Terrà

Progetto fondi Psr Sicilia
Ciliegia Dop dell’Etna, l’unione fa la forza: la rivoluzione delle innovazioni sostenibili

Una trasformazione epocale che riguarda un’intera filiera e promette il suo rinnovamento grazie al lavoro di un gruppo operativo, un Consorzio di tutela, che va avanti ogni giorno per dare risalto al marchio della Ciliegia DOP dell’Etna. Un obiettivo ambizioso di potenziamento della produzione, portato avanti da un gruppo di aziende private, ma anche da enti di ricerca come il Centro studi di economia applicata all’ingegneria (CSEI) e l’università degli studi di Catania, che hanno permesso l’introduzione di innovazioni che hanno già dato risultati tangibili. In sostanza, si va verso una rivoluzione dell’intera filiera, partendo dalle caratteristiche uniche di un territorio e di un frutto che della ricchezza della terra si nutre.

La sfida, portata avanti grazie ai fondi del Psr Sicilia 2014/22 (Misura 16.1, Sottomisura 16.1), è partita dall’obiettivo di rafforzare tutta la filiera a partire da una serie di difficoltà obiettive: la diversità genetica, le avversità biotiche e ovviamente il cambiamento climatico, che corre a un ritmo inarrestabile. Sfide di questi anni che hanno fatto si che al progetto ci si avvicinasse con approcci specifici. Partendo da queste considerazioni, le innovazioni che sono state apportate hanno riguardato innanzitutto la selezione di cloni di varietà Dop della varietà Mastrantonio, la produzione sui campi con l’utilizzo di tecniche ecologicamente ed economicamente sostenibili, l’utilizzo di portinnesti innovativi per gestire l’habitus vegetativo delle piante al fine anche di proteggerlo da due insetti carpofagi delle ciliegie, la Drosophila suzukii e la Ragholetis cerasi, e ancora la messa in campo di tecniche di irrigazione di precisione per ridurre i consumi idrici, ma ottenere sempre e comunque frutti a elevata qualità.

Il progetto ha preso il via con la creazione di un campo di piante madri di Mastrantonio, una delle qualità regine dell’Etna, che si caratterizza per un colore rosso brillante, una pezzatura che varia dal medio al grosso e una polpa croccante e zuccherina. La creazione del campo è stata fatta per assicurare omogeneità e qualità futura alla varietà, così da potere distribuire agli agricoltori un patrimonio comune per la propagazione, utilizzando anche i portinnesti che hanno ridotto sensibilmente i tempi di improduttività della pianta. Inoltre, le tecniche di irrigazione di precisione hanno portato a una significativa riduzione dei consumi idrici.

E si è fatta Rete, perché i professionisti di settore sono stati coinvolti attivamente nel processo. Le aziende partner hanno partecipato alla gestione agronomica ordinaria, alle prove di irrigazione deficitaria e alla lotta biologica, sono state proprio tre di loro a mettere a disposizione i loro spazi, per avere dei campi dimostrativi in contesti ambientali e territoriali diversi. I risultati del progetto sono stati poi diffusi attraverso diverse piattaforme, tra cui webinar, social media e convegni nazionali. Gli atti di convegno e le pubblicazioni scientifiche hanno contribuito a condividere le innovazioni sviluppate. Il valore aggiunto sta nel fatto che le innovazioni sviluppate sono trasferibili in diverse realtà pedoclimatiche e altimetriche.

Il gruppo di lavoro, capofila Consorzio per la Tutela della Ciliegia dell’Etna DOP

La lotta biologica e le tecniche agronomiche possono essere infatti replicate con successo in altre coltivazioni e i risultati del progetto hanno creato valore di mercato attraverso la specializzazione degli impianti, migliorando il gusto, il colore e la consistenza della ciliegia. Si è guardato anche al prolungamento della shelf-life in fase di post raccolto, lavorando sui trasformati della ciliegia, al fine di individuare il confezionamento migliore e aumentare le caratteristiche naturali del prodotto fresco. Il progetto del Gruppo Operativo ha dunque rappresentato una svolta per la filiera della Ciliegia Dop dell’Etna, introducendo innovazioni sostenibili che promettono di elevare la qualità della produzione e rendere la coltivazione più resiliente alle sfide ambientali e biologiche. Altro successo: la filiera ne è uscita rinforzata e più unita e questo potrà essere utile per il rilancio del settore.

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