Terrà

Il vitigno reliquia
Il rinascimento del Vitrarolo, un tesoro enologico siciliano pronto a conquistare i grandi mercati

C’era una volta, un vitigno siciliano a bacca rossa che dava vita a un vino dal colore rosso rubino e dal profumo intenso, nel quale erano evidenti note di frutta e spezie, paragonato al Nero d’Avola. Di più: addirittura per alcuni era considerato migliore. La fillossera, il parassita che nel 1800 fece strage di viti in tutto il mondo, non risparmiò neanche questo vitigno, ma la natura preserva e tutela e l’uomo fa tesoro di questo lavoro silenzioso, ma preziosissimo. Questa è la storia del Vitrarolo, un vitigno siciliano considerato reliquia che era rimasto in pochissimi ceppi, in una zona dei Nebrodi popolata da antichi vigneti e che, grazie a un progetto dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana, nell’ultimo triennio, è stato reimpiantato nella parte occidentale dell’isola e la sua produzione ha preso o, per meglio dire, ripreso, vita dal 2019.

“Stiamo ricominciando a produrre. – spiega Bruno Fina, patron di Cantine Fina, azienda di Marsala che ha scommesso proprio su questo vitigno –. Abbiamo infatti già deciso di impiantare due ettari di queste viti, dopo questa prima fase di sperimentazione che è stata possibile grazie alla collaborazione con Francesco Pulizzi che è stato il primo a credere in questo progetto a piantare le viti sul suo terreno”. Fina ritiene “molto interessanti” le caratteristiche di questo vitigno, sia da un punto di vista enologico che viticolo. “Noi lo coltiviamo da tre anni, abbiamo vinificato una prima volta, con pochissime ceste di uva, l’anno sorso e il risultato ci era già apparso entusiasmante”.

E’ un vino rosso dal colore intenso, ricco strutturalmente, con un buon tannino che ha un altro pregio, si presta all’invecchiamento e all’essere longevo. E ancora: con sentori di prugna e frutta matura, confetture, ma anche di spezie. Fina rimarca anche che il Vitrarolo si distacca dal Nero d’Avola e che può essere una “bella novità per il mercato grazie alla presenza di tannini morbidi, alla sua corposità e al fatto che si presta a resistere nel tempo e a evolversi in affinamento in botti di legno o acciaio”. Attualmente il Vitrarolo è coltivato su duemila mq di terreno che hanno prodotto 20 quintali di uva per la produzione di 1.600 bottiglie divise a metà fra la famiglia Fina (vinificatori) e Pulizzi (conferitori delle uve).

E il mercato, questo vino, lo conoscerà ben presto, perché il suo esordio è previsto al Vinitaly. La sua prima uscita ufficiale sarà tra gli stand della Regione Siciliana dove proprio la Cantina Fina sarà presente tra i produttori siciliani, come racconta Fina: “Lo presenteremo ufficialmente per la prima volta e a chi avrà il piacere potremo farlo degustare. Sono certo che ci darà grandi soddisfazioni, abbiamo infatti già deciso di impiantare due ettari di queste viti, dopo questa prima fase di sperimentazione che è stata possibile grazie alla collaborazione con Francesco Pulizzi che è stato il primo a credere in questo progetto a piantare le viti sul suo terreno”.

Al Vitrarolo, nello stand Sicilia, è dedicato un appuntamento lunedì 15 aprile (ore 13.30) al quale parteciperanno, tra gli altri, l’assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana, Luca Sammartino e il dirigente generale del Dipartimento agricoltura della Regione Siciliana, Dario Cartabellotta. “Scommettere su questi prodotti significa riscoprire le nostre tradizioni. I vigneti sono giovani, ma con gli anni il prodotto migliora sempre e io sono sicuro che in futuro questo vino acquisterà altro carattere. Bisogna solo avere pazienza per poterlo scoprire.” chiosa Fina.

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