Terrà

La sana alimentazione
Il glifosato, il vero nemico della salute. Agricoltori e bambini i più colpiti

 Se è vero come sosteneva  Pasteur “la malattia è trasmessa da ciò che mangiamo e respiriamo”, la corretta alimentazione è sicuramente un cardine importante della nostra vita, ma soprattutto Pasteur di certo non poteva minimamente immaginare che a distanza di qualche secolo, le sue ricerche i suoi insegnamenti potevano essere così attuali, tragicamente attuali. Come spiegano i ricercatori, la Francia è il primo paese europeo per consumo di pesticidi, tra cui il più utilizzato al mondo è il glifosato. Molteplici studi precedenti lo hanno rilevato nella popolazione generale dei paesi industrializzati, con livelli più elevati riscontrati negli agricoltori e nei bambini.

Il lavoro è stato condotto su 6848 partecipanti reclutati tra il 2018 e il 2020 e l’analisi ha incluso parametri come età, sesso, posizione, situazione lavorativa e informazioni sulla dieta. Il glifosato è stato quantificato da un unico laboratorio in campioni di urina utilizzando il metodo Elisa, basato sull’impiego di anticorpi che “catturano” la sostanza ricercata. Recenti ricerche per esempio hanno evidenziato come l’erbicida glifosato è stato rilevato nelle urine del 99,8% dei francesi partecipanti a uno studio appena pubblicato su Environmental Science and Pollution Research  È l’ennesima dimostrazione della pervasività di questa sostanza, classificata nel 2015 come probabile cancerogeno (gruppo 2A) dalla Iarc (Agenzia per la ricerca su cancro dell’Oms), e autorizzata fino alla fine di quest’anno, dopo il rinnovo quinquennale ottenuto il 5.11.2017.

La presenza di glifosato nelle urine della popolazione (anche non impiegata in agricoltura) è stata dimostrata più volte. La scarsità di questi dati con riferimento ai francesi ha indotto i ricercatori a fare chiarezza. Allo studio hanno partecipato 6.795 persone residenti in diverse aree della Francia e nell’isola La Reunion, dipartimento francese d’oltremare nell’Oceano pacifico, di fronte al Madagascar. La misurazione dei livelli di glifosato nella popolazione generale francese è stata articolata in modo da evidenziare l’influenza delle stagioni e delle peculiarità individuali, come le caratteristiche biologiche e sociali, le abitudini alimentari e l’esposizione professionale.

Le analisi hanno evidenziato una contaminazione diffusa. Nei 99,8% dei campioni di urina è stato rilevato in media 1,19 ng/ml di glifosato. A fronte di LOQ (limit of quantitation) di 0,1 ng/ml. I valori più elevati appartengono agli uomini rispetto alle donne (1,27 vs 1,13 ng/ml) e ai bambini. Negli under-16 la contaminazione arriva fino a 2,05 ng/ml, mentre negli over-67 non va oltre 0,67 ng/ml. “Livelli più elevati di glifosato riscontrati nei partecipanti più giovani possono essere associati ad abitudini alimentari (soprattutto cereali per bambini), fisiologia e metabolismo (i bambini respirano e bevono due volte più degli adulti), attività fisiche, comportamenti e modelli igienici con una maggiore ingestione di (particelle di) suolo”, osservano gli autori dello studio.

Meno residui con cibo biologico e acqua filtrata

L’assunzione di cibo e acqua è indicata come prima fonte di contaminazione per la popolazione generale. I livelli più bassi di glifosato appartengono ai partecipanti che:

– seguono una dieta composta per l’85% di alimenti biologici (1,16 ng/ml vs 1,17). La dieta bio, peraltro, si è dimostra utile a liberare l’organismo dal glifosato in appena pochi giorni,

– bevono regolarmente acqua filtrata (con filtri di vario genere: a carbone, osmosi inversa, addolcitore). Il valore medio di glifosato in questo gruppo è mediamente di 1,12 ng/ml, inferiore ai consumatori abituali di acqua di rubinetto o sorgiva, risultati contaminati per, rispettivamente, 1,20 e 1,23 ng/ml di glifosato (sostanza idrosolubile).

Risultano maggiormente contaminati dal glifosato:

– i fumatori di tabacco, poiché il glifosato viene utilizzato come essiccante per alcune colture prima del raccolto (1,43 vs 1,16 ng/ml),

– i consumatori abituali di birra (1,37 vs 1,17 ng/ml) e di succhi di frutta (1,25 vs 1,16 ng/ml), due alimenti già emersi come più esposti al glifosato,

– i campioni di urine raccolti nella bella stagione, tra maggio e settembre, quando aumenta l’esposizione esterna. Questo dato era già emerso in studi precedenti. Tuttavia, secondo i ricercatori, merita un approfondimento, anche perché ‘le persone possono espellere volumi di urina inferiori durante la primavera-estate rispetto all’inverno’ e quindi alterare la comparazione.

I valori emersi dallo studio in esame sembrano rappresentare una miniatura di quanto accade. Il campione è infatti composto da volontari sensibili al pericolo dell’erbicida e dei pesticidi in generale. Conta infatti un’ampia quota di consumatori di alimenti biologici, di non fumatori e di agricoltori.

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