Dal mito di Proserpina alla pasta martorana: Gal Rocca di Cerere Geopark, tra storia millenaria e tradizioni culinarie
La Sicilia ha ottenuto il riconoscimento di Regione Europea della Gastronomia per il 2025 conquistando i giudici dell’Igcat per i suoi sapori, ma ad affascinare quegli uomini e quelle donne che nel 2023 hanno girato in lungo e in largo la nostra isola, sono stati anche la sua storia, la sua cultura e il suo territorio, ognuno con le sue unicità.
Come quelle racchiuse dal Gal Rocca di Cerere Unesco Global Geopark, ovvero bellezze di un territorio ricco di storia e cultura nel cuore della Sicilia, e che fa riferimento ai comuni di Enna, Aidone, Assoro, Nissoria, Leonforte, Piazza Armerina, Valguarnera e Villarosa, nell’Ennese e a quello di Calascibetta in provincia di Caltanissetta. In questa area, sono racchiusi due parchi archeologici famosi in tutto il mondo, quello di Morgantina e la Villa Romana del Casale a Piazza Armerina (300mila visitatori ogni anno), quest’ultima tra i 7 siti Unesco che si trovano in Sicilia e ancora il Geoparco della Rocca di Cerere, da cui trae il nome il Gal stesso.
E la storia del territorio si intreccia con la mitologia, perché il nome di questo luogo è legato al mito del ratto di Proserpina da parte di Plutone, ambientato proprio nel cuore della Sicilia. Si racconta che Plutone, a bordo di una biga alata, rapì Proserpina mentre era intenta a raccogliere i fiori di crocus e di zafferano, sulle rive del lago di Pergusa. A seguito della sua scomparsa, Cerere, la dea delle messi si recò adirata da Giove, per scoprire che la figlia era stata portata nell’Oltretomba. Si arrivò ad un patto, secondo il quale Proserpina avrebbe passato sei mesi con il marito e sei mesi sulla terra.
“Il nostro Gal – spiega Salvatore Troia, direttore del Piano – nasce nel 1998. Da allora ci sono state modifiche sostanziali sul nostro territorio, ma quello che è certo è lo stretto legame con la terra, proprio per questo al nome Rocca di Cerere si aggiunge quello di Geopark”. Lo stesso Troia ricorda che quella di Enna è la provincia con il più alto rapporto tra numero beni culturali per abitante, e quello che è presente “sul nostro territorio racconta bene tutte le dominazioni che hanno avuto a che fare con la Sicilia nei secoli”.
Il territorio si sviluppa su un’area racchiusa dalle estreme pendici meridionali dei Nebrodi e delle Madonie a nord, e dai rilievi degli Erei che ne occupano gran parte della superficie, ed è dunque costellato da catene montuose, valloni, fiumi e laghi, antichi centri arroccati e colline. Oltre ai già citati siti di Morgantina e Piazza Armerina, custodisce la Polis di Morgantina ad Aidone, i Boschi di Piazza, la Valle dell’Imera e il Bosco di Rossomanno, solo per citarne alcuni.
Ma a cosa fa riferimento la definizione Geopark? “L’Unesco ci ha conferito questo riconoscimento nel 2015 – spiega Troia – e fa riferimento a quei territori che hanno la presenza di un patrimonio geologico di rilevanza internazionale, tale da aiutare a raccontare la storia della formazione della Terra. Naturalmente il riconoscimento è arrivato dopo un lavoro durato anni, e che continuiamo a fare costantemente, perché ogni 4 anni viene messa in atto dall’Unesco una rivalutazione”.
Storia, cultura e naturalmente gastronomia. La zona è famosa per le sue produzioni di Olio Evo e per coltivazioni specifiche del territorio, come il mandorlo Prunus dulcis, capace di resistere al caldo delle estati siciliane e che, nei secoli, è stato utilizzato per la pasticceria dei “monsù” e delle monache dei conventi siciliani che diedero vita alla Pasta Martorana o Reale. Grandi le produzioni di legumi, dal cece nero rugoso a quello nero liscio, passando per la lenticchia nera e la fava larga di Leonforte.
Sul fronte dei cereali la storia viene portata nelle cucine dei siciliani con produzioni di grano perciasacchi, un grano duro antico altamente digeribile, e quelle di grano Timilia, le cui coltivazioni risalgono al Medioevo e di cui scrisse Goethe tra le righe del suo Viaggio in Sicilia: “La tumenia, il cui nome deriverebbe da bimenia o da trimenia, è un bellissimo dono di Cerere, una specie di grano estivo che matura in tre mesi. Lo seminano a capodanno fino a giugno ed è sempre maturo alla data stabilita. Non abbisogna di pioggia abbondante, ma di forte caldo; all’inizio la foglia è molto delicata, ma poi cresce insieme col grano e alla fine si rafforza assai. La semina del grano avviene in ottobre e novembre, e a giugno è già maturo”.
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