Verdure spontanee di Sicilia, alla riscoperta di una naturale e sana alimentazione
di Valentina Schirò
Anticamente, la raccolta delle erbe spontanee era una pratica quotidiana perché rappresentava una fonte di approvvigionamento alimentare che arricchiva le tavole delle popolazioni rurali. Il consumo aveva spesso anche uno scopo curativo: molte piante venivano infatti consumate per la cura e la prevenzione di svariati disturbi. Boschi, prati, a ridosso dei muri in pietra, sono in genere i posti dove si possono trovare; ma nonostante la facile reperibilità, l’alimurgia (il cibarsi di piante spontanee) si sta perdendo. In un’epoca nella quale viviamo caratterizzata dall’assenza della stagionalità di frutta e verdura, dove, quindi, tutto si trova in qualsiasi momento dell’anno, il consumo delle piante spontanee offre la possibilità di seguire un’alimentazione più sana e particolarmente ricca di tutti quei nutrienti scarsamente presenti nei prodotti offerti dalla grande distribuzione.
Dal punto di vista nutrizionale, infatti, oltre a rappresentare una fonte di fibre, le erbe spontanee sono un inestimabile integratore naturale di minerali, vitamine, antiossidanti. L’utilizzo delle piante spontanee rappresenta anche l’identità del territorio perché fanno da portavoce di usi e tradizioni locali per lo più tramandate oralmente che rischiano di scomparire insieme al loro uso. Nonostante il loro consumo offra quindi numerosi vantaggi sia dal punto di vista nutrizionale che di gusto, occorre prestare molta attenzione alla raccolta che deve essere necessariamente guidata da persone esperte. Alcune specie commestibili sono simili ad altre dall’effetto tossico e il loro incauto consumo può portare anche a gravi conseguenze. Un classico esempio è la mandragora, spesso confusa con la borragine, responsabile di nausea, alterazioni gastrointestinali, convulsioni e, nei casi più gravi, morte. In Sicilia, tra le erbe principalmente consumate ricordiamo:
Aglio angolare
Pianta erbacea che fiorisce da marzo a maggio. Il bulbo viene in genere usato nella preparazione di zuppe di verdura così come per aromatizzare pietanze a base di carne e di pesce. E’ ricco in allicina, principio attivo al quale vengono attribuite proprietà antipertensive, antiossidanti, antinfiammatorie e antidislipidemiche. Se ne sconsiglia l’eccessivo uso per coloro che fanno uso di anticoagulanti (tipo Cumadin) e soggetti che soffrono di patologie gastrointestinali.
Borragine
Pianta erbacea che fiorisce da gennaio ad aprile. In cucina si utilizzano sia le foglie che i teneri fusti per la preparazione di zuppe, risotti e frittate. Alla borragine si attribuiscono proprietà diuretiche, depuranti e disintossicanti. Se ne sconsiglia il consumo eccessivo, soprattutto sotto forma di tisane e decotti: la presenza di alcaloidi pirrolizidinici può avere un effetto potenzialmente tossico per il fegato.
Finocchio selvatico
Pianta erbacea che fiorisce da giugno ad agosto. E’ una delle piante particolarmente usate nella cucina siciliana dove infatti foglie e germogli rappresentano un elemento indispensabile per la preparazione di piatti della tradizione gastronomica come la pasta con le sarde. I semi trovano impiego nella preparazione della salsiccia, biscotti, liquori e tisane, queste ultime sconsigliate alle donne in stato di gravidanza. Svariate sono le proprietà: carminative, digestive, diuretiche, antispasmodiche, carminative, antifermentative. Al momento non è stata evidenziata l’esistenza di particolari effetti collaterali.
Porcellana comune
Pianta erbacea dalle caratteristiche foglie succulenti. Fiorisce fra giugno e ottobre. Le foglie e le parti più tenere vengono consumate crude per la preparazione di insalate oppure cotte come ingrediente di minestroni. E’ comprovata la sua azione diuretica, depurativa, antinfiammatoria e ipocolesterolemizzante. Se ne sconsiglia il consumo per i soggetti che soffrono di calcolosi renale proprio per l’abbondante presenza di ossalati.
Valentina Schirò
Biologa nutrizionista, specialista in Scienza dell’alimentazione e dottore di ricerca in Oncopatologia molecolare e cellulare. Dedita allo studio della nutrizione e dell’alimentazione non solo per l’aspetto salutistico, ma anche culturale e sociale. Nel 2015 ha svolto attività di ricercatore per l'Osservatorio Grana Padano per l'indagine sugli errori e lo stile di vita degli Italiani. Nel 2019, ha ricevuto il riconoscimento di Ambasciatore dell’Accademia di Gastronomia e Gastrosofia. Vanta la partecipazione a diversi progetti di ricerca ministeriali, relatrice per numerosi corsi e congressi e collabora con diversi siti web, riviste e radio.
Valentina Schirò
Biologa nutrizionista, specialista in Scienza dell’alimentazione e dottore di ricerca in Oncopatologia molecolare e cellulare. Dedita allo studio della nutrizione e dell’alimentazione non solo per l’aspetto salutistico, ma anche culturale e sociale. Nel 2015 ha svolto attività di ricercatore per l'Osservatorio Grana Padano per l'indagine sugli errori e lo stile di vita degli Italiani. Nel 2019, ha ricevuto il riconoscimento di Ambasciatore dell’Accademia di Gastronomia e Gastrosofia. Vanta la partecipazione a diversi progetti di ricerca ministeriali, relatrice per numerosi corsi e congressi e collabora con diversi siti web, riviste e radio.
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