Il vino prodotto più a Sud dell’Italia, a Linosa il nettare che sfida ogni avversità
A Linosa c’è in atto un piccolo miracolo che prende vita nel cuore dell’isola e che adesso è pronto a prendere il largo, verso terre più lontane. Si tratta del vino, quello che il suo creatore ha chiamato Estremo Sud e che, di fatto, è il vino italiano prodotto più a Sud del Belpaese. La sua creazione si deve alla passione e alla tenacia di Fedele Giardina che a Linosa c’è nato e cresciuto e che appartiene a una di quelle famiglie che non hanno mai lasciato l’isola e che, di quella porzione di terra vulcanica, sferzata dai venti e dalle onde, hanno fatto non solo la loro casa, ma anche la loro ricchezza umana.
Il padre di Giardina coltivava l’uva già 30 anni fa e fu guardandolo che Fedele si appassionò alla viticoltura. Del resto, una volta, Linosa era un’isola piena di vigne, ognuno con il suo piccolo appezzamento, per produrre un vino che veniva consumato nelle case e con gli amici. Il salto Giardina lo ha fatto nel 2008 quando, con una bottiglia del suo passito, si è recato fino alla sede palermitana dell’Irvos (Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia) proponendo la sua scommessa: quella di riportare a Linosa una coltivazione importante di uva.
Da quel momento prese il via una sperimentazione, grazie alla quale dal 2012 ad oggi, sono stati prodotti quasi 2000 chili di uva, ma soprattutto grazie alla quale è stato dimostrato che Linosa può ancora essere competitiva se si parla di vino, questo grazie al recupero di terreni erosi e la messa in atto di antichi sistemi di coltura. Quella sperimentazione ha dato vita a un vino unico al mondo, salino e profumatissimo, con un carattere inconfondibile.
“Le condizioni per fare crescere le viti sull’isola non solo delle migliori – racconta con orgoglio a Terrà, Giardina – direi anzi che sono proprio sfavorevoli. Il tasso di umidità è altissimo, la peronospora è una minaccia costante e abbiamo a che fare anche con gli attacchi dei conigli e con le lucertole ghiottissime di uva. Sembra che ci sia tanto che ci rema contro, e invece riusciamo a migliorarci sempre più di anno in anno e la scorsa stagione siamo riusciti a produrre ben 800 bottiglie del nostro vino”.
Grazie alla sperimentazione lanciata dall’Irvos nel 2012 anche a Linosa, così come succede a Pantelleria, si è cominciato a produrre dunque il Passito, che fino all’anno scorso è stato venduto principalmente dai locali dell’isola e passato di casa in casa grazie alle amicizie tra i residenti. Il suo vino Giardina lo definisce “selvaggio”, perché “per affinarlo ci vuole tanta fatica, occorre rispettare il tempo di raccolta, per fare si che il gusto sia forte e speziato”. Tutto viene fatto a mano, in circa un ettaro di terreno che cresce nel cuore dell’isola su un difficilissimo suolo vulcanico.
In più, negli ultimi tempi, bisogna fare i conti anche con un altro nemico. “La siccità sicuramente ha cambiato un po’ le cose e diventerà un fattore sempre più costante – osserva -. La scorsa stagione sono stato costretto a ovviare con degli innaffiamenti di acqua fornita dal dissalatore. Certo il ph a volte può non essere quello giusto, allora per correggerlo e acidificare l’acqua un po’ di più, per esempio, abbiamo utilizzato un metodo del tutto naturale, abbiamo infatti aggiunto un po’ di succo di limone. Ma ad essere innaffiate sono solo le piante piccole – conclude Giardina – quelle grandi non vengono toccate dall’acqua. La pianta deve soffrire per portare l’uva buona”.
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