utilizzo di tecnologie scientifiche che sviluppino modelli compatibili con il mantenimento degli equilibri ambientali e della salute pubblica. Un progetto che ha messo in evidenza le peculiarità genetiche e nutraceutiche di tre cultivar autoctone: il ficodindia della Valle del Torto, detto “Ficudinia”; il fagiolo Badda di Polizzi Generosa e l’arancia Biondo di Scillato.

L’équipe del consorzio, composta da Dario Costanzo (Consulta tecnico-scientifica del Co.Ri.Bi.A e direttore del GAL ISC Madonie), Francesco Sottile (coordinatore scientifico del progetto e professore dell’Università degli Studi di Palermo) e le ricercatrici Valentina Gottuso, Domenica Iero, Consuelo Maria La Marra e Futura Tagliarini, ha snocciolato i dati del progetto, finanziato con fondi regionali, negli incontri tenutisi nei tre comuni legati a tali preziose tipicità: Roccapalumba, Polizzi Generosa e Scillato.

Fagioli Badda

Alta presenza di antiossidanti, corredo genetico a rischio erosione, ma affidati alla sapiente custodia degli agricoltori, e tecniche di coltivazione tradizionali al centro dei tre dibattiti con amministratori comunali, esperti del settore e imprenditori. Gli studiosi hanno potuto illustrare un metodo analitico, una sorta di best practices, da estendere ad altre colture, che apre ad ulteriori approfondimenti e curiosità. L’obiettivo ultimo è trasformare la biodiversità da patrimonio esclusivamente “culturale” a fattore di reddito per gli agricoltori, nel rispetto dell’ambiente e del territorio. La scelta del Co.Ri.Bi.A. di portare sul territorio i risultati dell’indagine scientifica si è dimostrata vincente e ha riscontrato grande successo soprattutto presso gli amministratori locali e gli imprenditori.

Parlano gli esperti

“Conservare la biodiversità di interesse agrario – ha spiegato il coordinatore scientifico del progetto Francesco Sottile – significa sviluppare un approccio sistemico che non può fermarsi solo alla valorizzazione di ecotipi, varietà e razze che contribuiscono all’arricchimento del patrimonio genetico agrario. C’è la necessità di guardare al territorio nel suo insieme, ai modelli produttivi che garantiscano uno sviluppo rurale compatibile con la conservazione delle risorse naturali. La conservazione deve dare valore aggiunto agli agricoltori e al modello di produzione secondo i principi dell’agroecologia, unica strada per garantire la sostenibilità ambientale, economica e sociale e per il raggiungimento di obiettivi importanti anche per il contrasto alla crisi climatica. L’iscrizione del nostro patrimonio genetico nei repertori istituiti con la legge Regionale ‘Born in Sicily’ e nella Anagrafe nazionale istituita con la Legge 194/2015 è il primo passo verso la conservazione della conoscenza ai fini della valorizzazione. Identificare, caratterizzare e registrare sono passi fondamentali per tramandare aspetti culturali fondanti dei nostri territori, ma anche per garantire potenziali di sviluppo territoriale su scala regionale e nazionale”, ha concluso Sottile.

“La biodiversità – ha osservato Dario Costanzo della Consulta tecnico-scientifica del Consorzio – rappresenta un importante servizio ecosistemico, grazie all’enorme patrimonio di informazioni, di energia e di materia vivente che, se persa, rischia di compromettere la stessa vita umana e i suoi equilibri geopolitici. Per questo motivo, la Regione Siciliana ha varato la L.R. 21 del 29 luglio 2021 in materia di ‘Agroecologia, di tutela della biodiversità e dei prodotti agricoli siciliani e di innovazione tecnologica in agricoltura’. La Sicilia, con i suoi 83 P.A.T. (Prodotti dell’Agricoltura Tradizionale) afferenti alla categoria dei Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati, è una delle regioni italiane che meglio esprime la biodiversità colturale che la caratterizza. Tuttavia, in assenza di strumenti efficaci di tutela e valorizzazione, il germoplasma custodito per secoli da migliaia di agricoltori, rischia di perdersi irrimediabilmente. A fronte di questo enorme patrimonio genetico, nessun prodotto siciliano è infatti iscritto nell’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, istituita presso il Masaf per tutelare le risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica” ha concluso Costanzo.

Il Co.Ri.Bi.A. grazie ai risultati di questo progetto, metterà a disposizione dell’amministrazione regionale, della comunità scientifica e delle filiere produttive, un modello di analisi e valorizzazione dei prodotti tipici siciliani, al fine di contribuire allo sviluppo regionale dell’agricoltura di qualità, scongiurando il rischio di perdita di biodiversità agraria e mettendo a disposizione dei consumatori finali prodotti che, allo stesso tempo, possano contribuire a migliorare la salute pubblica, grazie alle importanti sostanze nutraceutiche in essi contenuti. Applicando il protocollo sperimentale del progetto, si potrà infatti iscrivere le cultivar testate nel Registro regionale e nell’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Tale iscrizione “abiliterà” gli agricoltori custodi ad attingere al sostegno offerto dal Piano di Sviluppo della PAC.

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