Terrà

“Ecologia tra cielo e terra. Verso l’unica via di convivenza tra Umanità e Natura”

Guido Bissanti, classe 1955, non è nuovo a lavori letterari futuristiche e chiaramente molto contemporanei, come appunto l’ultimo suo libro “Ecologia tra cielo e terra. Verso l’unica via di convivenza tra Umanità e Natura”. Guido appartiene alla stagione dei professionisti “pensatori” capaci cioè di elaborare modelli riflessivi utilissimi a chi compete le scelte della politica, quella con la “P” maiuscola. Un breve trattato che affronta l’origine della decadenza sociale ed ecologica del nostro tempo partendo dalla crisi ontologica dell’essere. Una crisi a cui la cultura predominante tenta di rispondere con espedienti tecnologici e con una scienza sempre più sovraccaricata di responsabilità, che vanno ben oltre i compiti e le risposte che può dare la sola disciplina scientifica.

Una crisi che ha, pertanto, origini più profonde e remote e la cui soluzione non è nel transitare da un sistema ad un altro ma nella conversione umana verso una ecologia integrale. Ecologia tra cielo e terra sposta l’oggetto dell’azione dalle semplici soluzioni ed espedienti di natura tecnologica ad una presa di coscienza e ad una nuova consapevolezza del senso della storia. Un viaggio all’interno dell’insegnamento ecologico delle principali religioni del mondo, con le loro incredibili similitudini, i loro principi, il loro rapporto col trascendente e con la natura subordinata. Un cammino lungo le vie di questi tempi della storia, a cui le promesse del razionalismo illuminista, da cui si sono originate molte delle dottrine culturali, sociali, economiche e politiche attuali, non riescono e non possono più dare risposte. Un tragitto nelle sofferenze del mondo fisico, con la pericolosa perdita di biodiversità, di degradazione dell’ambiente, di sofferenza ecologica del pianeta a cui fanno da eco una perdita di saperi, di degrado sociale, di sofferenza umana e di disorientamento dell’io più profondo.

Una perdita di identità, un disorientamento umano, figlio di una inopportuna separazione tra esperienza quotidiana e trascendente, tra scienza e religione che, seppur utili al superamento delle nebbie del medioevo, richiedono adesso un nuovo dialogo e nuove energie. Le analisi del testo conducono, comunque, ad una nuova speranza, un’apertura verso nuovi orizzonti dove possono trovare un rinnovato dialogo, pur con i loro ambiti di pertinenza, scienza e religione, in un ecumenismo culturale da cui, come in una “fusione nucleare”, potranno scaturire quelle energie per ridare vigore alla storia futura. Un percorso non certo scevro di difficoltà, per il tentativo sempre vivo e presente, degli operatori di iniquità ma, come dice Paulo Coelho, “l’ora più buia è quella che precede il sorgere del sole”. Le grandi emergenze planetarie, come le grandi migrazioni legate alle crisi ed instabilità sociali, il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità e così via, ci prospettano uno scenario tutt’altro che tranquillizzante ed a cui dobbiamo trovare risposte che abbiano, contestualmente, la caratteristica della concretezza ma anche una profondità di visione.

Forse è giunto il momento di dare a Cesare quel che è di Cesare ma a Dio quel che è di Dio. Dagli albori della civiltà umana si è passati dal rapporto con la natura che, in origine era interpretato dalle religioni a quello, più strettamente scientifico, che ne ha sondato gli aspetti tangibili. Per giungere ai giorni nostri, soprattutto nell’ultimo mezzo secolo, in cui sembrerebbe che la questione della crisi ecologica sia nelle mani esclusive della Scienza. È veramente così? Oppure scienza e religione devono aprire un nuovo dialogo, con gli ovvi campi di competenza e di pertinenza? D’altronde, il rapporto fra religione e scienza, fin dall’antichità classica, è stato sempre oggetto di studio di filosofi, teologi, scienziati e altri.

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