Lo spreco alimentare e l’economia circolare, il rapporto dell’Oersa
Istituita nel 2014 dalla campagna sprecozero di Last Minute Market con il dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna e con il Ministero dell’Ambiente, anche quest’anno, lo scorso 5 febbraio, è stata celebrata la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Un’iniziativa che continua a sensibilizzare su quello che è un problema etico, sociale e ambientale, ovvero lo spreco alimentare, per l’appunto.
Il contesto di partenza: l’Italia è da tempo impegnata nella lotta allo spreco alimentare, risultando tra i Paesi più virtuosi che tentano di risolverlo. A supporto di ciò è da menzionare la legge Gadda 166/2016, alle cui fondamenta ritroviamo misure che mirano a incoraggiare la redistribuzione del cibo e dei prodotti farmaceutici a fini sociali attraverso semplificazioni burocratiche, deduzioni fiscali e sussidi per i donatori sia pubblici che privati. Tra i vari obiettivi della legge rientra la creazione del Tavolo per la lotta agli sprechi e per l’assistenza alimentare, un contesto che ha visto la nascita e lo sviluppo dell’Osservatorio sulle Eccedenze, i Recuperi e lo Spreco Alimentare (Oersa). Oersa è un’entità indipendente il cui scopo è quello di raccogliere e disseminare informazioni, statistiche, politiche e best practices in relazione alle eccedenze, al recupero del cibo per la ridistribuzione umana e allo spreco alimentare domestico.
Le azioni condotte: la nascita di Oersa e il suo successivo sviluppo è il risultato di una prima fase di interviste e di incontri con i rappresentanti di ciascun settore della filiera agroalimentare partecipanti al Tavolo sprechi. Questa fase, volta a raccogliere dati circa le attività di monitoraggio e studio del fenomeno relativo a eccedenze e sprechi alimentari, ha avuto lo scopo di identificare due direttive perseguibili da Oersa: raccogliere dati nei diversi settori della filiera e sviluppare campagne di sensibilizzazione per incrementare il livello di consapevolezza della popolazione rispetto a tale tematica.
I risultati: i primi studi di Oersa si sono focalizzati sullo spreco domestico, i quali riportano che le famiglie italiane gettano via mediamente 370 g di cibo a settimana, principalmente prodotti freschi come frutta, verdura, pane e bevande non alcoliche. Inoltre, è stato stimato come lo spreco incida per il 4,4% sul totale del volume degli acquisti e per il 3,8% sul totale del valore economico degli acquisti. Una seconda analisi è stata condotta nel settore primario. In particolare, una ricerca ha permesso di comprendere che le cause maggiori di eccedenze nella filiera di mele, kiwi, pesche e prugne, sono da ricondurre a cause climatiche (86.1%), alla presenza di parassiti o fitopatologie (63.9%), insieme a difetti di forma o dimensione del prodotto (61.1%). La destinazione principale invece è stata identificata come la redistribuzione umana (64.9%).
Le ricadute per i consumatori e le ricadute per i produttori: l’attività di Oersa si prefigura come uno strumento di raccolta e di diffusione di dati elaborati, utili alla comunità scientifica impegnata in questo ambito di ricerca per studiare a fondo il fenomeno, sia come mezzo per realizzare campagne educative che si focalizzino su quei settori che Oersa stesso identifica come i più critici.
Le ricadute per l’ambiente: sicuramente l’attività di Oersa ha un’influenza positiva importante sulla preservazione dell’ecosistema ambiente. Infatti, oltre a ridurre e prevenire gli sprechi, Oersa mira a individuare strategie che tendono al raggiungimento degli obiettivi dell’economia circolare.
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