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Servizio Fitosanitario
Agrumi, rinvenuto in Sicilia prezioso alleato per controllo biologico dell’aleirode spinoso

Da quasi due anni è giunto in Sicilia un nuovo insetto fitofago, che potrebbe rappresentare una seria minaccia per l’agrumicoltura dell’isola. Si tratta dell’aleirode Aleurocanthus spiniferus (aleirode spinoso degli agrumi), specie di origine esotica, già segnalata in Italia nel 2008 in un agrumeto del Salento (Puglia). La specie, originaria dell’estremo oriente (venne descritta in Giappone nel 1903), si è nel tempo diffusa in Australia, Africa, America e in alcune nazioni Europee. Dopo la prima segnalazione in Puglia, negli anni successivi A. spiniferus si è diffuso in tutta la penisola su svariate piante ospiti. Si tratta, infatti, di una specie polifaga (sono oltre un centinaio le specie sulle quali è stato rinvenuto), facilmente adattabile a svariate condizioni climatiche e ambientali. Nel 2021 nel centro di Catania è stata intercettata la prima infestazione (subito eradicata dal Servizio Fitosanitario) di A. spiniferus su piante di arancio amaro ornamentale.

In seguito, il parassita è stato intercettato, sempre su arancio amaro, nei centri cittadini di Siracusa e Palermo. Tuttavia, la più pericolosa infestazione è stata quella registrata in agrumeti commerciali nel territorio compreso tra Caltagirone e Grammichele, ai margini quindi del più importante comprensorio agrumicolo dell’isola e dell’Italia. Per la sua potenziale pericolosità, l’aleirode spinoso è stato inserito dalla Eppo (European and Mediterranean Plant Protection Organization) nella lista (A2) degli organismi di cui si raccomanda l’adozione di misure di quarantena e nell’elenco delle piante per le quali è proibita l’introduzione e la diffusione nell’Unione europea, se provenienti dalle predette zone di quarantena (Eu Annex II/A1). Non si conosce la modalità con cui l’insetto è giunto nella penisola italiana (peraltro, primo paese europeo in cui è avvenuta l’introduzione), ma è molto probabile che ciò sia avvenuto attraverso l’importazione di materiale vegetale, ovvero con il trasporto passivo da parte di mezzi di lunga percorrenza.

Il danno causato dall’insetto non è tanto determinato dall’asportazione di linfa e nutrienti della pianta, cosa che comunque può risultare negativa nelle piante giovani, piuttosto dalla produzione di copiose quantità di melata sulle quali si stabiliscono e sviluppano funghi saprofiti che si manifestano come fumaggine. La presenza della fumaggine, abbassa la capacità fotosintetizzante della pianta e, imbrattando i frutti, ne diminuisce drasticamente il suo valore commerciale, rendendoli invendibili o obbligando la loro vendita al meno redditizio mercato dei succhi industriali. La difesa degli agrumi da questo parassita è difficilissima. Infatti, gli insetticidi spesso si rivelano parzialmente inefficaci, in quanto riescono apparentemente ad attenuare l’infestazione solo per pochi giorni. Quest’ultimi, per essere efficaci, dovrebbero essere orientati verso gli stadi giovanili più giovani, obiettivo molto difficile da perseguire a causa della sovrapposizione delle generazioni.

Spesso l’adozione di una strategia basata esclusivamente prodotti fitosanitari si rivela peggiorativa, in quanto a fare le spese dei trattamenti insetticidi sono soprattutto gli antagonisti naturali. Fino ad oggi, le ricerche di campo che avevano come obiettivo quello di individuare eventuali nemici naturali di A. spiniferus, non si sono rivelate particolarmente incoraggianti. Alcuni studi eseguiti in Puglia e in Campania sono stati segnalati solo predatori occasionali non in grado di contenere le popolazioni dell’aleirode, ovvero i Coccinellidi predatori Clitostethus arcuatus, Delphastus catilinae e Oenopia conglobata. Nessun Imenottero parassitoide è stato mai rinvenuto nella penisola italiana. Dalla fine del 2021, è stata intrapresa un’attività d’indagine con cadenza bisettimanale nei focolai d’infestazione, al fine di monitorare il ciclo biologico e l’andamento dell’infestazione di A. spiniferus, nonché per verificare la presenza di nemici naturali dello stesso.

Nel corso delle investigazioni, sono stati rinvenuti diversi insetti che in bibliografia sono riportati come entomofagi generici tra i quali rientrano anche gli aleirodidi. Tra essi, l’Eterottero Miride Campyloneura virgula e il Reduviide Zelus renardii, nonché i Coleotteri Coccinellidi Chilocorus bipustulatus, Cryptolaemus montrouzieri, Nephus sp. e Clitostethus arcuatus. Ad eccezione di C. virgula, rinvenuto in buona quantità nel periodo da marzo a maggio, gli altri predatori sono stati osservati in maniera sporadica e limitata a pochi esemplari durante tutto il periodo primaverile-estivo. A partire da fine aprile, il ritrovamento più interessante è stato un ulteriore Coccinellide, che i primi esami morfologici hanno permesso di identificare come appartenente al genere Serangium (Coleoptera, Coccinellidae, Microweiseinae, Seranginii). Ulteriori studi, morfologici e molecolari, hanno permesso di identificare la specie in Serangium montazerii Fürsch, una specie originaria del subcontinente indiano, giunta fino al Mediterraneo attraverso una serie di importazioni di esemplari eseguite da ricercatori georgiani e francesi negli anni 70’-80’ per il controllo di Dialeurodes citri, e che si è successivamente diffuso spontaneamente.

S. montazerii è un coccinellide specializzato soprattutto nella predazione di uova e stadi giovanili di aleirodidi. In Turchia, Israele e Giordania è stato impiegato anche nel controllo di Bemisia tabaci. Si accenna al fatto che la specie venne inizialmente identificata come Serangium parcesetosum e solo successivamente come S. montazerii, dopo aver individuato alcuni caratteri morfologici che distinguevano le due specie. La specializzazione del coccinellide e la voracità nei confronti degli aleirodidi, segnalata in diverse ricerche scientifiche, ne fanno un potenziale candidato per il controllo di A. spiniferus, nonché di altri aleirodidi infestanti sia gli agrumi (Aleurothrixus floccosus, Paraleirodes minei, D. citri, Parabemisia miricae) che orticole da serra (Bemisia tabaci).

Il coccinellide si alimenta delle uova e dei primi 3 stadi giovanili di aleirodidi. Attualmente, una popolazione di S. montazerii è in allevamento presso i laboratori del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania. La scoperta è di particolare importanza, in considerazione delle difficoltà di controllo dell’aleirode con strumenti classici, quali ad esempio l’uso di insetticidi. Per quanto riguarda altri nemici naturali, il parassitoide di maggior successo utilizzato nel mondo per la lotta biologica di A. spiniferus è l’imenottero Encarsia smithi, che sembrerebbe non essere presente nel territorio italiano.

Riccardo Agostino Tumminelli, Domenico Carta e Sebastiano Vecchio (Servizio Fitosanitario Regionale) –Giuseppe Eros Massimino Cocuzza, Francesco Frisenna – Dipartimento di agricoltura, alimentazione e ambiente dell’Università di Catania

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