Terrà

Regioni del Sud all'attacco
Riparto fondi Feasr, cresce il fronte contro Mipaf. Ma Patuanelli non ascolta

Si allarga il fronte contro la revisione dei criteri di riparto dei fondi Feasr dettati dal ministero delle Politiche agricole e forestali. Infatti, dopo Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, cui si è aggiunta anche l’Umbria. Tutte Regioni impegnate a sostenere le ragioni di un passaggio graduale che non intacchi le finalità proprie del Feasr: colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali. E così, dopo mesi di tentativi di ricercare un punto di equilibrio col Mipaf, gli assessori regionali dell’Agricoltura hanno dato vita a una conferenza stampa a Roma per continuare a far sentire la loro voce finora inascoltata dal ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.

“Non siamo qui per alimentare guerre di campanile, o contrapposizioni tra schieramenti diversi”, hanno esordito gli assessori Toni Scilla (Sicilia), Roberto Morroni (Umbria), Francesco Fanelli (Basilicata), Gianluca Gallo (Calabria), Nicola Caputo (Campania), Donato Pentassuglia (Puglia). Riunitisi nella sala Caduti di Nassirya, al Senato, gli assessori hanno più volte sottolineato che l’ipotesi di una revisione dei criteri di ripartizione, con lo stravolgimento dei parametri della storicità della spesa, incontra la loro ferma opposizione. Ma finora il governo continua a fare orecchie da mercante. Da qui la decisione di avviare una mobilitazione che nei giorni scorsi ha già portato ad un incontro col ministro per il Sud, Mara Carfagna, e che adesso è sfociata in una prima presa di contatto con l’opinione pubblica alla quale illustrare le motivazioni di una iniziativa che va oltre la difesa dello status quo. D’altronde, va anche ricordato, che i sei amministratori di varia estrazione politica in rappresentanza di Regioni diverse, da sole rappresentano il 60 per cento delle aree italiane interessate dal Psr, il Programma di sviluppo rurale.

L’assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana, Toni Scilla

“Non si possono
cambiare le regole del
gioco durante la partita.
Non arretreremo di un millimetro, per difendere
gli interessi degli agricoltori siciliani”.

“Le nostre posizioni hanno trovato conforto, nelle ultime settimane, anche nelle prese di posizione del Mef e della Commissione Europea, a dimostrazione della bontà di una linea oggettivamente sostenibile e nel giusto”, hanno evidenziato. In sostanza, l’unico a non volerne sentire parlare finora è solo il dicastero proprio delle Politiche agricole. “Da mesi – hanno più volte ribadito gli agli assessori all’Agricoltura delle sei Regioni – siamo impegnati a ricercare un punto di equilibrio per garantire il raggiungimento di un accordo equo. Ma abbiamo però sempre trovato porte chiuse, specie dopo la decisione del ministero dell’Agricoltura di ignorare persino le indicazioni della Commissione europea, per sostenere invece scelte che non tengono in alcun conto un’analisi globale della totalità dei fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori, ignorando non solo le tematiche legate alla quota di cofinanziamento, ma anche che il Regolamento UE 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilastro della Pac”.

I sei titolari dell’Agricoltura hanno ringraziato “i parlamentari che stanno sostenendo la nostra iniziativa”, ribadendo di “essere pronti ragionare su nuovi meccanismi a partire dal 2023” e, allo stesso tempo, avvertendo che “non accetteremo mai colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022: ciò si tradurrebbe in una penalizzazione mortificante per regioni già svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a tutto vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate”. Da qui, l’ennesimo appello a Patuanelli: “Non si chiuda a riccio: accetti il confronto ed insedi un tavolo tecnico cui demandare la definizione- entro 60 giorni- dei parametri da applicare a far data dal 2023, con l’individuazione di criteri coerenti allo spirito ed alle finalità del Psr. Se così sarà, noi ci saremo, forti della convinzione che anima la nostra battaglia”. Un fatto è certo, per dirla con gli assessori: “Se cresce il Sud, cresce l’Italia”. Speriamo che così la pensi anche Patuanelli.

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