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Sicilia, una delle regioni più ricche di tartufi. Sammartino: “Valorizzare le aree vocate”
Sicilia, terra inaspettata per la cerca e la coltivazione del tartufo. Sorprendentemente, la nostra Isola è infatti una delle regioni italiane più ricche di tartufi. Sono in pochi a saperlo, ma questo prezioso fungo si trova in grandi quantità sui monti Iblei, Sicani, Nebrodi e nelle zone delle Madonie. E, negli ultimi tempi, grazie anche alla nascita di un Centro di ricerca per la valorizzazione del tartufo siciliano, è stata avviata una politica di promozione e di tutela non soltanto della raccolta in Sicilia, ma anche della sua coltivazione e commercializzazione.
Burgio, Capizzi, Castelbuono, Lucca Sicula, Palazzo Adriano e Palazzolo Acreide sono le città siciliane che fanno già parte de ‘Le città del Tartufo’, un’associazione nazionale nata ad Alba nel 1990 dalla volontà di condivisione progettuale e di sviluppo di 10 territori italiani e oggi conta circa 70 iscritti. La storia associativa rivela come le ‘Città’ siano riuscite a sintetizzare tre vocazioni, inizialmente differenziate: produzione del tartufo, commercializzazione e promozione turistica a esso collegata, rendendo sinergico lo sviluppo del territorio e consolidando un rapporto di qualità con il consumatore. Intanto, è in dirittura d’arrivo il regolamento sulle norme in materia di raccolta, coltivazione, commercio e tutela del consumo dei tartufi freschi o conservati in Sicilia. L’assessorato Agricoltura della Regione Siciliana, ieri ha indetto il relativo tavolo tecnico per mettere a punto la bozza del regolamento pronta per essere approvata nella prossima seduta.

I componenti del tavolo tecnico: l’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino, il dirigente generale del Dipartimento regionale agricoltura, Dario Cartabellotta e il gruppo tecnico composto da Antonino Iacono, Daniela Nifosi, Destrino Giuseppe Papia, Paolo Girgenti, Marcello Vento e Paolo Manzullo.
“La regolamentazione del tartufo in Sicilia – dichiara l’assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana, Luca Sammartino – ha l’obiettivo di proteggere il territorio, valorizzare le aree vocate e garantire un maggiore sviluppo economico, culturale, turistico, commerciale ed enogastronomico della nostra terra”. Le zone più vocate alla cerca e la coltivazione del tartufo sono i monti Iblei, Sicani, Nebrodi e le Madonie, ovvero gli areali boschivi che presentano terreni alcalini con ph superiore a 7, e che provengono dalla disgregazione di roccia dell’era mesozoica, quindi una roccia calcarea. “Ci siamo trovati in totale sinergia con l’assessore Sammartino – afferma Antonino Iacono, presidente del Centro di ricerca per la valorizzazione del tartufo e della tartuficoltura in Sicilia – e siamo sicuri che il suo lavoro saprà valorizzare questo prodotto di nicchia e rendere la nostra regione protagonista nel Mediterraneo anche per il tartufo”.
A breve sarà riconvocato il tavolo tecnico per il varo definitivo del regolamento di attuazione della relativa norma. A questo punto, tutti i cavatori o gli amanti del tartufo avranno le loro regole e anche i territori dell’entroterra siciliano potranno essere maggiormente valorizzati. Va ricordato che in Sicilia, la raccolta, la coltivazione e il commercio di questo prezioso tubero è regolamentata dalla legge regionale n. 35 del 29 dicembre 2020. In Italia, ci sono circa 60 specie di tartufo, ma solo 9 sono commestibili e commercializzabili. In particolare, gli studi effettuati nel territorio boschivo siciliano evidenziano la presenza di quasi tutte le nove specie di tartufo commerciabili.
Il Dipartimento regionale dell’Agricoltura ha creato una task force a Cianciana (Agrigento) per lo sviluppo del tartufo in Sicilia dove il dott. Giuseppe Papia ricopre la posizione organizzativa per l’applicazione normativa regionale dei tartufi. L’ufficio è aperto al pubblico tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 14.30 e il mercoledì pomeriggio dalle 15.30 alle 18.30
La presenza di tante specie di tartufo è dovuta alla diversa varietà di ambienti presenti nelle diverse quote altimetriche ed esposizioni delle zone montane calcaree. La presenza di vari ambienti, dove sono state rilevate varie specie spontanee di tartufo, auspicano l’avvio di una razionale tartuficoltura. Oggi la tartuficoltura è una attività agricola ormai acquisita che può dare risultati produttivi soddisfacenti garantendo la salvaguardia delle tartufaie naturali esistenti e ad impiantare nuove tartufaie, in terreni di comprovata vocazionalità, utilizzando materiale forestale e tartufo autoctono.
In Sicilia, le tartufaie sono così classificate
tartufaia naturale: una qualsiasi formazione vegetale di origine naturale, ivi comprese le piante singole, che produce spontaneamente tartufi;
tartufaia controllata: una tartufaia naturale su fondo privato oggetto di miglioramenti mediante operazioni di incremento del 20% e lavorazioni agronomiche;
tartufaia coltivata: un impianto specializzato, realizzato ex novo con piante tartufigene la cui micorrizazione sia certificata, disposte con sesto regolare e sottoposte a cure colturali ricorrenti.