Nuovi modelli operativi
Demofarm, le aziende agricole “aprano” al trasferimento della innovazione
Le demofarm sono un luogo, ma anche un metodo di lavoro, dove confrontarsi in modo semplice e diretto su aspetti concreti, stimolando l’arricchimento innovativo attraverso anche la simulazione di nuovo modelli operativi che devono adattarsi ai diversi contesti e comparti produttivi, luoghi che possono contribuire a ridurre il senso di diffidenza – spesso ancora diffuso negli agricoltori – verso le nuove tecnologie.
L’olandese Roeling, fin negli anni ’80, sottolineava come la conoscenza agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto “Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola”. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento, ecettera, hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, la valorizzazione dei prodotti tipici e identitari…), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, tutela della biodiversità, habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza.
Ecco quindi che negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, e via dicendo) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione, consulenza e della ricerca, o quanto meno pubblica, dovrebbe essere la governace, per definirne priorità, strategie, obiettivi. Si parla così sempre di più di tecnici che siano animatori o facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo…).
Da almeno due secoli vengono organizzate dimostrazioni in azienda, originariamente come un modo per introdurre gli agricoltori all’innovazione, ma più recentemente anche per condividere esperienze in un ambiente da agricoltore e per supportare la co-creazione di conoscenza tra agricoltori e altri attori. Sempre più spesso, gli stessi agricoltori europei stanno aprendo le proprie aziende agricole per entrare in contatto con i loro colleghi e il pubblico, in generale, nell’ambito di strategie di sviluppo aziendale. In Europa, si è portati a considerare le demofarm come prerogativa delle aziende agricole pubbliche, ed è certamente una funzione e un ruolo adatto a questo tipo di aziende. Tuttavia, molte sono le esperienze dove, in particolare con i Gruppi Operativi e i Piani Integrati di Filiera, primarie aziende agricole di fatto svolgono questa funzione dimostrativa. L’auspicio è che le demofarm pubbliche e private si strutturino all’interno di una rete AKIS proprio al fin di amplificare l’efficacia del trasferimento della innovazione.
ll trasferimento della innovazione rimane un elemento essenziale al fine di dare prospettive alle aziende agricole che, cogliendo le opportunità delle nuove tecnologie e della gestione dei dati, possono aggiornarsi e aumentare la loro competitività. Lo sviluppo della innovazione nel settore agricolo, tuttavia, non avviene attraverso un semplice trasferimento di “tecniche”, ma attraverso l’applicazione di un modello che modifica anche il sistema gestionale e si occupa di pianificazione del lavoro, interessando in modo integrato sia le tecniche di produzione, ma anche il rapporto con la Pubblica Amministrazione nonché il marketing e il ciclo delle vendite. Diversi studi, supportati anche da specifici progetti europei, hanno accertato che la modalità con cui si trasferisce l’innovazione nel settore agricolo è cambiata nel tempo e ha sempre più bisogno di linguaggi nuovi che sappiano catturare l’attenzione dell’imprenditore agricolo, ma soprattutto stimolare la sua capacità imprenditoriale. Dalle esperienze di chi si occupa di innovazione in agricoltura sembra non più sufficiente mostrare una attrezzatura o una tecnica, ma occorre proporre un modello, un sistema innovativo applicato e funzionante. L’innovazione, per essere applicata, deve essere compresa nel suo utilizzo e conosciuta nei suoi costi da parte dell’imprenditore agricolo che può così valutare la sostenibilità economica e la sua utilità, in un nuovo modello gestionale simulato all’interno della propria azienda.
Alcune aziende agricole nelle aree virtuose, già lo fanno o hanno le potenzialità per svolgere questo ruolo di demofarm, perché dotate di vocazione e capacità organizzativa. Sono in grado infatti di dimostrare soluzioni, rivolgendosi agli imprenditori, non solo con prove sperimentali, ma anche con modelli gestionali innovativi, anche di pieno campo. Si evidenzia poi l’efficacia dell’apprendimento tra colleghi (peer to peer learning) che amplifica la sua ricaduta positiva specialmente nelle aziende agricole demofarm che diventano così un luogo di mediazione tra la ricerca e il tessuto imprenditoriale agricolo, favorendo una applicazione effettiva delle migliori tecniche e quindi una crescita innovativa del settore.
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