La sfida
La valorizzazione del grano siciliano: “Qualità Sicura” già conquista i primi mercati esteri
di Giuseppe Russo*
È comprensibile che molti cerealicoltori siciliani si sentano incerti riguardo alle decisioni per le prossime semine. Tuttavia, è fondamentale non lasciarsi sopraffare dallo sconforto. In questi tempi difficili, la risposta giusta è agire con determinazione e resilienza. È essenziale mantenere viva la speranza e continuare a investire nel futuro delle nostre terre.
Di certo è il momento per chiedersi come interpretare il futuro del proprio ruolo nel panorama cerealicolo regionale e nazionale, provando a guardare oltre, non solo sul piano geografico, ma anche su quello delle prospettive di un mercato globale, che comunque avrà sempre bisogno di grano. In un contesto che fa della aleatorietà, della meteorologia e della incertezza dei mercati, un determinante più che fastidioso per organizzare la filiera regionale dei cereali, bisogna concentrare le attenzioni sul come tutelare il “valore” del nostro grano.
Lo faceva già Cicerone nel 70 A.C., celebrando il grano siciliano come il migliore dell’Impero Romano, con una qualità già apprezzata ai suoi tempi. Una qualità che ancora oggi possiamo comunque rivendicare, certamente sul piano igienico sanitario, ma anche su quello della sostenibilità ambientale e su quello dell’identità storica e genetica. Ma non solo. Perché il grano tecnico, cioè quello ad alta qualità proteica, si produce anche in Sicilia.
Nasce in Sicilia la prima pasta certificata
La nostra cerealicoltura è infatti capace di esprimere, in percentuali utili, alta qualità tecnica e ce lo conferma la Rete di monitoraggio qualità del grano siciliano, che da 25 anni il Consorzio di Ricerca Ballatore porta avanti con i migliori centri di ammasso ed imprese della cerealicoltura siciliana. Lo potevamo affermare fino a ieri nei 280mila ettari coltivati, e potremo continuare a farlo nelle superfici certamente ridotte che quest’anno andranno a raccolto.
È necessario però concentrare questa qualità e premiare le filiere verticalizzate, che via via si stanno strutturando nella nostra regione, capaci di certificare e garantire questa qualità. Questa esperienza è stata già dimostrata dalla filiera “Qualità Sicura”. Nel dicembre 2021 è nato il Consorzio di tutela e valorizzazione del grano duro siciliano qualità sicura garantito dalla Regione Siciliana, e ora la Sicilia ha il primo pastificio che produce la pasta certificata “Qualità Sicura”, un’azienda di Valledolmo, nel Palermitano.
Ed i valori racchiusi in queste produzioni certificate sono tanti. Dal rispetto di protocolli colturali a basso impatto ambientale, all’assenza di glifosate e di micotossine cancerogene. La pasta certificata “Qualità Sicura” garantita dalla Regione Siciliana assicura livelli di micotossine sotto la soglia che la legge prevede per l’alimentazione per l’infanzia.
“Qualità Sicura” già conquista i mercati esteri
Inoltre, è fatta con il miglior grano proteico regionale, capace di conferire alla pasta quella tenuta di cottura tanto richiesta dai consumatori. Dentro un contesto nazionale che ha appena approvato i protocolli di “Granaio Italia” e quello più esteso della Commissione europea, che ha trasformato le raccomandazioni sui livelli delle micotossine T2 e HT2 (fino a poco tempo fa definite micotossine emergenti) come livelli obbligatori da controllare nelle materie prime e nei derivati dei cereali, la pasta “Qualità Sicura” garantita dalla Regione Siciliana è un concentrato di informazioni e significati che aspirano ad essere premiati dal consumatore più esigente. Lo confermano i primi lotti di pasta prodotti che si sono guadagnati mercati internazionali come la Repubblica Ceca, la Bulgaria, il Belgio.
E a livello locale, il prodotto, ancora naturalmente poco presente sullo scaffale (ma ci auguriamo possa crescere presto), si piazza ad un prezzo di 1,20 euro al mezzo chilo, più che concorrenziale per le garanzie che fornisce. Il marchio “Qualità Sicura, insieme al “Valore Sicilia”, una certificazione quest’ultima conseguito anche dal Gruppo operativo “Cereali e Pseudocereali Bio delle Madonie”, titolare del progetto Sfinge (finanziato a valere della misura 16.1 del PSR Sicilia e che punta alla certificazione blockchain della tracciabilità della filiera cerealicola siciliana), diventa un requisito territoriale da raccontare al mercato nel modo opportuno.
Carta del valore del grano siciliano
Questo è il motivo per il quale il Distretto produttivo cereali Sicilia, che il 16 ottobre insedia il proprio organo gestionale, la Rete di imprese cereali Sicilia (REC-S), ha fatto della Carta del valore del grano siciliano un punto fermo sul quale costruire i programmi futuri di promozione, innovazione e sviluppo per la cerealicoltura regionale. Perché riconoscere il valore e promuoverlo (questo significa “valorizzare”), ma soprattutto saperlo raccontare bene ai consumatori, non è solo un atto di marketing ma è anche un dovere morale e culturale, che noi tutti dovremmo percepire come necessario per tutelare non solo la nostra economia ma anche la nostra storia.
*Biologo, ricercatore Consorzio di ricerca Gian Pietro Ballatore – presidente Distretto produttivo cereali Sicilia
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?
Post a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.