Terrà

Lo scenario nell'Isola
Gestione dell’acqua in Sicilia: un film dell’assurdo con un finale ancora tutto da scrivere

di Gaetano Mineo

La Sicilia, terra ricca di paradossi, si trova attualmente di fronte a una situazione assurda. La diga Trinità, per dirne una, situata nel Trapanese, è una testimonianza visibile di questo paradosso. Nonostante le sue riserve siano piene, l’acqua deve essere sversata nel mare, quindi buttata via. Perché? Perché, per motivi di sicurezza, l’acqua nella diga non può raggiungere un certo livello. Livello che viene superato ogni qual volta piove. A questo punto, s’è obbligati ad aprire le paratie dell’invaso per sversare l’acqua che va a finire in mare. Uno spreco che avrà fine quando saranno effettuati i lavori per la messa in sicurezza della stessa infrastruttura.

Una situazione che sta mettendo in serie difficoltà le aziende agricole che ricadono in questo comprensorio alimentato dalla diga Trinità. Aziende che hanno chiesto di trovare una via d’uscita al neo commissario all’emergenza idrica, Dario Cartabellotta. E così, a pochi giorni dalla nomina, Cartabellotta ha convocato per domani alle 11.30 presso la sede dell’assessorato regionale dell’Agricoltura di Palermo, tra gli altri, l’autorità di Bacino del Distretto idrografico della Sicilia, il Genio civile di Trapani e la Protezione civile regionale. Tutti attorno a un tavolo, che vedrà anche la partecipazione di aziende e rappresentanti delle istituzioni locali, per dare una soluzione a questo paradosso Trinità.

Il paradosso

Il Biviere di Lentini, pur essendo colmo d’acqua, i terreni circostanti non possono essere irrigati a causa di un malfunzionamento dell’impianto di pompaggio

Poi c’è il Biviere di Lentini, un altro serbatoio di risorse idriche, un’altra situazione paradossale. Pur essendo colmo d’acqua, i terreni circostanti non possono essere irrigati a causa di un malfunzionamento dell’impianto di pompaggio. In merito, proprio nei giorni scorsi, l’assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana, Luca Sammartino, ha dato vita a un contributo straordinario di 600 mila euro in favore del Consorzio di bonifica 9 di Catania proprio per la realizzazione di due linee di pompaggio provvisorie che consentano di attingere alle acque del lago di Lentini per garantire l’approvvigionamento idrico alle aree circostanti che ricadono nella Piana di Catania.

Tornando alle dighe, anche il lago di Rosamarina, nel Palermitano, ha visto diminuire drasticamente il suo livello d’acqua a causa della siccità che ha portato la Sicilia a essere etichettata come “zona rossa”. Stesso copione per la diga Ancipa nell’Ennese che serve la Sicilia centrale fino ad Agrigento e alla Piana di Catania e dove sono presenti solo poco più di 8 milioni di metri cubi d’acqua che potrebbero bastare per altri circa altri 4-5 mesi. Certo, c’è da dire che non tutta la colpa di questa scarsità idrica può essere addossata al cambiamento climatico che, indubbiamente, ne è il maggiore protagonista e con cui si dovranno fare i conti per i prossimi decenni. Perché va detto, l’annosa questione della manutenzione delle infrastrutture irrigue è viva da oltre quarant’anni.

Con l’aggravante, che la maggior parte delle dighe siciliane sono state realizzate prima del 1963, anno del disastro del Vajont. Un evento tragico che ha segnato una svolta nella storia della progettazione e gestione delle dighe in Italia e nel mondo. Questo significa che le infrastrutture idriche siciliane potrebbero presentare vulnerabilità sconosciute o sottovalutate, aumentando il rischio di incidenti. Per non parlare del fatto che la Sicilia è una regione ad alta sismicità e soggetta a fenomeni franosi. A fare tutto il resto, pensa il cambiamento climatico, che sta aumentando l’intensità e la frequenza di eventi meteorologici estremi, come bombe d’acqua e siccità, che possono mettere a rischio la stabilità delle dighe.

Il commissario all’emergenza idrica, Dario Cartabellotta

Per accendere i riflettori su questo scenario, è sbarcata in Sicilia un troupe di Euronews, il canale televisivo d’informazione che copre gli avvenimenti del mondo da una prospettiva europea e trasmette in quasi tutta Europa e complessivamente in 155 paesi in tutto il mondo. “A causa delle scarse precipitazioni del livello dell’acqua nelle dighe è diminuito drasticamente – ha detto ai microfoni di Euronws, Cartabellotta -. Piove poco, piogge concentrate in pochissimi periodi durante l’anno e con il caldo che c’è le dighe vengono svuotate. Abbiamo avuto temperature superiori a 45 gradi, uno stato che ha fatto registrare, mediamente, la presenza del 20 per cento dell’acqua nelle dighe rispetto alla loro capienza”.

Non colpisce solo aziende agricole, questa siccità. Infatti si profilano tempi duri pure per i cittadini che già cominciano a ricevere l’acqua col contagocce. “Circa il 10%-15% dell’acqua è già razionata in 55 comuni – ha spiegato a Euronews Massimo Burruano, direttore operativo di Siciliacque -. Tuttavia, a partire da lunedì 4 marzo, il razionamento dell’acqua sarà attuato in oltre 93 comuni, interessando 850mila residenti”. Secondo Burruano, in alcuni casi, “il razionamento potrebbe raggiungere il 45%”. Per affrontare questa situazione, è fondamentale un approccio sistemico e sostenibile alla gestione delle risorse idriche. Dalla manutenzione delle infrastrutture alla promozione di pratiche agricole più efficienti, occorre un impegno condiviso per garantire che l’acqua in Sicilia non vada sprecata, ma sia utilizzata in modo responsabile per il beneficio di tutti i suoi abitanti e dell’ambiente circostante.

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