Terrà

Nasce il polo dei grani antichi: Sicilia e Campania in prima linea per la biodiversità cerealicola

Un dialogo tra territori diversi ma uniti da un obiettivo comune: valorizzare i grani antichi attraverso ricerca scientifica, innovazione e cooperazione. È questo il cuore pulsante del focus group “Progetti Psr a confronto”, organizzato presso l’assessorato agricoltura della Regione Siciliana e conclusosi con una visita tecnica ai campi sperimentali e ai laboratori del Crea-Dc di Palermo. Un evento che ha visto protagonisti i Gruppi Operativi attivi nei Programmi di Sviluppo Rurale (Psr) di Sicilia e Campania, impegnati a confrontarsi su tre progettualità emblematiche:

– Circe, un progetto siciliano finanziato dalla misura 16.1 del PSR Sicilia, dedicato alla certificazione dei cereali da conservazione. Obiettivo? Definire una carta d’identità genetica per varietà autoctone, garantendo la loro tracciabilità e autenticità.

 
– Sfinge, sempre nel solco del PSR Sicilia, si concentra invece sullo sviluppo di una filiera nutraceutica basata su grani antichi e pseudocereali ad alto valore commerciale, puntando su salute e benessere.

– Ccavd, nato dalla misura 16.7.1 del PSR Campania, mira a caratterizzare morfologicamente, fisiologicamente ed economicamente i cereali antichi del Vallo di Diano, un territorio ricco di biodiversità agraria.

Un tavolo di esperti per un futuro sostenibile

All’incontro hanno partecipato ricercatori, funzionari e operatori del settore provenienti da istituzioni regionali e nazionali, tra cui la Regione Siciliana, la Regione Campania, il CREA-DC (sedi di Palermo e Battipaglia), il Gal Isc Madonie e il Consorzio di Ricerca Gian Pietro Ballatore. Numerose anche le aziende private coinvolte, testimoniando l’interesse crescente delle imprese verso queste tematiche.

Tra gli interventi, quello di Antonino Drago, responsabile dell’Area 3 del Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, che ha ribadito l’importanza strategica della cooperazione nella salvaguardia dell’agrobiodiversità: “Solo attraverso percorsi partecipati e innovativi possiamo restituire valore alle nostre filiere tradizionali, garantendo un futuro alle generazioni future”.

In linea con questa visione, Dolorinda Renzuto Iodice, responsabile dell’attuazione della Misura 16.7.1 del Psr Campania, che ha sottolineato come iniziative come questa possano creare una rete solida tra produttori, ricercatori e istituzioni, rafforzando il sistema agroalimentare locale.

La biodiversità come patrimonio da tutelare

Durante l’evento è stato presentato il modello organizzativo della Uod 500720 della Regione Campania, che si basa su strumenti operativi quali il repertorio regionale delle risorse genetiche a rischio estinzione, banche del germoplasma, elenchi di coltivatori custodi e reti di conservazione. Un approccio che mette al centro la biodiversità agraria come volano per lo sviluppo di filiere sostenibili, capaci di generare valore per le comunità rurali.

Anche l’assessorato Agricoltura della Regione Siciliana ha mostrato il proprio impegno, concretizzato nell’applicazione della road map per consolidare una filiera siciliana dei “grani autoctoni da conservazione”. Tra i risultati raggiunti, spiccano l’iscrizione al registro regionale di 23 varietà di grano duro e 3 di grano tenero, oltre al riconoscimento di 57 agricoltori “mantenitori in purezza”.

Un momento del “Focus group”

Verso un protocollo di intesa interregionale

L’incontro si è concluso con un importante annuncio: i Gruppi Operativi partecipanti si sono impegnati a redigere un protocollo di intesa interregionale. L’obiettivo? Favorire lo scambio di buone pratiche, promuovere strategie comuni per la tutela e la valorizzazione delle varietà autoctone e consolidare il dialogo tra i territori del Mezzogiorno.

La giornata si è arricchita con una visita ai campi sperimentali e ai laboratori del Crea-Dc di Palermo, guidata dalla responsabile di sede, Claudia Miceli. Qui, i partecipanti hanno avuto modo di conoscere da vicino le attività di ricerca condotte su varietà locali di frumento, confermando l’interesse crescente verso i grani antichi, apprezzati non solo per le loro qualità agronomiche ma anche per il loro profilo nutrizionale.

Questa iniziativa si inserisce in un ampio percorso di valorizzazione delle filiere cerealicole tradizionali, sostenuto dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). Un percorso che punta a un’agricoltura capace di coniugare innovazione, identità territoriale e sostenibilità ambientale. In un momento storico in cui la resilienza delle filiere agroalimentari è diventata una priorità, esperienze come questa dimostrano come la collaborazione tra territori, ricerca e produzione possa trasformarsi in un motore di crescita economica e sociale, restituendo valore alle comunità rurali e preservando un patrimonio genetico unico. In sostanza, un esempio virtuoso di come tradizione e innovazione possano camminare insieme, guardando al futuro senza dimenticare le radici.

Articolo di Giuseppe Russo (Consorzio di Ricerca Gian Pietro Ballatore) e Nikita Trotta (Crea -Dc Battipaglia)

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