L'intervista all'enotecnico
Marco Gumina: “Ecco come le api stanno rivoluzionando la viticoltura biologica”
di Giacomo Alberto Manzo*
Racconta come la passione per il vino sia nata in famiglia, tra i vigneti e le cantine dei nonni e del padre enologo. E oggi, Marco Gumina, fa l’enotecnico, dedicandosi alla cura delle viti, con attenzione alla sostenibilità e all’innovazione, come l’uso delle api per proteggere le uve. Sceglie le uve per la vinificazione combinando analisi tecniche e osservazione sul campo, con l’obiettivo di rispettare il territorio e ottenere vini di qualità.
Sostiene che tra le sfide principali da affrontare ci sono il cambiamento climatico e il bisogno di bilanciare tradizione e tecnologia, soprattutto nei vigneti dell’Etna, suo territorio. E per chi vuole diventare enotecnico, Gumina consiglia passione, studio e determinazione.
Come è diventato enotecnico?
“Il mio legame con il vino è nato con me. Provengo da una famiglia che da generazioni si dedica alla viticoltura e all’enologia, e i miei primi ricordi sono impregnati dell’aroma della terra e dell’uva appena raccolta. Da bambino trascorrevo pomeriggi con mio nonno Nino, che mi insegnava l’arte della potatura già a sei anni, e con mio nonno Marco, che mi portava in cantina a osservare le prime fasi della trasformazione dell’uva in vino, alimentando una curiosità senza fine.
Mio padre, enologo, ha contribuito a far crescere questa passione, coinvolgendomi nel suo lavoro tra vigneti e cantine e mostrandomi la dedizione e la creatività dietro ogni bottiglia. Per rendere questa passione una professione, ho frequentato l’Istituto Tecnico Agrario di Catania, specializzandomi come perito agrario ed enotecnico, per poi proseguire con studi in agraria, ampliando le mie competenze tecniche. Oggi, guardando indietro, riconosco che le radici della mia famiglia hanno tracciato il cammino che percorro con entusiasmo e impegno”.
Quali sono le sue principali responsabilità nel processo di produzione del vino?
“Il mio lavoro si concentra soprattutto nel vigneto, dove seguo ogni fase della cura della vite. Tra tutte, le operazioni che amo di più sono la potatura invernale e quella verde, momenti chiave che considero strettamente collegati. Mi impegno a promuovere un’agricoltura biologica e sostenibile, che rispetti l’ambiente e favorisca un ecosistema armonioso.
Tra le pratiche innovative, sto sperimentando l’uso delle api, che non solo promuovono la biodiversità, ma aiutano a mantenere gli acini asciutti in situazioni critiche, come dopo una grandinata o danni provocati da uccelli e insetti. Questo approccio mi permette di portare in cantina uve più sane, preservandone la qualità e il potenziale enologico”.
Come sceglie le uve per la vinificazione?
“La selezione delle uve è un momento fondamentale che richiede esperienza, osservazione e sensibilità. Insieme a mio padre, monitoriamo la salute delle piante e dei grappoli, analizzando parametri come maturazione zuccherina, acidità e sanità. Ma non ci affidiamo solo ai dati tecnici: assaggiamo direttamente gli acini per capire il loro potenziale.
Consideriamo anche le caratteristiche di ogni vigneto – esposizione, altitudine, microclima e tipo di terreno – perché ogni dettaglio incide sul vino finale. Inoltre, scegliamo le uve in base al tipo di vino che vogliamo ottenere: fresco e fragrante o più strutturato e complesso”.
Quali sono le sfide più comuni che incontra nel suo lavoro?
“La sfida principale è senza dubbio il cambiamento climatico, che rende ogni stagione sempre meno prevedibile. Piogge improvvise, siccità prolungate o eventi estremi come grandinate mettono alla prova la vite e le tecniche di coltivazione tradizionali. Questo richiede monitoraggio costante e capacità di prendere decisioni rapide per proteggere il raccolto.
Un’altra sfida è conciliare qualità e sostenibilità, adottando pratiche biologiche che riducano l’uso di interventi chimici senza compromettere il raccolto. Questo approccio richiede più impegno e una gestione attenta, ma credo sia fondamentale per garantire un futuro al settore”.
Le tendenze attuali nel mondo del vino?
“Oggi c’è una crescente richiesta di vini biologici, biodinamici e naturali. I consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale e cercano prodotti che rispettino il territorio. Un’altra tendenza è l’interesse per i vini autoctoni e territoriali, che esprimono le peculiarità di una specifica zona. Inoltre, c’è un’attenzione crescente verso vini a basso contenuto alcolico e spumanti, apprezzati per la loro freschezza, soprattutto dai giovani”.
Come bilancia tradizione e innovazione nella produzione del vino?
“Il vigneto etneo è un luogo dove tradizione e natura si intrecciano. L’alberello, metodo di allevamento secolare, è un simbolo della cultura locale e si adatta perfettamente alle condizioni dell’Etna. Tuttavia, la sfida è integrare tecniche moderne senza compromettere la qualità del vino.
Ad esempio, stiamo introducendo droni per l’agricoltura di precisione e macchine compatte che rispettano le caratteristiche del territorio, trovando un equilibrio tra l’antico sapere e le innovazioni tecnologiche”.
I suoi vini preferiti?
“Tra i rossi, il Barolo è il mio preferito per la sua struttura e profondità. Per i bianchi, adoro i vini etnei, freschi e longevi, che riflettono l’unicità del territorio. In ogni caso, lo champagne resta il mio riferimento per le bollicine, anche se gli spumanti dell’Etna stanno mostrando risultati sempre più interessanti”.
Come valuta la qualità di un vino?
“Per me, la qualità di un vino è legata alla sua capacità di rappresentare il territorio da cui proviene. Un grande vino deve essere riconoscibile e trasmettere le caratteristiche uniche della sua origine”.
Qualche consiglio daresti a chi vuole fare l’enotecnico?
“È una strada affascinante ma impegnativa, che richiede passione, determinazione e una voglia continua di imparare. Se c’è una cosa che consiglio, è di nutrire questa passione fin da subito, studiando sia in aula che sul campo, senza scoraggiarsi di fronte alle difficoltà. Solo con impegno e costanza si può fare la differenza in un settore competitivo e in continua evoluzione”.
La sua esperienza più memorabile nel mondo del vino?
“Viaggiare nelle zone vitivinicole più prestigiose è sempre emozionante, ma la mia esperienza più significativa è legata al mio territorio: produrre vino sull’Etna. Non serve andare lontano per vivere momenti indimenticabili, e per me, ogni vendemmia è un’esperienza unica”.
*Enologo
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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