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L'evento
Sostegno all’agrumicoltura siciliana parte dagli investimenti in ricerca e sviluppo. La Regione in campo

di Dario Cataldo

Si è svolto nei giorni scorsi ad Acireale l’incontro dal titolo “Interventi a sostegno dell’agrumicoltura siciliana”, organizzato dal CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria), con l’obiettivo di affrontare le sfide e delineare le prospettive di un settore cruciale per l’economia e la cultura del territorio.

L’evento, che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni locali e regionali, degli stakeholders, del CREA, degli agronomi, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo e del dirigente generale del Dipartimento regionale dell’Agricoltura, Dario Cartabellotta, ha messo in luce la necessità di un’azione concertata per supportare uno dei settori più iconici della Sicilia: la produzione agrumicola.

Tra le questioni centrali emerse resta fissa la crescente pressione derivante dai cambiamenti climatici, dalla necessità di modernizzare le filiere produttive e le difficoltà di accesso ai mercati internazionali. Gli agrumeti siciliani, da secoli simbolo di tradizione e qualità, affrontano oggi una serie di sfide che ne minano la sostenibilità.

Un momento dell’incontro ad Acireale

Tra queste spiccano il calo dei prezzi di mercato, dovuto alla competizione globale, e l’insufficienza di infrastrutture adeguate alla trasformazione e la distribuzione. Inoltre, il cambiamento climatico sta avendo un impatto sempre più evidente sulla qualità e sulla resa delle colture, imponendo l’urgenza di investire in tecnologie innovative per mitigare i danni. Durante l’incontro, si è sottolineato quanto sia cruciale il dialogo tra i diversi attori della filiera.

Amministratori, rappresentanti politici e operatori del settore hanno evidenziato l’importanza di lavorare insieme per sviluppare strategie che valorizzino l’agricoltura siciliana. La sinergia tra pubblico e privato è stata indicata come una chiave per trasformare le difficoltà in opportunità. Una sinergia che lo stesso dirigente generale del Dipartimento regionale dell’agricoltura ha voluto plaudire e gratificare, spronando ancora di più a investire sulla sperimentazione – soprattutto a livello comunitario.

Dario Cartabellotta

“Sicuramente – ha dichiarato Dario Cartabellotta – la Regione continuerà a sostenere le attività di ricerca e di innovazione, con tutti gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione. Ma la cosa importante è che, assieme alle soluzioni nel breve periodo a criticità quali le malattie, la siccità, o le opere che vanno realizzate, si torni a investire nelle attività di sperimentazione”. Cartabellotta ha colto l’occasione per ricordare “il grande risultato” con l’attuazione del Piano di sviluppo rurale al 31 dicembre scorso.

“Per questo dico grazie agli imprenditori, che nonostante la siccità hanno fatto il loro lavoro; grazie ai liberi professionisti e soprattutto grazie a tutti i colleghi dei nostri uffici del Dipartimento agricoltura: con uno spirito di collaborazione siamo riusciti a fare una cosa che vi devo dire, in tanti anni non si era mai vista. Siamo riusciti a dare un’accelerazione pazzesca alle misure strutturali, poiché si sono spesi ben 370 milioni di euro, di cui 320 sulle misure strutturali. Credo che il merito sia da condividere tra imprese, liberi professionisti e PA, per rivendicare, soprattutto a livello europeo, quanto di buono siamo riusciti a fare” ha concluso Cartabellotta.

L’incontro però non è stato solo un momento di riflessione, ma il primo passo di un percorso più ampio. L’agrumicoltura in Sicilia è un settore vitale, non solo per l’economia, ma anche per l’identità culturale dell’Isola. La regione è famosa per la produzione di agrumi come arance, limoni e mandarini, che non solo rappresentano una fonte di reddito per migliaia di famiglie, ma sono anche un simbolo del paesaggio e della cultura siciliana. Le varietà di agrumi siciliani sono rinomate a livello internazionale per la loro qualità e sapore unico, risultando in prodotti come l’arancia rossa di Sicilia IGP, il limone di Siracusa IGP e il mandarino tardivo di Ciaculli.

Parliamo di prodotti che non sono solo elementi chiave del mercato interno, poiché sono esportati in tutto il mondo, contribuendo alla reputazione della Sicilia come terra di eccellenza agricola. Tuttavia, il settore deve affrontare una serie di criticità. I cambiamenti climatici stanno alterando i cicli produttivi; la siccità e le ondate di calore influenzano la qualità e la quantità dei raccolti. Inoltre, la globalizzazione ha intensificato la concorrenza sui mercati internazionali, rendendo necessario un ammodernamento delle infrastrutture e delle tecniche di produzione. Pertanto, l’invito emerso durante l’incontro a investire in ricerca e sviluppo, adottare tecnologie innovative e migliorare le infrastrutture logistiche è più vivo che mai.

È il filo conduttore per continuare in quei passi fondamentali già fatti per garantire la sostenibilità dell’agrumicoltura siciliana. Il supporto istituzionale e la collaborazione tra pubblico e privato possono trasformare le sfide attuali in opportunità, permettendo agli agrumi siciliani di continuare a essere ambasciatori del territorio nel mondo. Siamo tutti d’accordo – come è stato ribadito durante l’incontro – che l’agrumicoltura non rappresenta solo un settore economico, ma anche un patrimonio culturale e ambientale da tutelare. Gli agrumi siciliani, riconosciuti per la loro qualità unica, hanno il potenziale per essere ambasciatori del territorio nel mondo, contribuendo a rafforzare l’identità isolana. Ecco perché l’impegno comune di tutte le componenti della filiera è a questo punto strategico per costruire un futuro più prospero e sostenibile per l’agrumicoltura siciliana, con l’auspicio che questa proposta rappresenti solo l’inizio di un cambiamento significativo.

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