
Imprenditori 10 & Lode
Dalla petrolchimica all’agricoltura, la svolta di Vincenzo Barone. L’ex tecnico che parte dal Rifugio Pernamazzoni
di Veronica Bonanno
La prima tappa della storia del Rifugio Pernamazzoni inizia nel 1991, quando Vincenzo Barone insieme ad altri amici attivi nello scoutismo ne diventano i proprietari; la seconda è segnata qualche anno più tardi dalla decisione di Vincenzo di lasciare il suo lavoro come elaboratore di dati di una compagnia petrolchimica e di acquistare nel 1998 un’azienda agricola di 10 ettari a Cava d’Ispica (Ragusa), vicino al rifugio. E così Vincenzo decide di fare l’agricoltore, apprendendo dai vecchi contadini del luogo, per poter rilanciare un’attività agricola in chiave di sostenibilità, diversificazione, innovazione e multifunzionalità, sottraendo all’abbandono questo territorio ricco di biodiversità e di coltivazioni rare, un sito di importanza comunitaria (SIC) dove insistono due parchi archeologici.

Abbandonato definitivamente il lavoro di tecnico, nei primi anni 2000 comincia a dedicarsi alla conduzione della sua azienda agricola, adottando metodi di produzione biologici e tecniche di lavorazione rispettose del suolo, anche grazie al sostegno del Programma di Sviluppo Rurale Sicilia, che promuove la conservazione della biodiversità dei luoghi. In questa azienda, tra muretti a secco e terrazzamenti, corsi d’acqua e zone umide, crescono spontaneamente l’acanto, una pianta sempreverde che ha ispirato le colonne corinzie, il timo, la nepitella, il rovo, il pungitopo e l’alaterno. Successivamente Vincenzo decide di espandere l’azienda prendendo in affitto da quattro diversi proprietari altri 17 ettari di terreno, continuando così la sua opera di recupero di un’area marginale, dove impianta coltivazioni di noci, carrube, ulivi e frutta.