Terrà

L’Agrifish
La controversia su grano canadese: ennesimo fallimento delle politiche Ue

di Gaetano Mineo

La questione del grano importato dal Canada evidenzia l’ennesima criticità delle politiche agricole dell’Unione europea. E ciò, nonostante le tante chiacchiere che da anni scorrono tra gli scranni di Bruxelles al fine di partorire una Politica agricola comune (Pac) meno ideologizzata e più vicina agli agricoltori. Copione che, puntualmente, è stato messo in scena ieri a Bruxelles in sede Agrifish, il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura di tutti i 27 Stati membri. Ma andiamo con ordine. Trattori ruggenti e agricoltori indignati si sono radunati a Pozzallo (Ragusa) per protestare contro l’importazione di grano trattato con glifosato, un erbicida controverso che l’Ue ha vietato agli agricoltori e produttori europei per motivi di salute dei consumatori.

Tuttavia, la stessa Ue permette l’importazione da Paesi extra-europei – nel nostro caso dal Canada – di grano trattato con questo erbicida, causando preoccupazioni tra gli agricoltori e i consumatori siciliani (e non solo). La protesta non richiama solamente a una maggiore coerenza normativa da parte dell’Europa, ma anche al governo italiano affinché protegga le produzioni nazionali e la salute dei consumatori. Per garantire la tutela dei consumatori e una concorrenza leale, sarebbe necessario applicare il principio di reciprocità. Ciò implica – restando nel nostro caso – che l’Ue dovrebbe permettere l’ingresso del grano canadese nei mercati europei solo se il Canada rispetta le normative europee, come fanno gli agricoltori europei, a volte anche con grandi sforzi economici a discapito dei profitti.

Al momento, però, di questa reciprocità non c’è traccia, nonostante tutti la chiedono. Compreso il nostro ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. A proposito di salute dei consumatori. E’ quanto meno più che opportuno ricordare che secondo quanto stabilito dal regolamento (Ue) n. 293/2013 (regolamento residui), si applica attualmente un limite massimo pari a 10 mg/Kg di glifosato nel frumento. E va evidenziato anche che i dati a disposizione del ministero della Salute evidenziano che dai controlli condotti dagli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf), nell’ambito di un piano di campionamento conoscitivo disposto dallo stesso ministero e tuttora in corso, per la ricerca del glifosato, tutti i campioni analizzati presentano valori per residui di questo erbicida conformi al limite dì 10 mg/kg previsti dalla vigente normativa.

Ovvero quantità valutata su un consumo di 5 kg annuo di pasta pro capite. Quantità che non ha nulla a che vedere con l’Italia dove il consumo medio di pasta è di 25 kg annuo. Per non parlare della Sicilia dove sale addirittura a 40 kg annuo. Dati che quantomeno meritano più che una riflessione. Tornando invece al principiò di reciprocità, anche in questo caso, è più che opportuno che Bruxelles riveda le politiche agricole per garantire coerenza normativa, tutelando agricoltori e salute dei consumatori. Politiche agricole che proprio ieri sono state al centro della riunione dell’Agrifish. I ministri dell’Agricoltura hanno sottolineato l’urgenza di affrontare le crescenti preoccupazioni degli agricoltori e la crisi del settore, esprimendo la necessità di semplificare il processo di modifica dei piani strategici della Pac per rispondere a queste sfide.

Secondo i titolari dell’Agricoltura dei 27 Paesi membri, è necessario adottare sia azioni a breve termine per snellire la burocrazia e ridurre gli oneri amministrativi degli agricoltori, sia un approccio a lungo termine che includa una revisione dei principi fondamentali della Pac. È stato concordato, inoltre, che questa revisione dovrebbe essere avviata senza indugi. Non solo. Dall’Agrifish sono emersi le linee guida per potenziare il ruolo degli agricoltori come garanti della sicurezza alimentare, mantenendo nel contempo un impegno per la sostenibilità ambientale. E anche in questo caso, servono modifiche mirate agli atti base della Pac per garantire un equilibrio negli effetti degli accordi commerciali e per sostenere le esportazioni agricole ucraine verso i mercati tradizionali.

Tanti bei propositi, insomma. Altre chiacchiere che scorrono sugli scranni di Bruxelles. Perché un fatto è certo: in questa legislatura non ci sarà nessuna modifica alla Pac, essendo in piena campagna elettorale. Saranno i prossimi governo e parlamento europei a mettere mano – eventualmente – a una riforma della Politica agricola comune. La perplessità è d’obbligo, perché nella prossima legislatura l’Europa dovrà affrontare l’ingresso nell’Ue dell’Ucraina. Un Paese con oltre 32 milioni di ettari coltivabili e una produzione annuale di circa 81 milioni di tonnellate di grano. Come dire un attore fondamentale nel panorama agricolo europeo. Da qui, l’interrogativo: che peso avrà sulla riforma della Pac, l’ingresso dell’Ucraina in Europa? Staremo a vedere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA





Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Post a Comment