i fondi europei
Pnrr, ultima chiamata per una vera svolta dell’Italia
Le linee operative del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sono essenzialmente due: riparare i danni sociali ed economici causati dalla crisi pandemica e contribuire a risanare le debolezze strutturali dell’Italia. Le più allarmanti sono il basso tasso di partecipazione femminile al mondo del lavoro, la flebile crescita della produttività, i divari territoriali e il mancato adeguamento delle competenze tecniche appartenenti, soprattutto, al mondo della ricerca e dell’istruzione. Questo scenario tanto eterogeneo quanto preoccupante va migliorato senza se e senza ma per gettare le basi di un futuro migliore per le generazioni attuali e quelle del domani. E’ dunque un’incredibile occasione che l’Italia ha colto per dare una svolta a una nazione in cui le diseguaglianze di genere, geografiche, sociali continuano a sussistere e il fenomeno della nuova povertà richiede un’azione immediata.
Tra gli obiettivi principali del governo centrale, troviamo la transizione ecologica. In poche parole, si tratta di un percorso che dovrà condurre l’Italia verso una dimensione nuova dove la digitalizzazione e il rispetto per l’ambiente sono elementi di coesione della società. L’assolvimento delle mission elencate fino a ora prevede il raggiungimento, entro il 2026, di un Pil che sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto allo scenario di base, mentre nell’ultimo triennio del predetto orizzonte temporale (2024-2026), l’occupazione sarà più alta di ben 3,2 punti percentuali. Il piano in questione si sviluppa attraverso tre assi strategici – come fanno sapere fonti ministeriali – condivisi a livello europeo (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale) e articolati, a loro volta, in 16 componenti raggruppate in 6 missioni fedeli ai cardini del Next Generation EU.
Le 6 missioni
– Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo;
– Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica;
– Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile;
– Istruzione e Ricerca;
– Inclusione e Coesione;
– Salute.
La prima missione prevede un‘implementazione delle attività peculiari dei settori chiamati in causa con un particolare focus sulla Pubblica Amministrazione italiana, ancora oggi preda di una burocrazia lenta e obsoleta che non permette di erogare efficientemente i servizi al pubblico. La seconda missione si focalizza, invece, sulla tutela del territorio e sull’affermazione di modelli finanziari come l’economia circolare e le attività a energia rinnovabile per l’efficienza energetica dell’edilizia comune. Quest’ultima, poi, fa il paio con la terza missione dedicata alle infrastrutture sostenibili e agli investimenti da effettuare per la rete ferroviaria nazionale, una criticità endemica per numerose zone del Sud Italia. La quarta missione, che mira a potenziare i servizi dell’istruzione, deve diventare un trampolino di lancio per i target della quinta missione, ossia l’istituzione di politiche per il lavoro concrete e la realizzazione di infrastrutture sociali. Infine, la sesta missione deve focalizzare i propri sforzi sulla tutela della salute della comunità mediante assistenza sanitaria di prossimità, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. In merito alle riforme – orizzontali, abilitanti e settoriali – c’è l’intenzione di rimuovere ostacoli e barriere per garantire ripresa e resilienza del sistema economico e sociale a fronte delle trasformazioni provocate dalla crisi pandemica accrescendo il potenziale di crescita e riducendo le disparità regionali.
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