Terrà

Il progetto Inno.Malto
Verso una filiera brassicola siciliana. Ma nell’Isola serve una malteria

di Luca Traina*

Il partenariato protagonista del progetto Inno.Malto, insieme ad altri soggetti, si è confrontato per fare il punto sullo stato dell’arte del progetto che ormai si avvia alla conclusione. Ad ospitare l’evento, il Birrificio 24 Baroni di Nicosia in provincia di Enna, partner del progetto in questione finanziato dalla sottomisura 16.1 “Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura” del PSR Sicilia 2014-2022.

Presenti i rappresentati di tutto il partenariato così come anche alcuni dirigenti e funzionari dell’assessorato dell’Agricoltura della Regione Siciliana, tra cui il dirigente dell’IPA di Siracusa. Presente anche il Aldo Todaro dell’Università di Palermo che sta collaborando con Cristina Restuccia (responsabile scientifica del progetto Inno.Malto) dell’Università di Catania, alla realizzazione di alcune prove con l’utilizzo di lieviti innovativi. Ad aprire i lavori, Nino Drago (dirigente dell’Area 3 del dipartimento Agricoltura). Innanzitutto sono state descritte le birre ottenute per scopi dimostrativi nell’ambito del progetto e realizzate dai birrifici partner con l’utilizzo del malto proveniente dai campi dimostrativi di orzo distico e grani antichi siciliani coltivati negli anni precedenti dalle aziende agricole partner e maltati in una malteria delle Marche.

Un momento dell’evento

In particolare, io ho descritto la birra ottenuta con l’85% di malto Pilsner proveniente dalla varietà di orzo Fortuna e il 15% di malto proveniente dal grano antico siciliano Timilia. Salvatore Blandi della Società agricola Irias s.n.c. di Blandi Sergio e Blandi Fabrizio di Torrenova, hanno parlato della propria birra dove è presente il 55% di orzo Pilsner della varietà di orzo Fandaga in miscela con il 22,5% di grano duro Bidì e il 22,5% di grano tenero Maiorca. Giacomo e Antonio Consentino del Birrificio 24 Baroni, invece, hanno raccontato la birra di propria produzione ottenuta con una miscela del 60% di malto Vienna della varietà d’orzo RGT Planet, del 35% di malto Monaco della varietà Concerto e del 5% di malto di grano duro Perciasacchi.

La presenza dei rappresentanti siciliani degli esperti assaggiatori di Unionbirrai Massimo Galli e Maurizio Di Rosa ha permesso una degustazione guidata da cui è emersa la spiccata corrispondenza tra gli orzi e i grani antichi coltivati in Sicilia ed utilizzati per le prove, ed i profili sensoriali di tutte e tre le birre. Il confronto ha rimarcato le motivazioni che hanno portato ad aggregare attorno ad un’idea i soggetti che costituiscono il Gruppo Operativo “Malto siculo” e cioè quella di costituire una filiera brassicola interamente siciliana. Il valore aggiunto intrinseco che il brand Sicilia può dare ad un prodotto interamente realizzato nella nostra regione, partendo dalle materie prime, spinge le aziende del settore a ricercare le innovazioni che il mondo scientifico detiene e che attraverso la mis. 16.1 vengono trasferite e rese disponibili alla comunità.

Il progetto in sintesi

– diversificazione colturale per le aziende cerealicole delle aree interne

– possibilità di chiusura di contratti di filiera;

– approccio competitivo delle aziende agricole;

– costituzione di una filiera brassicola siciliana;

– ottenimento di un prodotto finale che porti dentro di sé la storia, la cultura, le tradizioni, l’immagine della Sicilia.

Il settore in Italia ha visto negli ultimi 7 anni un aumento del 104% dei birrifici artigianali per un numero di 1.326 e di questi il 22% agricoli corrispondente a 290 aziende agricole che hanno deciso di diversificare le proprie produzioni (nel 2015 erano una ottantina). Anche la Sicilia ha seguito gli stessi trend. Attualmente nella regione sono presenti circa 70 birrifici artigianali, agricoli, brew pub e beer firm. Questo aumento esponenziale ha fatto crescere l’interesse verso le tematiche affrontate dal progetto da parte di tutti gli attori della filiera. E’ per questo che diventa necessario che le istituzioni accendano un faro verso questo settore per governarlo e guidarlo verso una produzione quanto più legata al territorio con la chiusura della filiera in Sicilia. Ma per realizzare appieno questo obiettivo non si può prescindere dalla costruzione di una malteria in Sicilia e dalla produzione di luppolo siciliano come chiedono gli stessi protagonisti del progetto.

“In Sicilia esistono diversi birrifici artigianali e agricoli ma non c’è una malteria – ha detto Drago -. Da qui la necessità di realizzarne una che possa essere a supporto dei piccoli opifici, magari attingendo a fondi del PSR, anziché essere costretti a trasportare il prodotto da maltare al centro/nord Italia creando diseconomie per le aziende, notevole impatto ambientale per i trasporti e la perdita del valore aggiunto della trasformazione Inoltre la produzione del luppolo andrebbe intensificata”. Un’altra proposta è l’approvazione da parte della regione di una legge sul turismo brassicolo. Come ha evidenziato Massimo Galli di Unionbirrai, infatti, altre regioni italiane come Lombardia ed Emilia Romagna si sono dotate di queste normative che hanno dato una forte accelerazione al settore. Le ultime attività del progetto Inno.Malto sono in corso di svolgimento e si prevede di completarle nei prossimi mesi per concluderle.

*Società Agricola Paul Bricius & Company S.r.l. di Vittoria (Rg) – Capofila del G.O. Malto Siculo

©RIPRODUZIONE RISERVATA





Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Post a Comment