Terrà

L'intervista
Tra i filari e le botti, la storia dell’enologa Ardagna: il vino come espressione di passione e innovazione

di Giacomo Alberto Manzo*

Carmela Ardagna, enologa siciliana, racconta il suo percorso tra tradizione e innovazione nel mondo del vino. Dalle radici contadine alla guida della Cantina Musita, la sua storia è un intreccio di passione, famiglia e dedizione alla terra. Ardagna incarna l’essenza dell’enologia moderna in un settore in continua evoluzione. La sua storia è un esempio di come la dedizione alla terra e alla famiglia possa portare a grandi traguardi, senza mai perdere di vista l’amore per il vino.

Qual è il suo background e come è arrivata a diventare enologa?

“Sono nata in una famiglia di origini contadine. Fin da bambina, ho vissuto a stretto contatto con la terra, trascorrendo le mie giornate in campagna con i miei genitori e nonni. La vendemmia, per me, era una festa: la raccolta dell’uva, le risate tra i filari, lo spirito di collaborazione. Questi momenti hanno lasciato un segno indelebile e hanno ispirato la mia decisione di studiare Viticoltura ed Enologia all’Università di Padova, nella sede di Conegliano Veneto. Una scelta condivisa da mio padre, anche lui enologo, che mi ha spinto a sognare in grande. Tra i nostri progetti c’era quello di costruire una cantina scavata in una collina, immersa nel verde. Un sogno che si è concretizzato nel 2004 con la nascita della Cantina Musita a Salemi, e nel 2011 abbiamo registrato le prime vendemmie. Il lavoro mi ha permesso di crescere professionalmente e di alimentare la mia passione ogni giorno, in un mondo che non dà mai nulla per scontato”.

Quali sono le sue principali responsabilità nel processo di produzione del vino?

Carmela Ardagna

“All’inizio della mia carriera, mi occupavo di tutto l’aspetto produttivo: dalle visite in campagna alla scelta delle uve, fino all’imbottigliamento. Con la crescita della mia famiglia, ho dovuto riorganizzare il mio lavoro, dedicandomi maggiormente alla parte documentale e burocratica. Oggi, con l’aiuto di un collega, mi occupo dei tagli dei vini, delle nuove produzioni e delle esigenze di mercato. Ultimamente, gran parte del mio tempo è dedicato alle certificazioni, al controllo biologico, alla tracciabilità e alla programmazione della produzione”.

Come sceglie le uve per la vinificazione?

“Le uve vengono selezionate in base alla loro destinazione. Consideriamo la zona di produzione, il tipo di suolo, l’altimetria e lo stato sanitario delle uve. Preferiamo terreni bianchi e calcarei per le varietà a bacca bianca, mentre per le uve a bacca rossa optiamo per terreni argillosi. La gestione del vigneto e le lavorazioni del terreno sono fondamentali per ottenere una buona maturazione, essenziale per la qualità del vino”.

Quali sono le sfide più comuni che incontra nel suo lavoro?

“Una delle sfide principali è rimanere aggiornata sulle normative comunitarie, sui disciplinari di produzione e sulle etichette. L’aggiornamento è cruciale per evitare errori o sanzioni. Un’altra sfida è la programmazione degli acquisti e della produzione. Ma la sfida più grande è conciliare il lavoro con la famiglia, essendo madre di due bambini. Fortunatamente, la nostra azienda è attenta al benessere familiare e ha spazi dedicati ai bambini”.

Quali sono le tendenze attuali nel mondo del vino?

“Sono molteplici e in continua evoluzione. Alcuni clienti richiedono nuove annate sempre più in anticipo, il che influisce sulla qualità e sulla shelf-life dei vini. I giovani sembrano preferire bevande alternative, come cocktail e birre artigianali, mentre cresce l’interesse per i vini a basso contenuto alcolico. Inoltre, c’è una riscoperta della vinificazione in anfora, che permette una micro-ossigenazione, esaltando il terroir”.

Come bilancia tradizione e innovazione nella produzione del vino?

“Il vino ha una storia millenaria, ma si è evoluto grazie alla ricerca scientifica e alle nuove tecnologie. Credo che l’innovazione, se ben utilizzata, possa aumentare la qualità dei vini, esaltandone la tipicità e il valore nutrizionale, senza perdere di vista la tradizione”.

Quali sono i suoi vini preferiti e perché?

“Amo tutti i vini, in particolare le riserve e quelli affinati in legno. Durante i miei studi, mi è stato detto che i vini siciliani non erano adatti a lunghi affinamenti, ma ho scoperto che non è vero. Amo i vini rossi come il Nero d’Avola e lo Syrah, e i bianchi come il Catarratto e lo Chardonnay”.

Come valuta la qualità di un vino?

“La valutazione passa attraverso un’analisi olfattiva-gustativa. Un vino bianco deve essere fresco e sapido, mentre un vino rosso deve essere amabile, vellutato e persistente. In ogni caso, il vino deve emozionare”.

Quali consigli darebbe a chi vuole diventare enologo?

“Serve passione, disciplina e resistenza fisica, specialmente durante la vendemmia. È importante avere una conoscenza completa degli aspetti agronomici, tecnici, legislativi e di marketing. Consiglio di fare esperienza in piccole cantine, viaggiare e sperimentare, senza tralasciare l’aggiornamento tecnico”.

Qual è stata la sua esperienza più memorabile nel mondo del vino?

“La mia prima esperienza fuori dall’Italia, in Cile, è stata indimenticabile. Ho messo in pratica i miei studi e ho accumulato un bagaglio di conoscenze professionali e umane, oltre ad aver ammirato paesaggi meravigliosi”.

*Enologo

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