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Tra pietra vulcanica, spezie e zucchero: la storia del cioccolato di Modica, eccellenza siciliana dal fascino intramontabile

Il cioccolato di Modica, autentica icona del gusto siciliano, si inserisce a pieno titolo nel panorama gastronomico della regione, proclamata ‘Regione europea della gastronomia 2025‘. Questa prelibatezza, frutto di una tradizione secolare, incarna alla perfezione l’anima artigianale e l’identità culturale della Sicilia.

La tradizione del cioccolato a freddo: un’arte secolare

Le prime tracce documentate di questo processo risalgono al 1746, quando il cacao veniva lavorato a freddo con zucchero e spezie, una tecnica che ancora oggi conferisce alla tavoletta modicana il suo caratteristico aspetto granuloso e il sapore ricco di sfumature. Modica, al riparo dai cambiamenti introdotti dalla rivoluzione industriale, ha mantenuto intatto il suo metodo artigianale, che si tramandava nei caffè storici dell’Ottocento.

Questo cioccolato unico, privo di burro di cacao e lavorato a bassa temperatura, si differenzia nettamente dalle tavolette più comuni, in cui il processo di concaggio dona una consistenza liscia e omogenea. Al contrario, nel cioccolato di Modica, il calore ridotto e l’assenza di concaggio preservano la struttura cristallina dello zucchero, che risulta in una texture granulosa e distintiva.

L’influenza spagnola e la tecnica del metate

A dispetto della diffusa leggenda sulla “ricetta azteca”, il cioccolato di Modica non deriva dalla preparazione dello “xocolatl” messicano, che era privo di zucchero. Tuttavia, l’influenza culturale spagnola ebbe un ruolo centrale: furono infatti i conquistadores a introdurre in Sicilia le prime tecniche di lavorazione del cacao, avvalendosi del “metate” o “valata ra ciucculatti”.

Questo strumento, un piano in pietra vulcanica dotato di un incavo per contenere carbone ardente, permetteva di riscaldare lentamente la base curva. Su di essa, il cioccolatiere modicano lavorava il cacao amaro con uno speciale mattarello di pietra, mescolandolo con zucchero, cannella o vaniglia fino a ottenere un impasto denso e aromatico.

L’evoluzione nel novecento

Soltanto nella seconda metà del Novecento, gli artigiani del cioccolato di Modica introdussero nuove tecniche, come il bagnomaria e l’uso delle temperatrici. Questi strumenti consentivano di sciogliere il cacao senza alterare il nucleo della massa, mantenendola a bassa temperatura per preservare la peculiare granularità della tavoletta.

Il museo del cioccolato di Modica

Per testimoniare l’importanza di questa tradizione, nel 2014 il Consorzio per la Tutela del Cioccolato di Modica (CTCM) ha inaugurato il Museo del Cioccolato, situato nel Palazzo della Cultura di Modica. Una delle sezioni più affascinanti è la sala delle fonti archivistiche, dove documenti storici, raccolti dall’archivio della nobile Casata dei Grimaldi, raccontano l’evoluzione del cioccolato modicano dal 1746 al 1915. Qui si possono osservare ricette antiche, elenchi di materie prime, spezie, metodi di lavorazione e persino i nomi dei cioccolatieri.

Il museo offre anche un’esperienza immersiva nella tradizione modicana con “u dammusu ro ciucculattaru”, la casa del cioccolatiere in via Grimaldi, un luogo magico in cui le tecniche antiche vengono riproposte in un ambiente che stimola la fantasia dei visitatori. Il cioccolato di Modica è molto più di una prelibatezza; è un vero e proprio simbolo culturale. Ogni tavoletta racconta una storia, quella di una comunità che ha preservato la propria identità attraverso l’amore per il cioccolato e la dedizione dei suoi artigiani. Un prodotto che, ancor oggi, incanta chiunque lo assaggi, mantenendo viva una tradizione che si perde nella storia, ma che sa guardare al futuro con fierezza.

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