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Alimentazione e salute
Prodotti fitosanitari, a rischio la riforma della Commissione europea

Tiene ancora banco l’annosa questione dell’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. L’ambiziosa proposta legislativa della Commissione europea, infatti, che intende obbligare i Paesi membri a dimezzare l’utilizzo dei pesticidi in Europa entro il 2030 potrebbe subire uno stop. Una proposta legislativa sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR), presentata dalla Commissione Ue nello scorso giugno e che mira a dimezzare, come detto, l’uso e il rischio dei pesticidi entro il 2030 in modo giuridicamente vincolante per affrontare le sfide incombenti dovute alle crisi della biodiversità e del clima. Una proposta che ha suscitato non poche polemiche relative alla crisi alimentare in Europa spaccando i decision makers. Le due facce del processo di transizione ecologica, con un Green Deal pubblico ed uno dietro le quinte, stanno rivelando grandi sorprese che avranno ricadute politiche, economiche e sociali su tutta l’Europa.

Di conseguenza l’ambiziosa proposta della Commissione europea, che intende obbligare i Paesi membri a dimezzare l’utilizzo dei pesticidi in Europa entro il 2030 potrebbe subire uno stop bipartisan. L’allarme è stato lanciato il 5 dicembre scorso in una conferenza stampa organizzata da Ifoam Organics Europe in collaborazione con associazioni ambientaliste di diversi Paesi europei in vista della riunione tecnica dei ministeri dell’Agricoltura degli Stati membri che voteranno se chiedere o no alla Commissione una ulteriore “valutazione di impatto” del regolamento. Il problema è che questo ulteriore studio impedirebbe quasi certamente l’approvazione del regolamento durante il mandato di Ursula von der Leyen – che si è distinta per una particolare sensibilità ambientalista – che si chiuderà a inizio 2024. E una nuova Commissione potrebbe non ripresentare una proposta tanto ambiziosa e che è stata sostenuta da centinaia di scienziati.

L’obiettivo evidente è quello ritardarne l’approvazione per fare cadere le negoziazioni in corso in questa legislatura europea e, di fatto, arenarle. In pratica, accettare una valutazione di impatto aggiuntiva adesso, che richiede tempi e risorse, significa, di fatto, chiudere un capitolo importante di questa voce del Green Deal e lasciare cadere l’obiettivo prefissato (-50% dei pesticidi) in un nulla di fatto. I sostenitori degli obiettivi bio di tutta Europa hanno chiesto ai rispettivi governi europei di negoziare rapidamente e in modo costruttivo la proposta legislativa per raggiungere lo scopo di abbattimento di pesticidi e fertilizzanti di sintesi chimica, senza richiedere un’ulteriore valutazione d’impatto. Al contempo, i verbali secretati della riunione dei ministri dell’Agricoltura, tenutasi a Bruxelles lo scorso novembre, e rivelati da Global 2000, hanno mostrato che 17 ministri europei su 26 vogliono invece la valutazione d’impatto aggiuntiva, il che equivale a un ‘ritardare per eliminare’.

Secondo fonti di Global 2000, i Paesi che oggi sono contro il nuovo regolamento UE sull’abbattimento di pesticidi e fertilizzanti sono: Austria, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Slovenia. Mentre Germania, Francia, Spagna, Croazia, Cipro, Belgio e Svezia si oppongono.

Nel processo di approvazione del regolamento, per ottenere il via dalla votazione è necessaria una maggioranza qualificata. Con questi numeri tutto si rimette in discussione. Dall’Italia è partito un appello di 16 associazioni ambientaliste, dei consumatori e del biologico italiane (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia Onlus, FederBio, Greenpeace, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu-BirdLife, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia, Terra! e WWF Italia) rivolto ai tre Ministri competenti – MASAF, MASE e Sanità – per sollecitare il sostegno del governo alla proposta di Regolamento UE per la riduzione dei pesticidi presentata dalla Commissione UE.

“È necessaria – si legge nella nota delle 16 associazioni italiane – un’azione immediata, non solo di sostegno alla proposta della Commissione, ma anche un impegno a portare a termine la revisione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, in attesa di rinnovo da febbraio 2019, con un testo che recepisca  gli obiettivi di riduzione europei indicati dalle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030. Gli attuali giochi politici per abbandonare gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal europeo, non garantiranno la sicurezza alimentare indicata come pretesto per dilazionare i tempi della transizione ecologica della nostra agricoltura, ma rischiano invece di causare un peggioramento delle crisi ambientali”.

“Gli effetti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità – prosegue l’appello italiano – stanno già causando impatti devastanti sui raccolti e sui mezzi di sussistenza in tutto il mondo. La finestra di opportunità per garantire un futuro vivibile sul nostro pianeta attraverso un’azione decisa e mirata si sta chiudendo rapidamente. Se non riusciamo oggi ad avviare la necessaria trasformazione dei nostri sistemi agroalimentari, come delineato nelle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, la situazione peggiorerà notevolmente. Rinviare l’approvazione dei regolamenti per la riduzione dell’uso dei pesticidi e il ripristino della natura presentati dalla Commissione UE sarebbe un errore imperdonabile”.

Helmut Burtscher-Schaden, esperto di sostanze chimiche della GLOBAL 2000 e co-fautore dell’Iniziativa dei cittadini europei per salvare le api e gli agricoltori, ha dichiarato: “Alcuni ministri stanno usando la ‘paralisi da analisi’ per cercare di bloccare questo coraggioso piano sui pesticidi. Indicano la crisi alimentare in Ucraina come giustificazione, ma la loro opposizione rientra in uno schema di protezione dei grandi interessi agricoli che risale a quasi due decenni fa. È un atteggiamento estremamente miope. La maggioranza sembra essersi schierata dalla parte sbagliata dell’argomento, ma potrebbero esserci ancora dei cambiamenti, quindi l’esito del voto non è ancora certo”, conclude l’esperto.

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