Terrà

“U Pitirri”, un viaggio nel tempo attraverso i sapori siciliani

Nascosta tra le colline delle province di Caltanissetta e Agrigento, un’autentica gemma culinaria si annida nell’entroterra siciliano: u’ pitirri, una minestra densa e cremosa, avvolta nell’aroma distintivo del finocchietto selvatico fresco. La sua storia affonda le radici nell’antichità, un viaggio che abbraccia epoche e culture diverse, con forti legami africani e arabeschi. Forse importata dall’Africa durante l’epoca romana, u’ pitirri è intriso di mistero e fascino. La sua nascita, secondo alcuni, è collegata alle miniere di zolfo che punteggiano la Sicilia centrale, suggerendo un legame profondo con lo strato solfifero della regione.

La ricetta affonda le sue radici nel retaggio romano, in particolare nella tradizione del farro. Contrariamente al cous cous, il pitirri è una semola cotta insieme al condimento, un’autentica testimonianza della sua antichità. Fatima Giallombardo, nel suo libro “La tavola, l’altare e la strada, Scenari del cibo in Sicilia,” sottolinea la sua natura di minestra povera che si rifà a quell’antica tradizione. In sostanza, u’ pitirri è molto più di una minestra densa; è un ponte tra le epoche, una fusione di tradizioni che ha resistito al passare del tempo. Ogni cucchiaiata è un assaggio di storia, una ricetta tramandata che continua a deliziare i palati moderni, collegando il presente con un passato ricco di influenze culturali.

Ingredienti

Per la pasta

1 chilogrammo di farina di grano duro,

6-8 uova

Per il minestrone

borragine, sedano, finocchietto selvatico, sedano, cavolo, cipolla, cavolfiore, piselli, cardi, scarola, carota, cardella, biete erbette, pomodoro e porri

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Preparazione

La pasta

Impastare la farina con le uova, aggiungendole una alla volta così da formare dei grossi grumi. Man mano che la farina viene “frisculiata” con le uova passarla in un primo setaccio a maglia larga, dove si otterranno dei granelli di pasta, poi ripassare il tutto in un secondo setaccio a maglia fine per far cadere la farina in eccesso. Filtrato il tutto, ecco “u’ pitirri”. Farlo asciugare su un telo per qualche giorno.

 

Il minestrone

Tagliare a piccoli pezzi le verdure e far cuocere in acqua abbondante. Appena cotte, versare gradualmente la pasta e mescolare continuamente fino a cottura. “U’ pitirri” non deve essere né troppo liquido né troppo denso. Prima di servirlo aggiungere l’olio extra vergine di oliva. Servirlo su “scanaturi”, tagliere, o sul “fangotto”, piatto di terracotta.

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