Biodistretti, esempi concreti di sviluppo armonico e sostenibile
Innovazione, agricoltura sociale, turismo e cooperazione sono stati i temi sviluppati nel corso di due convegni dedicati ai biodistretti come strumento di cooperazione per lo sviluppo sostenibile dei territori che si sono tenuti ad Agrigento nelle giornate del 15 e il 16 dicembre, nella sede del centro eventi Stelai, nel cuore della Valle dei Templi. Di “Innovazione e Biodistretti” si è parlato venerdì 15 dicembre, mentre il tema dell’incontro del 16 dicembre è stato centrato su “Biodistretti, un laboratorio speciale per l’agricoltura sociale”.
In entrambi i convegni un’attenta platea di giovani che, nell’interlocuzione con i relatori, hanno posto sul tappeto tematiche di grandi attualità come i cambiamenti climatici e la tutela delle risorse naturali, del territorio e del paesaggio. Tutti temi cari a chi come Salvatore Ciulla, agronomo e titolare dell’azienda capofila dell’Ats “Bio & Slow” porta avanti il progetto finanziato dalla Misura 16 – Sottomisura 16.3 nell’ambito della “Cooperazione tra piccoli operatori per organizzare processi di lavoro in comune e condividere impianti e risorse, nonché per lo sviluppo e la commercializzazione del turismo”.
“L’agricoltura biologica – ha ricordato Ciulla – è il fulcro intorno al quale ruotano le altre attività di un biodistretto dove lo sviluppo di un territorio capace di nuova attrattività deve avvenire in modo armonico e con la massima attenzione alla sostenibilità”. Su queste tematiche, appunto, si sono inseriti i due incontri di Agrigento che sono stati l’occasione per discutere di cooperazione tra operatori dell’agricoltura, del turismo in Sicilia insieme agli esperti del settore della sostenibilità e ai rappresentanti delle amministrazioni locali coinvolte in percorsi “slow” che hanno condiviso le loro esperienze concrete.
Alla base dei biodistretti, territori in cui si creano relazioni costruttive tra agricoltori, operatori economici, enti locali e del Terzo settore e semplici cittadini, non può mancare una buona etica come ha sottolineato Maria Giberto, docente di filosofia del liceo classico e Musicale Empedocle di Agrigento. Concetto rimarcato da Ignazio Garau, vicepresidente della Consulta nazionale dei Distretti del Cibo, secondo cui “nei biodistretti si capovolgono i punti di vista e la visione diventa olistica. In un biodistretto, l’agricoltore non lavora per la filiera distributiva, ma per la collettività e ciascun attore contribuisce al bene comune”.
Idee semplici ma allo stesso tempo complesse come ha fatto notare Giacomo Minio, docente di economia politica all’Università di Palermo, che ha parlato delle dinamiche economiche del sistema agroalimentare e del ruolo dei biodistretti. “Il tutto in un’ottica di sostenibilità a 360 gradi per tutelare ambiente, risorse naturali, salute dei cittadini e inclusione per i più fragili”, ha aggiunto Michele Ruiu, presidente del Distretto rurale Ogliastra, una delle cinque “Blue Zone” del pianeta definiti anche gli hotspot della longevità. Nei biodistretti, poi, si attua con maggiore convinzione l’economia circolare.
“I sottoprodotti dell’agricoltura, che altrove vengono considerati rifiuti da smaltire, vengono piuttosto guardati e trattati come materie prime a cui vengono applicati processi tecnologici innovativi per ottenere principi attivi per cosmetici e integratori alimentari”, ha sottolineato Daniela Tacconi, ricercatore presso Arco-action research for Co-development del Polo universitario “Città di Prato”. Sulla politica del cibo si è soffermato Egidio Dansero, ordinario presso il Dipartimento Politica e Società dell’Università di Torino: “I biodistretti sono strumenti importanti perché in questi contesti si dà molta attenzione alla qualità del cibo che, se ‘buono pulito e giusto’, oltre alla salute, fa bene anche all’ambiente e alla socialità”.
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