Lo scenario
Il latte in Sicilia: se il bovino piange, l’ovino sorride
Se si parla di latte, la Sicilia è decisamente divisa in due. Perché se nella parte orientale si produce quasi esclusivamente latte bovino, dall’altra parte la produzione è quasi del tutto ovino. La differenza è dovuta a tanti fattori, a cominciare da quelli legati alle tradizioni agricole e zootecniche, al clim, alla tipologia dei terreni, per passare poi al tipo di foraggi disponibili per gli animali.
“Nella Sicilia orientale la produzione di latte bovino è prevalentemente collocata nel Ragusano – afferma a Terrà il Massimo Todaro, docente di Nutrizione e alimentazione animale all’Università di Palermo – dove si trovano le aziende più all’avanguardia, quelle che hanno una storia che va indietro negli anni, nelle quali viene prodotto non sono latte destinato a uso alimentare, ma anche quello che servirà per i caseifici. Opportuno ricordare che dal latte ragusano si produce il formaggio Ragusano DOP”.
Nella fotografia tracciata da Todaro, la storia che riguarda le zone di Palermo, Trapani e Agrigento è completamente diversa: “Qui, la produzione di latte ovino è quella prevalente, grazie alla presenza di allevamenti di pecore di razza Valle del Belice (oltre 70mila capi, ndr), che vivono e si alimentano su terreni più marginali”.
L’allevamento delle vacche, rispetto a quello del pecore, è meno legato al pascolo e ha bisogno di maggiori risorse, a cominciare dall’allestimento di stalle attrezzate, dalla presenza di mungitrici meccaniche, oggi sempre di più sostituite dai robot di mungitura, dall’utilizzo di mangimi concentrati completi, dalla presenza di terreni fertili e coltivabili. L’allevamento delle pecore, invece, non prevede necessariamente la presenza di strutture avanzate, servono meno risorse per il loro allevamento e il legame con il pascolo è stretto e imprescindibile. Inoltre, se il latte di vacca può avere la doppia utilizzazione, alimentare e destinato alla trasformazione, il latte di pecora ha un’unica destinazione: diventare formaggio.
Oggi però le due produzioni vivono una vita completamente diversa anche da un punto di vista economico, come spiega ancora Todaro: “Il settore della zootecnia da latte vaccino è in forte crisi, le aziende sono in perdita perché da un anno il prezzo del latte per litro è di circa 0,46 centesimi, mentre i costi di produzione fanno si che, agli allevatori, il latte costi 0,52 centesimi a litro, una perdita dunque di almeno 0,6 centesimi per litro”. Tutta colpa dell’incremento del costo delle materie prime e dei costi energetici, considerando il fatto che la maggior parte di queste aziende sono fortemente energivore.
Ad un aumento dei costi di produzione però non è corrisposto un incremento del prezzo del latte e le produzioni non possono essere abbassate perché le bovine di razza Frisona, per esempio, grandi produttrici di latte, allevate in questo tipo di aziende producono fino a 40-50 litri di latte al giorno e fermarle, alimentarle meno, senza i concentrati, significherebbe rischiare il capitale, rappresentato dallo stesso animale. “Non so fino a quando gli allevatori riusciranno a tirare la cinghia – scandisce il docente universitario – le iniziative a supporto sono state avviate, ma le risorse non sono ancora arrivate”. Situazione completamente diversa nel settore del latte ovino, che si sta prendendo una rivincita sul diretto concorrente bovino. Se il costo dei terreni a pascolo e i costi dei foraggi non sono particolarmente aumentati, si è registrato un aumento considerevole invece del prezzo di vendita per litro di latte, che in due anni è passato da 0,80 a 1,40 euro.
Come mai questa impennata? “In Italia il prezzo lo fa la Sardegna che, sul suo territorio regionale ha quasi 3 milioni di pecore e la cui produzione è quasi totalmente destinata alla produzione del formaggio Pecorino Romano DOP. Poiché negli ultimi due anni il prezzo di vendita del Pecorino Romano DOP è in continua ascesa, tutto il latte prodotto in Sardegna viene trasformato in loco e non viene più esportato al di fuori dei confini regionali, particolarmente nel Lazio e Toscana. Pertanto nell’Italia centro-settentrionale c’è una grande richiesta di latte ovino il cui fabbisogno viene coperto quasi esclusivamente da latte proveniente dalla Sicilia, ma anche dalla Francia e dalla Grecia, ovviamente pagato ad un prezzo che a volte ha sfiorato i 2 euro/litro. Prezzi incredibili per gli allevatori siciliani che hanno indirizzato gran parte del loro prodotto verso il nord Italia”. La Sicilia, dopo la Sardegna, è la seconda regione italiana per numero di allevamenti ovini (8190) e, per numero di capi allevati (666.263). A produrre esclusivamente latte sono 1132 allevamenti, con un impegno di oltre 230mila animali.
Patrimonio zootecnico ovino
n° allevamenti ovini | 8.190 (10,15% del totale degli allevamenti italiani) |
n° capi ovini | 666.263 (11,45 % del nr di capi totali allevati in Italia) |
Orientamento produttivo latte | |
n° allevamenti ovini da latte | 1.132 |
n° ovini da latte | 236.844 |
Orientamento produttivo da carne | |
n° allevamenti ovini da carne | 5.007 |
n° Ovini da carne | 203.422 |
Razze ovine allevate e numero capi | |
Meticcio o Incrocio | 138.048 |
Valle del Belice | 71.813 |
Sarda | 4556 |
Lacaune | 1650 |
Comisana | 1415 |
Dati anagrafe zootecnica da banca dati nazionale |
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?
Post a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.