Più pragmatismo e meno ideologia
L’ecologismo spinto rischia di danneggiare l’agricoltura. Proteste in mezza Europa
di Gaetano Mineo
In un’epoca in cui la consapevolezza ambientale è al centro delle discussioni globali, emergono dubbi sull’impatto dell’ecologismo spinto sull’agricoltura. In pratica, mentre la sostenibilità ambientale è una priorità cruciale, alcuni sostengono che l’approccio estremamente eco-centrico possa danneggiare il settore agricolo, mettendo in discussione la sicurezza alimentare e la stabilità economica delle comunità rurali. Non sono certo soltanto considerazioni, queste ultime. Per esempio, basta dare uno sguardo alla cronaca di questi giorni che vede le strade della Germania ancora una volta trasformarsi in teatro di proteste del mondo agricolo, riflesso di un malcontento che si continua a diffonde a macchia d’olio in quasi tutta Europa.
Nell’ultimo periodo si sono susseguite manifestazioni di protesta partendo da Olanda, Francia, Belgio, senza dimenticare Stati più piccoli come la Slovenia. Mentre in questi giorni in Germania gli agricoltori hanno inscenato una serie di blocchi stradali
Le immagini di blocchi stradali e colonne di trattori si uniscono a cori di voci che si levano dal mondo agricolo contro misure del governo tedesco percepite come dannose per il settore: l’abolizione dei sussidi per il gasolio agricolo, l’abolizione dell’esenzione dalla tassa sui veicoli agricoli e forestali, per dirne una. Questo copione non è un’esclusiva tedesca. Nell’ultimo anno, si sono susseguite manifestazioni simili in mezza Europa, partendo da Olanda, Francia e Belgio, senza dimenticare Stati più piccoli come la Slovenia. Proprio in Francia, poco più di un mese fa, la protesta del comparto agricolo è stata particolarmente forte al di là dei blocchi stradali: gli agricoltori hanno effettuato una serie di sversamenti di letame e liquami in diversi punti storici e commerciali di Parigi.
La motivazione comune dietro le contestazioni nel Vecchio Continente è l’adozione di misure sempre più stringenti nei confronti dei produttori, in risposta alle esigenze ambientali. In altri termini, la preoccupazione comune tra la maggior parte degli agricoltori europei è l’adozione indiscriminata di pratiche agricole “bio” o “ecologiche” senza considerare le sfide specifiche che i coltivatori stessi possono affrontare. L’Italia, per ora, sembra essere relativamente silenziosa in termini di proteste di vasta portata. Sui social, gli agricoltori finora si limitano a manifestare segnali di insofferenza. La mancanza, al momento, di misure specifiche che colpiscano l’intero settore agricolo italiano potrebbe spiegare la relativa calma.
Lo spettro del Farm to Fork
Un altro spettro che aleggia tra gli agricoltori europei e il Farm to Fork. Una strategia chiave dell’Unione europea nell’ambito del Green Deal, mirata a rendere il sistema alimentare più sostenibile dal punto di vista ambientale e a migliorare la salute dei cittadini. Ma il mondo agricolo europeo esprime preoccupazioni e resistenze nei confronti di questa iniziativa. In altri termini, gli agricoltori temono che l’adozione di pratiche agricole più sostenibili possa comportare costi aggiuntivi e ridurre la loro redditività. O anche che la riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici possa compromettere la resa delle colture e aumentare il rischio di malattie e parassiti. E potremmo andare avanti.
Non abbiamo la sfera di cristallo, quindi non sappiamo. Sappiamo invece che uno studio di “Divulga”, un centro studi sul mondo agricolo, pubblicato sul quotidiano “La Verità”, ha messo a confronto le stime dell’impatto del Farm to Fork sulla produzione europea: si prospetta una contrazione tra il 10% e il 20% della produzione agricola, parimenti a un incremento delle importazioni tra il 39% dei cerali, il 93% per gli agrumi e il 209% per il mais. A questo si aggiungerebbero ingenti aumenti di prezzo: +24% per i bovini, +43% per i maiali, + 42% per olio e vino con un crollo dell’export di 20 punti. Insomma, il paradosso è che il cosiddetto ecologismo spinto rischia di danneggiare l’agricoltura che per definizione è l’attività più ecologica di sempre.
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