L'intervista
Viralità e trasmissione della Bluetongue: strategie per proteggere ovini, caprini e bovini
di Gaetano Mineo
Vincenzo Caporale rappresenta una figura di spicco nel panorama della sanità veterinaria, con un focus particolare sulla Bluetongue, una malattia virale che ha un impatto significativo sul bestiame. La sua carriera è strettamente legata all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “Giuseppe Caporale” (IZSAM), dove ha ricoperto il ruolo di direttore, contribuendo a farne un laboratorio di riferimento riconosciuto a livello internazionale. Sotto la sua guida, l’IZSAM ha non solo ampliato le sue attività di ricerca e diagnosi, ma ha anche consolidato collaborazioni con importanti organizzazioni come la FAO e la WOAH.
La Bluetongue è una malattia molto discussa, ma per molti rimane ancora poco chiara.
“La Bluetongue è una malattia virale che colpisce principalmente gli ovini, ma può interessare anche caprini e, in rari casi, bovini. È causata da un virus appartenente al genere Orbivirus, che viene trasmesso principalmente tramite la puntura di insetti vettori, i culicoidi, che sono piccoli moscerini notturni. Pungendo un animale malato, acquisiscono il virus e possono poi trasmetterlo a un altro animale sano. Questo rende la malattia particolarmente legata alle condizioni ambientali, in particolare alla presenza di questi insetti vettori”.
Come possono gli allevatori riconoscere questa malattia nei loro animali?
“I sintomi della Bluetongue possono variare in base alla gravità della malattia e al tipo di animale infetto. Uno dei segni distintivi è l’ingrossamento della lingua, che può assumere una colorazione blu, da cui deriva il nome della malattia. Oltre alla lingua blu, ci possono essere lesioni ulcerative nella cavità orale, sulle mucose del musello e sulle zampe, che possono anche presentare gonfiore. Altri sintomi comuni sono la febbre, la difficoltà respiratoria, l’abbassamento della produzione di latte nelle vacche e la morte in casi gravi, soprattutto negli ovini”.
Cosa può fare un allevatore per ridurre il rischio di trasmissione?
“I culicoidi sono essenziali nella trasmissione del virus. Questi insetti sono attivi soprattutto al tramonto e all’alba, quando la temperatura è più fresca e l’umidità è più alta. La presenza di acque stagnanti, come stagni o pozze, favorisce la proliferazione dei culicoidi, che trovano un habitat ideale per riprodursi. Per ridurre il rischio di trasmissione, gli allevatori possono adottare diverse misure, come tenere gli animali al riparo nelle ore di punta per i vettori, utilizzare zanzariere o repellenti per gli insetti, e gestire le aree di stabulazione per limitare la presenza di acque stagnanti”.
Come viene diagnosticata, e quali test sono più utilizzati per rilevare il virus?
“Esistono diversi metodi per diagnosticare la Bluetongue, sia diretti che indiretti. I metodi diretti comprendono il rilevamento del virus stesso, tramite isolamento virale o tecniche molecolari come la PCR (reazione a catena della polimerasi), che permette di identificare il materiale genetico del virus nel sangue o nei tessuti infetti. I metodi indiretti, invece, si basano sulla rilevazione di anticorpi nel sangue degli animali, che sono prodotti dal sistema immunitario in risposta all’infezione. Il test ELISA (Enzyme-Linked Immunosorbent Assay) è uno dei più comuni in questo caso. Entrambi i metodi sono utili per confermare la diagnosi e, a seconda della fase dell’infezione, possono essere scelti diversi approcci diagnostici”.
La vaccinazione sembra essere una delle soluzioni più efficaci per prevenire questa malattia.
“La vaccinazione è sicuramente il principale strumento per prevenire questa malattia. Esistono vaccini che proteggono contro i principali sierotipi del virus, ma poiché il virus ha molte varianti (sierotipi), ogni vaccino è specifico per determinati sierotipi. In Europa, si utilizzano vaccini inattivati, che sono molto sicuri e efficaci nel prevenire la malattia. La vaccinazione è particolarmente importante perché, oltre a ridurre i tassi di mortalità, impedisce che gli animali diventino veicoli del virus per i vettori. La protezione vaccinale non è immediata e, generalmente, gli animali devono essere vaccinati almeno un mese prima dell’inizio della stagione dei culicoidi per ottenere una protezione ottimale”.
La vaccinazione ha qualche limite? Ad esempio, è possibile che un animale vaccinato sviluppi comunque la malattia?
“I vaccini attuali sono molto efficaci nel prevenire la malattia grave e la mortalità, ma non offrono una protezione totale contro l’infezione. In altri termini, un animale vaccinato può ancora essere infettato dal virus, ma in genere non svilupperà forme gravi della malattia. Inoltre, alcuni sierotipi del virus non sono sempre coperti da tutti i vaccini, quindi gli allevatori devono prestare attenzione al sierotipo prevalente nella loro regione e scegliere il vaccino appropriato. È importante anche notare che, sebbene il vaccino riduca il rischio di trasmissione, non elimina completamente la possibilità che il virus venga trasmesso dai vettori”.
Parlando di impatti economici, quanto costa la Bluetongue agli allevatori?
“L’impatto economico della Bluetongue può essere significativo. Non solo ci sono i costi diretti legati alla mortalità e alla riduzione della produzione di latte e carne, ma anche i costi indiretti legati alle restrizioni sul commercio degli animali infetti o sospetti. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a significative perdite economiche, in particolare durante le epidemie, quando intere zone sono state dichiarate a rischio, limitando la movimentazione degli animali. Questo ha un impatto sul mercato, dove la domanda di animali sani e vaccinati aumenta, mentre gli animali infetti o non vaccinati vengono venduti a prezzi inferiori. La restrizione delle fiere e degli eventi agricoli può anche ridurre significativamente il reddito per gli allevatori”.
Quali sono le sfide future per la gestione di questa malattia?
“La sfida principale è quella di migliorare la prevenzione e il controllo in modo sostenibile. In futuro, sarà fondamentale sviluppare vaccini sempre più efficaci contro un ampio spettro di sierotipi del virus. Inoltre, l’innovazione tecnologica, come l’utilizzo di droni o sensori per monitorare la diffusione dei culicoidi, potrebbe migliorare la nostra capacità di intervenire tempestivamente. La collaborazione tra agricoltori, ricercatori e autorità sanitarie sarà cruciale per affrontare la malattia in modo coordinato e prevenire ulteriori focolai. Gli allevatori devono rimanere informati e pronti a vaccinare i loro animali, adottare buone pratiche di gestione sanitaria e vigilare costantemente per limitare l’impatto di questa malattia”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?
Post a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.