Il decreto
Mipaf riconosce Consorzio di tutela per l’olio extravergine di oliva Dop Monte Etna
Il decreto che riconosce il Consorzio di tutela Dop Monte Etna, l’olio extravergine che viene prodotto sul vulcano attivo più alto d’Europa, è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e i soci del Consorzio sono già pronti per l’upgrade, arrivato dopo anni di lavori, per continuare a valorizzare il prodotto lavorando sul grande legame che questo ha con un territorio che non ha paragoni.
“Il nostro consorzio è formato per il 66% da olivicoltori e per la restante parte da frantoiani e confezionatori. – spiega a Terrà Giosuè Catania, presidente del Consorzio -. Fino ad adesso abbiamo lavorato sodo per ottenere questo riconoscimento e lo abbiamo fatto per mettere a punto tre obiettivi fondamentali”. Il primo obiettivo il Consorzio lo ha raggiunto nel 2022, quando, “grazie ad una modifica al disciplinare siamo riusciti ad allargare il territorio entro il quale viene riconosciuta la Dop, coprendo un’area che va da Paternò a Castiglione di Sicilia, quella della città di Catania, dei comuni di Linguaglossa e Piedimonte, risalendo il vulcano”. Solo nella provincia di Catania sono 48 i comuni che fanno parte dell’area individuata, uno si trova nella provincia di Messina e uno in quella di Enna e quello incluso è tutto il territorio amministrativo.
Altro punto su cui il Consorzio ha sempre lavorato è quello che ha a che fare con la vigilanza. “Fino ad adesso – aggiunge Catania – nel caso di violazioni potevamo solo fare delle segnalazioni alle forze dell’ordine, adesso il Consorzio può dotarsi di un agente vigilatore che potrà operare su tutto il territorio a tutela dei soci e di chi ottiene la certificazione, per evitare che l’olio Monte Etna Dop sia soggetto ad imitazioni e contraffazioni”.
“Occorrerà raccontare bene questo progetto, abbiamo già una programmazione che prevede anche la nostra partecipazione a fiere su tutto il territorio nazionale con spazi dedicati, per richiamare l’attenzione su un prodotto che rappresenta il meglio del territorio vulcanico”. Questo sarà possibile anche grazie ad un finanziamento di oltre 50mila euro, che fa parte della misura 3.2 del Psr Sicilia, che potrà essere usato a sostegno di un piano promozionale. Al momento gli iscritti al Consorzio sono circa 70, ma in futuro, i produttori potranno rivolgersi al consorzio anche solo per ottenere la certificazione.
Il Consorzio, al contempo, fa promozione dell’olio e promozione del territorio etneo. L’idea è quella di aggredire un segmento di mercato di qualità che riconosce l’alto motivo sensoriale della nocellare etnea che, nell’olio, deve avere una rappresentanza tra le cultivar almeno del 65%. L’obiettivo, in sostanza, sulla produzione totale, grazie anche alle modifiche del disciplinare sul territorio coinvolto è quello di raddoppiare il prodotto certificato che al momento è di 450 quintali l’anno.
Altra battaglia è quella per tutelare gli oliveti più storici, quelli sui quali crescono piante secolari. Si tratta di terreni sui quali ci sono piante di grandissimo valore storico, e “il nostro obiettivo sarà quello di richiamare l’attenzione su queste per creare una legge nazionale che li tuteli dando loro anche dei contributi maggiori, per evitare che vengano abbandonati, per mantenerli a testimonianza della nostra tradizione”.
Naturalmente bisogna tenere conto di quello che sta succedendo dal punto di vista climatico. Se i principali settori in sofferenza sono quelli dei cereali, degli agrumi e della zootecnica, anche l’olivicoltura sta soffrendo la mancanza d’acqua. Bisognerà attendere ancora un poco prima di capire quali danni la siccità avrà fatto alle piante, quello che è certo è che se in montagna e in collina qualche pioggia si è vista, tanto da lasciare ben sperare, nel Calatino, nel basso Ennese e sulla piana di Catania, le infiorescenze tardano ad arrivare e le radici degli alberi non hanno quel tasso di umidità tale da mantenere tutta la struttura.
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