Terrà

Al Vinitaly di scena la Doc Monreale, il “rinascimento” degli autoctoni figli dell’altitudine

Catarratto, Inzolia, Perricone, Nero d’Avola, sono i vitigni autoctoni “pillar” sui quali la Doc Monreale vuole costruire la sua identità. È l’obiettivo dichiarato al Vinitaly 2024 dove le aziende che fanno parte del Consorzio hanno presentato i loro vini. Prodotti freschi, varietali, ma anche destinati a una vita lunga, aiutati dall’altitudine in un areale che comprende sette comuni Monreale, Partinico, San Cipirello, Roccamena, Corleone e Santa Cristina Gela.

“Finalmente è stato approvato dal ministero il nuovo disciplinare – ha annunciato con un pizzico d’orgoglio il presidente del Consorzio di tutela della Doc Monreale, Mario Di Lorenzo – è stato un iter abbastanza lungo ma ci serve a valorizzare le eccellenze del nostro territorio, un obiettivo che ci ha spinto a ridurre a quattro le varietà con le quali si possono produrre i vini a marchio doc Monreale. Per i bianchi, in particolare, abbiamo scelto il Catarratto in blend eventualmente con l’Inzolia, il Perricone che si potrà produrre in uvaggio con il Sirah e il Nero d’Avola. Lo abbiamo fatto per dare più valore e più tipicità al nostro territorio. Il nostro è un piccolo consorzio abbiamo 12 aziende stiamo iniziando adesso a muovere i primi passi sia sul piano della comunicazione che come eventi.

Per esempio, abbiamo già in campo una collaborazione con il comune di Cerda per il prossimo Cynara fest (dal 20 al 28 aprile) dove abbineremo i nostri vini con piatti a base di carciofo, e abbiamo in programma un evento che faremo nel corso dei prossimi mesi a Palermo. Il Consorzio della doc Monreale è nato nel 2000 ed è frutto del confronto fra le aziende che all’inizio si sono dovute interrogare su come raggiungere un’uniformità sui vini. La particolare geografia dei luoghi, le diversità pedoclimatiche, facevano emergere vini diversissimi fra loro. Da qui la necessità di “scremare” le varietà e scegliere le quattro che più potessero identificare l’areale vitivinicolo. “Percorso lungo – ha ammesso il presidente Di Lorenzo – ma sul quale abbiamo trovato la quadra anche per consentire al consumatore finale un più immediato riconoscimento identitario delle nostre bottiglie”.

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