Terrà

Corsa contro il tempo
L’invasione silenziosa della formica di fuoco, una minaccia invisibile per la Sicilia

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di Dario Cataldo

C’è un nemico silenzioso che si muove sotto i nostri piedi, invisibile ma capace di alterare ecosistemi, danneggiare coltivazioni e mettere a rischio la salute umana e animale. Si chiama formica rossa di fuoco (Solenopsis invicta), ed è stata individuata per la prima volta in Europa proprio in Sicilia, nei pressi di Siracusa. Un piccolo insetto dall’apparenza innocua, ma con un potenziale distruttivo enorme. La direttrice dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, Francesca Di Gaudio, spiega che si tratta di “una specie originaria del Sud America, nota per la sua organizzazione sociale estremamente efficiente e per la capacità di adattarsi e colonizzare ambienti nuovi con grande rapidità”.

Francesca Di Gaudio

Nel mondo scientifico, la formica di fuoco è già considerata una delle specie invasive più problematiche del pianeta, capace di conquistare interi ecosistemi in Stati Uniti, Australia, Cina e Taiwan. Ora, la sua presenza in Sicilia, anche se circoscritta, accende un campanello d’allarme in tutta Europa.

Secondo gli studi condotti, sono stati rilevati 88 nidi attivi in un’area di circa cinque ettari, nei pressi del fiume Ciane, vicino a Siracusa. Un fenomeno che, come osserva Di Gaudio, “potrebbe risalire almeno al 2019, quando alcune persone avevano già segnalato punture dolorose nella zona, ma senza che se ne comprendesse l’origine”. Da allora, la diffusione avrebbe già raggiunto Avola, Noto e Pachino, insinuandosi tra colture e zone umide della Sicilia sud-orientale. Per gli esperti, si tratta di una colonizzazione in fase iniziale, ma che richiede un’azione rapida e coordinata per evitare che si trasformi in un’emergenza ambientale ed economica.

Una specie invasiva difficile da fermare

Il motivo della preoccupazione è chiaro: Solenopsis invicta si riproduce a ritmi vertiginosi. Ogni colonia può contare decine o centinaia di migliaia di individui e, spiega ancora Di Gaudio, “spesso ospita più regine, il che rende la colonia capace di rigenerarsi rapidamente anche dopo interventi di controllo”. Non solo: le regine possono spostarsi di alcuni chilometri in volo e fondare nuovi nidi, ma soprattutto possono “viaggiare” grazie all’uomo, trasportate inconsapevolmente con piante, terriccio o materiali da costruzione.

La loro aggressività e onnivoria le rendono perfette colonizzatrici. Sono in grado di soppiantare le specie di formiche autoctone, predare insetti utili e perfino piccoli vertebrati. In poche settimane, un’area infestata può cambiare completamente equilibrio ecologico. “Il problema — precisa la direttrice — è che non esistono antagonisti naturali in grado di contenerle. Questo le consente di espandersi senza freni, riducendo la biodiversità e alterando interi ecosistemi”.

Minacce per l’agricoltura e per l’uomo

Se la prospettiva ecologica è preoccupante, quella agricola non lo è meno. Le esperienze maturate all’estero mostrano che la formica rossa può attaccare piante, frutti e radici, danneggiare impianti di irrigazione sotterranei e, soprattutto, proteggere afidi e cocciniglie, favorendo la loro proliferazione. Di Gaudio avverte che “in Sicilia non abbiamo ancora dati sistematici, ma è realistico pensare che le colture più vulnerabili possano essere frutteti, agrumeti, vigneti e ortaggi, cioè quelle che offrono terreni fertili e fonti di zuccheri o insetti succhiatori da cui traggono nutrimento”.

La formica rossa di fuoco

Il pericolo, però, non riguarda solo i campi. Le punture delle formiche di fuoco sono molto dolorose e possono provocare reazioni allergiche anche gravi. “In aree densamente infestate — spiega Di Gaudio — chi lavora nei campi o nel verde urbano può essere punto se disturba un nido. Nei soggetti sensibili possono verificarsi reazioni importanti, fino allo shock anafilattico, anche se rare”. A rischio sono anche animali domestici e da cortile, in particolare cuccioli o animali debilitati che possono subire punture multiple.

Un’emergenza da gestire subito

Contenere l’invasione è una corsa contro il tempo. “Il segreto — afferma la direttrice dell’Istituto Zooprofilattico — è agire subito, prima che la specie si diffonda oltre la zona di Siracusa”. L’esperienza internazionale insegna che più si ritarda, più diventa impossibile eradicare la popolazione invasiva. Le strategie di contrasto prevedono una combinazione di metodi: monitoraggio precoce, distruzione dei nidi, uso mirato di esche tossiche e limitazione del trasporto di materiale vegetale o terriccio da zone infestate.

In Paesi come gli Stati Uniti o l’Australia, la lotta alla formica rossa ha richiesto anni di campagne, costi enormi e risultati solo parziali. Per questo la Sicilia ha oggi un vantaggio cruciale: la possibilità di intervenire in una fase iniziale. “Non possiamo permetterci di sottovalutare la situazione — ribadisce Di Gaudio —. La tempestività è fondamentale: ogni giorno in più può rendere il contenimento più difficile e costoso”.

Ricerca, monitoraggio e collaborazione

Sul fronte scientifico, sono già in corso studi di modellistica, genetica e cartografia ambientale per comprendere l’origine e il potenziale di diffusione della specie. Si sperimentano anche esche biologiche, trappole intelligenti, droni per il monitoraggio aereo e persino sistemi di citizen science, che permettono ai cittadini di segnalare nidi o punture sospette tramite piattaforme online.

La Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, ritenendo insufficienti le misure di contrasto alle specie invasive, tra cui proprio la formica di fuoco. È dunque urgente coordinare le azioni tra istituzioni regionali, nazionali e comunitarie. Ma la vera forza, dice ancora Di Gaudio, sarà nella collaborazione tra agricoltori, tecnici, istituzioni e cittadini: “Nessuno può affrontare da solo un’invasione di questa portata. Serve condivisione di dati, mappatura comune, sorveglianza capillare e buone pratiche per limitare la diffusione. La prevenzione — nei vivai, nei porti, nei punti di carico — è la nostra prima difesa”.

La formica di fuoco, grande pochi millimetri, rappresenta oggi un banco di prova per la capacità della Sicilia di gestire le nuove sfide ecologiche dell’era climatica. La sua presenza testimonia quanto i cambiamenti globali, la tropicalizzazione del clima e la mobilità delle merci possano trasformare rapidamente gli equilibri locali. In questo scenario, la scienza e la sorveglianza diventano la prima linea di difesa. E, come conclude la direttrice Di Gaudio, “la conoscenza e la tempestività sono le armi più efficaci contro la disinformazione e l’indifferenza”.

Immagine di copertina generata con AI

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