L'intervista
Come i giovani siciliani stanno rivoluzionando l’agricoltura. “Vera sfida è meno burocrazia”
di Dario Cataldo
I numeri non mentono: dall’ultimo report dell’assessorato regionale dell’Agricoltura della Regione Siciliana, alla Sicilia spetta la palma del primato per il numero di imprese giovanili. Un settore che oggi vale 6,3 miliardi di euro, pari al 7,7% del Pil regionale, con 240,3 mila occupati e quasi 113 mila aziende. Non c’è dubbio che si tratta di un dato incoraggiante, che premia l’impegno e la scelta di continuare a investire sui giovani. Oggi però vogliamo andare oltre i numeri (che per carità sono importanti, ma che non dicono tutto, specie se parliamo di giovani e della loro voglia di fare impresa in Sicilia, gettando con spirito di resilienza il cuore oltre l’ostacolo). Lo facciamo con Edoardo Orlando, classe ’91, titolare dell’Azienda Cored a Vizzini in provincia di Catania e presidente di Anga Sicilia, giovani di Confagricoltura.
È indubbio che specie in Sicilia c’è un ritorno dei giovani in agricoltura, stimolato anche dalle misure della programmazione comunitaria. Qual è il ruolo e la missione dei giovani di Confagricoltura giovani Sicilia e quali sono le principali attività che svolgete a sostegno dei giovani imprenditori agricoli?
“L’ Anga è l’associazione che rappresenta i giovani imprenditori agricoli aderenti a Confagricoltura. L’obiettivo primario è fare rete. Inoltre, grazie ad Enapra (l’ente di formazione di Confagricoltura), riusciamo a supportare e formare i nostri giovani imprenditori agricoli con una gamma di corsi totalmente gratuiti.
Cerchiamo anche di informare costantemente i soci di tutte le opportunità che i bandi della programmazione comunitaria offrono, tramite il costante dialogo con le sedi Confagricoltura provinciali di riferimento. Abbiamo sviluppato diverse partnership con altre associazioni. L’anno scorso, per esempio, abbiamo istituito “la festa dell’agricoltura” in collaborazione con l’Associazione Dimore Storiche Italiane, espressione di un enorme patrimonio culturale, ricco di beni architettonici, di arte, di letteratura, di musica e ovviamente, di agricoltura. Abbiamo contribuito a realizzare un corso, con cadenza annuale, in agribusiness management in collaborazione con la SDA Bocconi il cui costo per i soci Anga è al 50%”.
Quali sono le opportunità e i vantaggi che i giovani possono trovare nell’intraprendere un’attività agricola in Sicilia, sia dal punto di vista economico che sociale?
“La Sicilia è territorio di grande biodiversità. Questo permette di poter valutare con ampia scelta, cosa produrre e dove. Oltre alle colture tradizionali, alcuni dei nostri soci hanno scelto con coraggio di innovare e sperimentare nuove tecniche e colture. Alcuni hanno investito in serre con impianto in acquaponica che permette di risparmiare fino al 90% il consumo di acqua e di coltivare fuori suolo. Altri hanno deciso di coltivare frutti tropicali come il mango e l’avocado, visto il cambiamento climatico in atto. C’è poi chi semplicemente continua a produrre colture classiche, come ortaggi, cereali, olio, agrumi, vino, apportando comunque innovazione per rimanere al passo. Decidere di fare impresa in Sicilia, vuol dire non solo non abbandonare la nostra terra e i nostri terreni, ma anche valorizzare i piccoli centri, sempre più soggetti allo spopolamento. Non dimentichiamo, inoltre, che grazie all’agricoltura hanno preso vita i migliori progetti sociali: dalle fattorie didattiche con annessa pet therapy, agli orti sociali per citarne alcuni”.
Quali sono le principali difficoltà che i giovani agricoltori devono affrontare in Sicilia, in termini burocratici per l’accesso al credito, alla terra, alla formazione, ai mercati e alle politiche agricole?
“Chi fa impresa in Sicilia, come del resto in tutto il nostro Paese, sa che deve scontrarsi con una burocrazia lunga e farraginosa. Questo è il primo, se non l’ostacolo principale. Nella nostra Regione in particolare, gli anni passati hanno messo in luce vari gap nel sistema. Mi viene da pensare allo scorrimento delle domande di finanziamento del Piano di Sviluppo rurale siciliano, diventate quasi obsolete prima ancora di poter attuare gli investimenti. Siamo in un’epoca in cui tutto cambia velocemente e per poter stare al passo bisogna realizzare gli investimenti in modo più celere. Ho avuto la possibilità di confrontarmi con l’assessore regionale all’Agricoltura più volte e ci è stata garantita una maggiore velocità nell’istruttoria delle domande di finanziamento.
Questo risolverebbe gran parte dei problemi. In tal modo riusciremmo ad investire velocemente e a generare nuovo valore al passo con un mondo in continua evoluzione. L’accesso al credito è uno degli ostacoli da superare per poter iniziare un’attività. Oggi il problema principale è anche la garanzia che chiede un istituto finanziario per poter erogare un prestito. Molti non sanno che ci sono una serie di garanzie pubbliche che permettono al giovane di poter garantire il capitale richiesto senza dover necessariamente ricorrere all’aiuto di un garante fisico. Stesso discorso per l’accesso alla terra, una delle operazioni più dispendiose per l’avvio o l’ampliamento di un’attività. Ci sono poche misure, ad oggi, che consentono l’acquisto di terreni in maniera agevolata. Una questione che la nostra Regione dovrebbe attenzionare maggiormente. Sicuramente un approccio innovativo consente un’apertura a dei mercati differenti con nuove opportunità in termini economici. Un prodotto coltivato in Sicilia è sicuramente sinonimo di qualità. Se a questo aggiungiamo sostenibilità ed innovazione riusciremo a garantire una forte posizione nei mercati di riferimento. Ma non possiamo fare questo discorso per tutte le produzioni. Le ‘classiche’ sono oggi troppo soggette ad una volatilità dei prezzi ingiustificata. Quello che vorrebbero tutti i produttori è sicuramente un maggiore riconoscimento del valore del prodotto molto spesso mortificato dalla volatilità dei mercati. Una valida e fondamentale maniera per contrastare tale volatilità è metterci nella condizione di investire sulla chiusura della filiera. E non dimentichiamo i cambiamenti climatici, che ormai impattano fortemente sulle rese annuali”.
Quali sono le aspettative e le proposte per il futuro dell’agricoltura siciliana e per il rafforzamento del ruolo dei giovani nel settore?
“Ci siamo accorti, durante la pandemia e non solo, dell’indispensabilità delle produzioni agricole. Il conflitto russo ucraino poi, ha messo in evidenza l’importanza della produzione e di quanto può fare l’agricoltura anche per l’energia. Parlando di quest’ultima, abbiamo accolto con entusiasmo la possibilità di realizzare sui nostri campi degli impianti agrovoltaici che permettono di coniugare felicemente la produzione di energia rinnovabile con la coltivazione dei terreni. Non essendoci consumo di suolo, la produzione aziendale viene comunque garantita e i profitti diversificati. Quello che deve entrare nella mente delle persone é che dall’agricoltura parte ogni cosa. Senza agricoltura non c’è vita e deve essere di fondamentale importanza mettere noi giovani nella condizione di poter investire e, soprattutto, sognare in grande. Basta solo garantirci le giuste condizioni per potere dimostrare tutte le nostre capacità e la voglia di creare valore. In ogni caso, ripeto, la sfida vera è rendere meno complicato e macchinoso il settore burocratico. Solo così potremo aspettarci un roseo futuro per la nostra Sicilia”.
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