Fi.Si.Pro. e Sfinge
Grani duri antichi siciliani, priorità da tutelare. I progetti in campo
Produzione di pasta da grani duri antichi siciliani con proprietà nutraceutiche, innovazioni agronomiche da utilizzare in campo, creazione di un Sistema Qualità Integrato Cereali Sicilia e di un sistema di marketing integrato e condiviso. Sono i fattori virtuosi emersi durante il convegno “I grani duri antichi siciliani: innovazioni agronomiche ed economiche”, evento di approfondimento dei progetti Fi.Si.Pro. e Sfinge, approvati e finanziati con il contributo della Regione Sicilia nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022, che si è svolto il 10 maggio presso l’Aula Magna “Gian Pietro Ballatore” del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo.
La coltivazione dei grani duri antichi siciliani rappresenta una priorità da tutelare a causa di sfide quali la concorrenza dei paesi esteri e dei cambiamenti climatici. “Il grano antico siciliano non solo rappresenta la storia e la tradizione dell’Isola ma una risorsa da valorizzare e proteggere. Nei nostri porti e nei nostri mercati troviamo grano proveniente da paesi esteri, che non ha la stessa qualità del nostro – afferma Luca Sammartino, assessore all’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana -. Sono convinto che oggi il grano duro antico siciliano deve avere un momento di rilancio con l’utilizzo del brand Sicilia non soltanto a livello economico ma anche a livello qualitativo. I nostri consumatori devono avere la consapevolezza di scegliere un prodotto fatto dalla nostra terra, ricca di biodiversità, rispetto a quelli di cui non si conosce la provenienza”.
Output del progetto Fi.Si.Pro. è stata la pasta prodotta con grano duro antico siciliano, di Perciasacchi (varietà da conservazione), trafilata al bronzo ed essiccata a bassa temperatura, funzionalizzata con aggiunta di licopene. Dotata di capacità antiossidanti, in grado di prevenire malattie tumorali nell’organismo umano, questa sostanza è stata estratta da alcuni ecotipi siciliani di pomodoro. “Il progetto Fi.Si.Pro. svolto in collaborazione fra l’Università di Catania e l’Università di Palermo e un gruppo di aziende del territorio siciliano – spiega Luciano Cosentino, Dipartimento Di3A dell’Università degli Studi di Catania – mira a promuovere lo sviluppo e il rafforzamento della filiera dei frumenti antichi siciliani attraverso la realizzazione di attività innovative ad accresciuta sostenibilità ambientale ed il loro trasferimento su tutte le componenti della filiera, in modo da soddisfare le richieste di attori che vi operano, inclusi i consumatori finali, sempre più attenti alla salubrità e all’ecosostenibilità delle produzioni”.
Il Progetto Sfinge, invece, punta a colmare un vuoto organizzativo nella filiera cerealicola e mira alla creazione di un Sistema Qualità Integrato Cereali Sicilia (SICS), su scala regionale, che garantisca e certifichi la tracciabilità dei flussi di materiali a partire dal seme fino ad arrivare alla trasformazione in sfarinati. “Sarà implementato un Sistema Qualità ‘Cereali Sicilia BIO’ organizzato, utilizzando i processi e gli strumenti innovativi che oggi sono resi disponibili dalla tecnologia ICT (Information and Communication Technology) – anticipa Pietro Columba, Dipartimento SAAF dell’università degli Studi Di Palermo – partendo da specifiche coltivazioni BIO di cereali e di pseudocereali di interesse commerciale e nutraceutico. Il progetto ha come obiettivo generale il registrare, tracciare, trasferire e gestire informazioni e conoscenza relative ai flussi di materiali ed ai processi utilizzati dalla filiera, dalla semente fino allo sfarinato”.
Nell’ambito del Progetto Sfinge è stato sviluppato un sistema di marketing integrato e condiviso, finalizzato a rendere fruibili e identificabili gli attributi di valore e di unicità dei grani antichi siciliani e quelli innovativi della certificazione con tecnologia Blockchain. “Dallo studio condotto è emersa la rilevanza dei soggetti della filiera di operare come un unico gruppo, legato da un Codice etico condiviso e dall’adesione a regole ben precise da seguire per soddisfare i requisiti tecnico-qualitativi previsti dalla certificazione blockchain – sostiene Marzia Ingrassia, Dipartimento SAAF dell’Università degli Studi di Palermo -. Un sistema di canali di marketing integrato in cui i soggetti della filiera cooperano e non competono tra loro”.
Focus anche su Seminbio, l’innovativo sistema di semina per il contrasto delle erbe infestanti per i cereali e per le leguminose da granella. Progettato dal CREA-CI di Foggia, il sistema è in grado di simulare una semina a spaglio senza compromettere la corretta profondità di semina. “Seminbio è un metodo di semina che modifica la disposizione geometrica delle piante in campo – spiega Pasquale De Vita, del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria di Foggia – ottimizzando lo spazio per ciascuna pianta in termini di disponibilità di luce, acqua e sostanze nutritive, garantisce una maggiore azione competitiva nei confronti delle erbe infestati anche per le varietà moderne a taglia bassa. In tal modo, il sistema potrebbe contribuire a limitare il consumo di prodotti fitosanitari per il controllo delle infestanti, così come richiesto dalla UE, oltre che limitare i costi di produzione per le aziende agricole”.
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