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Il segreto che i portoghesi non volevano rivelare: enologi siciliani “spiano” l’arte del Porto

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di Giacomo Alberto Manzo*

Quando esperti siciliani (enologi, agronomi e imprenditori) decidono di attraversare l’Europa per un viaggio di studio, significa che c’è qualcosa di straordinario da scoprire. E il Portogallo, terra di antiche tradizioni vinicole e di paesaggi mozzafiato, non ha deluso le aspettative.

L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra il gruppo autonomo tecnico siciliano e alcune eccellenze del settore – dalla marsalese Puleo S.p.A., leader da oltre mezzo secolo nella progettazione di impianti enologici, alla M.D.R. di Massimo D’Aguanno fino alla JPS Cork, gigante portoghese nella produzione di tappi in sughero – ha portato alla luce connessioni profonde tra due terre mediterranee apparentemente distanti.

Il regno del sughero

Il Portogallo detiene un primato mondiale che pochi conoscono: produce il 50% del sughero globale. Un dato che assume significati profondi quando si scopre che le foreste di querce da sughero, i famosi “montados”, non sono solo una risorsa economica ma un ecosistema complesso che influenza biodiversità, ambiente e persino turismo.

La raccolta del sughero racconta una storia di sostenibilità ante litteram: ogni nove anni, la corteccia viene asportata a mano senza danneggiare la pianta, in un ciclo che può durare oltre due secoli. Una lezione di rispetto per la natura che risuona forte in tempi di cambiamenti climatici.

La Valle del Douro

I numeri della Valle del Douro fanno girare la testa: 46.000 ettari coltivati con costi d’impianto che possono superare i 25.000 euro per ettaro. Una cifra che trova giustificazione nella complessità estrema del territorio, dove i terrazzamenti “patamares” e “rittochino” ospitano circa 6.000 piante per ettaro in condizioni che sfidano le leggi della fisica agricola.

“Prima della filossera, alla fine dell’800, i vigneti erano impiantati su piccoli terrazzamenti irregolari chiamati ‘geios'”, spiegano gli esperti. “La densità era più bassa, tra 3.000 e 3.500 piante per ettaro, ma l’approccio era già quello di una viticoltura eroica”.

I costi annuali di conduzione si aggirano tra 4.500 e 5.000 euro per ettaro, con una raccolta rigorosamente manuale che rispetta la complessità del territorio. Sistemi di potatura Guyot e Cordone Speronato – sorprendentemente simili a quelli siciliani – completano un quadro di tecniche affinate nei secoli.

Il tesoro botanico di Belém

Il viaggio ha riservato una tappa inaspettata al Giardino Botanico Tropicale di Belém, a Lisbona. Creato nel 1906, questo scrigno scientifico ospita oltre 500 specie vegetali tropicali e subtropicali, alcune delle quali estinte nei loro habitat naturali. Il Ginkgo Biloba qui vegeta come testimone di ere geologiche passate, in un connubio perfetto tra ricerca e conservazione.

I vitigni autoctoni

Il vero tesoro del Portogallo vinicolo risiede nei suoi vitigni autoctoni. Per i bianchi: Alvarinho, Arinto, Loureiro regalano aromaticità uniche grazie alla componente acidica variegata. Per i rossi: Touriga Nacional, Touriga Franca, Tinta Roriz (il nostro Tempranillo) e Tinta Barroca creano vini di straordinaria complessità e struttura, dove ogni sorso racchiude secoli di tradizione.

Il vinho do Porto

È proprio in questa stupenda regione che nasce il leggendario Vinho do Porto, prelibatezza enologica divenuta simbolo dell’intero territorio lusitano. Il fiume Douro, con le sue acque che hanno scavato conche profonde nel terreno scistoso, ha regalato al Portogallo condizioni uniche per questa produzione d’eccellenza.

La magia del Porto risiede nella sua tecnica produttiva rivoluzionaria: una fermentazione incompleta del mosto, sapientemente interrotta dall’aggiunta di acquavite, seguita da un periodo di invecchiamento in botti di legno o serbatoi che può durare decenni. Questo processo unico conferisce al Porto la sua caratteristica dolcezza e un’alta gradazione alcolica che lo rende inimitabile.

Per i Porto rossi, i maestri vinificatori utilizzano principalmente Touriga Nacional, Touriga Francesa, Tinta Barroca, Tinta Roriz e Tinta Cão. Per le versioni bianche, entrano in scena Gouveio, Malvasia Fina, Rabigato e Viosinho, ciascuna con caratteristiche organolettiche specifiche che contribuiscono alla complessità finale del prodotto.

Le numerose aziende vinicole della valle offrono oggi visite guidate e degustazioni esclusive, permettendo di scoprire dal vivo i segreti di questa produzione millenaria e di comprendere perché il Porto sia diventato ambasciatore del Portogallo nel mondo.

Uomo-natura-sostenibilità

La Valle del Douro insegna che il successo vinicolo nasce dall’equilibrio perfetto tra intervento umano e rispetto ambientale. L’enoturismo che ne deriva non è solo attrazione commerciale, ma strumento di valorizzazione culturale ed economica dell’intero territorio.

Ogni sorso di vino portoghese racconta una storia millenaria, un patrimonio da tutelare e tramandare. Una lezione che i nostri esperti siciliani hanno portato a casa come bagaglio prezioso per il futuro della viticoltura mediterranea.

*Enologo

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