Terrà

Coltura miglioratrice
La cicerchia, ecco perchè bisogna riscoprire la coltivazione di questo legume

di NinoSutera*

La pianta è molto simile a quella dei ceci, ma la cicerchia è ancora più resistente a climi torridi e secchi e terreni inospitali. Per questo motivo e per il fatto che, a differenza degli altri legumi, non necessita di molta acqua per la cottura, la cicerchia era, insieme alle patate e alle cipolle, una delle poche cose che si trovavano facilmente da mangiare anche in tempi di carestia. Quindi, il legume è sempre stato associato a un tipo di cibo povero. Tra i legumi più antichi della tradizione culinaria italiana, la cicerchia ha già nelle varianti del suo nome tutta la sua unicità.

Lathiros in greco, cicerula in latino, detta anche pisello d’India o pisello d’erba, la cicerchia, piccolo legume che assomiglia ad un sassolino per la sua forma irregolare, possiede un sapore particolare, molto vicino a quello della fava e del pisello, ma è proprio questa somiglianza unita alle sue note di unicità che la rende così particolare alle papille gustative di chi l’assaggia. In Sicilia la cicerchia è coltivata da svariati secoli. Testimonianze documentali attestano la presenza di legumi sin dal 4° secolo nella città siculo-ellenica di Morgantina. In una delibera municipale del 1853 nel determinare le “mete”, cioè i valori di una determinata quantità di prodotti agricoli, di frumento, orzo, fave e ceci, veniva indicata anche la “meta” dei “circionoli”. Si può ipotizzare, sia per assonanza fonetica sia per esclusione degli altri prodotti agricoli già considerati, che si trattasse della cicerchia.

Nell’Isola, la cicerchia è coltivata principalmente in due aree: nella parte sud-orientale, sull’altopiano Ibleo il territorio del comune di Licodia Eubea (CT), e nell’area interna della Sicilia, principalmente in due comuni dell’ennese: Aidone e Nicosia

L’auspicio è quello di riscoprire e valorizzare la coltivazione di questa specie, incoraggiata dalla “riscoperta” da parte dei consumatori di prodotti alimentari tradizionalmente conosciuti, ma pressoché scomparsi dal mercato nel corso degli ultimi anni a seguito della modernizzazione dell’agricoltura .
In Sicilia la cicerchia è conosciuta con diversi nomi: Ciciruòcculu, Rumanedda, Ianga ‘e vecchia (molare di anziana, per via della forma dei semi). Nell’Isola, la cicerchia è coltivata principalmente in due aree: nella parte sud-orientale, sull’altopiano Ibleo il territorio del comune di Licodia Eubea (CT), e nell’area interna della Sicilia, principalmente in due comuni dell’ennese: Aidone e Nicosia. Le azioni condotte sono indirizzate alla caratterizzazione di germoplasma di cicerchia, leguminose da granella a rischio di erosione genetica nel territorio siciliano. I risultati di una ricerca condotta dal CREA hanno evidenziato un elevato contenuto proteico (mediamente 27-28%), un elevato contenuto di fibre solubili ed insolubili (5-7%), un buon contenuto in minerali, un bassissimo contenuto in grassi e zuccheri semplici.

Accanto ai prodotti tradizionali salati (crespelle, crepes, frittelle, torte salate, polpette, contorni) e dolci (crostate, torte, biscotti, chiacchiere, budino) preparati con farina di cicerchia, da parte del CREA-CI di Acireale è stato sviluppato un pane fortificato col 10% di farina di cicerchia ad alto contenuto in fibre.
Le ricadute per i consumatori sono molto importanti, in quanto la cicerchia è uno dei legumi più antichi, riscoperta negli ultimi anni per il suo sapore delicato e gli alti valori proteici che la rendono una valida alternativa a fagioli e lenticchie. Come gran parte dei legumi, ha un elevato contenuto proteico (26 – 30%), è ricca di fibre (4 – 7%), calcio, fosforo, potassio, polifenoli e vitamine del gruppo B; ha un buon livello di carboidrati (48-55%) ed un contenuto di grassi veramente basso (0,5 – 2,5 %).

Benefici dal consumo

I benefici derivanti dal consumo della cicerchia interessano diversi distretti del nostro organismo:

Digestione: il loro consumo favorisce la digestione ed il metabolismo.
Intestino: le fibre contenute in questo legume aiutano a contrastare la stitichezza favorendo la peristalsi intestinale.

Ossa, muscoli e denti: le cicerchie fortificano ossa e denti ed aiuta il tono muscolare.

Ipocolesterolemizzante: grazie alla presenza di fibre, le cicerchie sono utili per ridurre i livelli di colesterolo nel sangue. Di conseguenza, apportano benefici al nostro sistema cardiovascolare.


Le ricadute per l’ambiente sono molto positive, in quanto la cicerchia è una coltura miglioratrice ed è da considerare un’ottima precessione per la coltura che la segue nell’avvicendamento, in quanto lascia il terreno in ottime condizioni generali di fertilità. In particolare, come tutte le leguminose, a seguito dell’attività azotofissativa simbiotica, arricchisce il terreno di azoto in forme (minerale + organica a pronta mineralizzazione) che risultano direttamente utilizzabili dalla coltura successiva. La quantità di azoto che una coltura di cicerchia lascia nel suolo è dell’ordine di 25-40 kg/ha, in funzione del maggiore o minore sviluppo vegetativo raggiunto; tale quantità può essere detratta dalla dose di concimazione azotata della coltura seguente.

*Funzionario responsabile Osservatorio Neorurale

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