A tutela delle risorse genetiche, gli “agricoltori custodi”
Ogni territorio racchiude ricchezze genetiche uniche che ne caratterizzano la specifica identità. Ogni varietà o razza locale deriva dall’adattamento alle condizioni pedoclimatiche ambientali di una specifica area. Inoltre, c’è uno stretto legame tra la risorsa locale e gli usi, le conoscenze, le consuetudini, le tradizioni della popolazione, mantenuti nel tempo con la coltivazione e l’allevamento. In questo scenario il lavoro degli “agricoltori custodi” è fondamentale e costituisce un punto d’eccellenza nel territorio per la conservazione, la gestione e la diffusione del materiale genetico autoctono. Il Programma di Sviluppo Rurale Sicilia già nella precedente programmazione, con una dotazione finanziaria di 7.670.333 euro per la Sottomisura 214/2 (“Sostegno alla conservazione delle risorse genetiche in agricoltura”) azione B (“Preservazione della biodiversità: campi realizzati da agricoltori custodi”), persegue l’obiettivo di valorizzare l’ambiente e lo spazio rurale promuovendo la conservazione della biodiversità, la tutela e la diffusione di sistemi ad alto valore naturalistico.
Gli agricoltori e allevatori custodi (AAC) sono soggetti pubblici o privati, in forma singola o associata, che si impegnano a conservare in situ/on farm le risorse genetiche locali a rischio di estinzione iscritte nell’anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Sono essenzialmente custodi di un processo evolutivo, legato ad un bene collettivo che è intriso di tecniche, usi e consuetudini, del quale sono titolari. Per conservazione in situ/on farm si intende la conservazione di popolazioni specifiche, vitali, nel loro ambiente naturale o, nel caso di specie addomesticate o coltivate, nell’ambiente in cui esse hanno sviluppato le loro caratteristiche distintive, a custodia anche della cultura delle popolazioni che le coltivano. Per essere riconosciuti come tali, gli AAC assumono anche determinati impegni ai sensi della legge 1° dicembre 2015, tra i quali quello di diffondere le tradizioni legate alle risorse genetiche, di attivare uno scambio reciproco con un centro di conservazione o una banca del germoplasma, di sottoporsi a controlli e verifiche.
La stessa legge del 2015 istituisce la “Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare”, composta da strutture regionali e nazionali di conservazione del germoplasma e dagli AAC stessi. L’assessorato dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale della Regione siciliana, con la collaborazione di una Commissione Tecnico-Scientifica individuata nell’ambito del progetto “Risorse genetiche vegetali in Sicilia”, ha predisposto un elenco che viene periodicamente aggiornato delle varietà di germoplasma vegetale. Obiettivo della misura è stato il recupero e la salvaguardia di questo materiale genetico vegetale anche al fine di incentivare produzioni di eccellenza che non hanno trovato spazio in un comparto agricolo fortemente sorretto dalle logiche di globalizzazione.
La sottomisura 214/2, rivolta ad enti e istituti pubblici, è stata finalizzata all’individuazione, conservazione, raccolta, caratterizzazione e utilizzazione del materiale vegetale di varietà ed ecotipi locali di specie arboree da frutto, mentre l’azione B ha permesso la realizzazione di campi di conservazione da parte di agricoltori custodi. Il PSR Sicilia 2014-2020 ha proseguito questo percorso: grazie alla Operazione 10.1.h è stato infatti finanziato il mantenimento di ben 25 campi realizzati con la vecchia programmazione, mentre con la Operazione 4.4.b si sono finanziati nuovi campi. La dotazione finanziaria per l’operazione 4.4.b ha permesso la realizzazione di oltre 400 campi di conservazione del germoplasma di specie frutticole autoctone siciliane.
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